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La Principessa e la Misteriosa Creatura (part one)

LothairKeist

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Jun 11, 2003
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Ciao A tutti! E' la prima storia che pubblico, tratta da una conosciuta che o trovato in inglese!
Spero piaccia e mi aiuti a conoscere un sacco di amici/che che come me hanno questa passione hihihih
:imouttahe:imouttahe











PARTE 1- Il Signore della Foresta


Una volta, quando il mondo era ancora giovane, in una valle era stato edificato un grande e giusto regno.
Ma il Re era ormai vecchio ed egli non ha avuto alcun erede maschio che potesse portere avanti le redini del suo regno.
Egli, però, aveva avuto una figlia: bella come un’alba di primavera, con capelli lunghi e dorati e dotata di un portamento nobile.
Non essendoci altri pretendenti al trono, e vista la vecchiaia del re suo padre, era stata educata nell’arte del governare e le era stato insegnato l'uso della spada; brava cavallerizza, adorava il suo cavallo come un fratello.
Con il passare del tempo, la principessa aveva superato i suoi maestri ed era stata nominata Campionessa del Regno.
Ma un giorno Aurora (questo il bellissimo nome della futura regina) si arrabbiò perché, nel regno di suo padre, non c'era alcun grande atto da compiere: non c'era alcun drago da sfidare, nessun ladro malvagio da reprimere, nessun regno rivale da conquistare.
Tutto era pacifico e silenzioso.
Era convinta che le sue grandi capacità sarebbero andate sprecate lì e si decise di partire alla ricerca di nuove avventure; e così, un giorno, preparò le sue cose e andò da suo padre dicendogli: “Padre, sapete che sono il cavaliere più abile che questo regno abbia mai avuto... ho bisogno di una sfida adatta alle mie capacità!”.
Suo padre la guardò con tristezza.
“Sì, figlia mia, sei più abile anche dei miei cavalieri più grandi, ma non puoi lasciare il tuo paese, hai delle responsabilità!”
“Avete ragione padre, ma se voglio essere sicura di poter diventare una buona regina devo mettermi alla prova con nuovi avversari e affrontare i misteri del mondo esterno!”.
“Le tue parole sono degne d’ammirazione”, rispose il vecchio re, “ma cosa accadrebbe se tu dovessi morire? Chi occuperebbe il mio posto?”.
“Non temete padre, tornerò sana e salva! Sono o non sono la Campionessa di questo regno!”.
Il re sospirò nuovamente e scosse la testa, “Molto bene, la mia bambina è cresciuta e ha imparato a badare a se stessa, prendendo le sue decisioni… vai dunque e rendimi fiero di te!”.
“Grazie padre!”, rispose la ragazza.
Prendendo congedo dal re, Aurora lasciò il castello e partì sul suo cavallo bianco verso i confini del regno.


La principessa presto si trovò in una terra poco conosciuta.
I pericoli erano molti ma lei li aveva vinti tutti: un clan di ladri aveva cercato di derubarla, ma lei li aveva sconfitti, delle creature feroci l’avevano minacciata, ma lei le aveva respinte con facilità, un signore di una terra selvaggia aveva tentato di rapirla e sacrificarla al suo dio blasfemo, ma lei è riuscita a sfuggirgli.


E così lei cavalcò a lungo, fin nelle lande misteriose oltre il Great Waterfall, il limite delle terre note agli uomini, dove si erano avventurati in pochi.
Ed è qui che un giorno si imbatté in un maestoso cavaliere che sedeva, con a fianco la sua pesante armatura, sul ciglio di una strada in pietra che si biforcava in una fitta foresta.
Quando lui la vide raccolse la sua spada e si mise in piedi al centro della via.
Lei lo guardò e gli gridò: “Salve a te cavaliere! Non so che tu sia o cosa tu voglia, ma devo proseguire per la mia strada e tu mi stai bloccando! Lasciami passare o battiti in duello!”.
Ma l’altro non rispose.
Aurora divenne impaziente e pronunciò nuovamente le stesse parole.
Ancora, non ci fu alcuna risposta.
Non avendo risposta, la ragazza, spronò il cavallo e decise di passargli accanto.
Improvvisamente, il cavaliere si voltò verso la ragazza che si stava addentrando nella foresta e le disse che lui era il guardiano e che doveva fermarsi; lei si voltò e brandì la spada.
“Sono il guardiano di questo posto”, ripeté il guerriero nella sua voce incavata, “ma non sfido quelli che passano. Potete passare, ma voi dovete scegliere prima quale percorso seguirete”.
La principessa rinfoderò l’arma e chiese al cavaliere cosa l’avrebbe attesa tra gli alberi.
Lui rispose chiedendogli cosa stesse cercando.
“Cerco la sfida!”.
Per un momento il cavaliere rifletté, quindi, lentamente, egli alzò una mano e la diresse verso il percorso destro poi il sinistro.
“Voltando a destra giungerai al cartello di un cavaliere oscuro, il più forte e il più ricco di questa regione, la sua abilità è tale da essere invincibili, mentre voltando a sinistra entrerai nella tana di una mostruosa creatura dei tempi antichi, ma credo che, per una ragazzina come te, sia una avversario impossibile da eliminare”.
“Così…”, ribatté con interesse Aurora, “ una fanciulla come me sarebbe sicuramente uccisa da questa fantomatica creatura?”.
“No!”, rispose il suo interlocutore, “la creatura non uccide le ragazze, né le ferisce, vuole solo piegarle al suo volere!”.
L’incertezza bruciava nel cuore della principessa: una gloriosa sfida con un forte cavaliere o l’uccisione di una misteriosa bestia dei tempi antichi?
Scelse a sinistra!
“Sconfiggerò la bestia selvaggia!”
“Non ci riuscirete”.
“Dubitate del mio valore dunque?”
“Nessuna donna può sconfiggere La Creatura, qualunque arma lei possegga!”.
“Dunque solo un uomo potrebbe riuscirvi… è questo che intendete?”.
“la creatura non assalirebbe mai un cavaliere e questi non avrebbe alcun motivo per ucciderla. Scegliete bene la vostra via poiché l’altra vi sarà vietata per sempre!”.
“Ho deciso! Affronterò la creatura e la sconfiggerò!”.
“Andate quindi, e chissà che non proviate piacere nella sconfitta”.
“cosa intendete dire cavaliere?”.
“il trionfo della creature forse potrà darvi più soddisfazioni che un bagno di sangue o una testa mozzata”.
“Il trionfo della creatura non mi darebbe alcuna allegria”, lei rispose freddamente.
“Fallirete e la creatura farà il suo piacere, ma forse il suo piacere può essere il vostro piacere e potrà cambiarvi per sempre”.
La ragazza era piena d’ira e corse nella foresta a caccia della creatura, la cui testa avrebbe riportato al cavaliere per dimostrargli il suo grave errore di valutazione!
Il cavaliere immobile.

Aurora cavalcò a passo rapido giù per il percorso a sinistra, attraverso un corridoio luminoso e piacevole d’alberi verdi; i suoi occhi scrutavano la boscaglia alla ricerca del suo nemico ma per molti minuti non vide nulla.
Ad un tratto vide una sagoma in lontananza e spronò il suo cavallo alla carica.
Non provava alcuna paura solo, fredda determinazione.
La sua spada era pronta.
La vista che ebbe della creatura non era nulla di quello che si aspettava: si aspettava un’idra, un drago, una chimera, invece era completamente diversa.
L'oggetto davanti a lei ha somigliava ad una pianta più che un animale, ma era differente rispetto qualsiasi vegetale che avesse mai visto nei suoi lunghi viaggi: al centro della massa vegetale, c’era una colonna nodosa tozza e grigia, ramificata all'inizio, come il tronco di un albero morto.
Non aveva alcun occhio o bocca che poteva essere vista, ma aveva ramificato da lui, lungo la terra in tutte le direzioni, una miriade di lunghi viticci, grigi come il corpo e simili a sottili tentacoli.
Era fermo, completamente immobile come fosse un albero.
Aurora notò che uno dei viticci era vicino e uno zoccolo del suo cavallo così, si avvicinò per capire di che avversario si potesse trattare.
Improvvisamente, il viticcio più vicino si alzò da terra e iniziò ad ondeggiare attraverso l'aria come se esaminasse.
“alcuni si avvicinarono ai suoi piedi ma erano ancora troppo lontani.
Dopo un momento, i viticci hanno cessato di ondeggiare a terra e sollevatisi, la stavano affrontando simili a serpenti minacciosi.
Lei non ha più dubitato che questa fosse la creatura di cui il cavaliere le aveva parlato.
Per la prima volta, ha avuto paura: la creatura era così differente da qualsiasi cosa che lei avesse mai visto o sentito raccontare che non aveva idea su come comportarsi per difendersi.
I viticci che ondeggiavano erano simili ad un incubo che l’aveva spaventata quando era piccola e il grigio, un colore senza vita ha adornato bene l’atmosfera irreale.
Con così tanti bracci, come potrebbe potuto combatterli?
Poteva tornare indietro, avrebbe potuto dire al cavaliere che non aveva trovato nessuna creatura, così il suo onore sarebbe stato salvo.
Ma lei sapeva….
Come poteva essere, lei, così codarda, dopo tutti i pericoli che aveva affrontato e aveva vinto?
Mentre rifletteva sul da farsi, la creatura, a sorpresa, parlò!
“Saluti, principessa!”, esso disse con una profonda voce al pari di un brontolio che sembrava salire dalla terra tutto intorno a lei.
Fu necessario tutto il suo coraggio per non gridare, poi con un filo di voce salutò la creatura ed estrasse la spada a difesa.
Ci fu una pausa momentanea, come se la creatura stesse annusando l'aria, o la stesse osservando con occhi nascosti; “Giovane e bella”, disse la creatura, “Un bocconcino delicato... siete coraggiosa, vedo, ma voi non potete prevalere qui con la vostra spada! Ti avverto ragazzina… se ti avvicini alla mia portata, ti avrò e non ti libererò fino a quando non avrò finito il mio gioco!”.
Il vanto della creatura rese furente la ragazza e l’aiutò a mascherare la sua paura.
“Non parlare di giochi creatura, vengo per combattere!”.
“Io non combatto”, controbatté la creatura, con un aria di divertimento nella sua voce, “gioco, e mi divertirò con voi, se non ve ne andate questo istante! Oppure venire da me ora, e vi mostrerò come mi diverto con le ragazze graziose come voi!”.
La sua voce si fece pungente: “Non avrete mica paura dei miei giochi?”.
Colta dall’ira la ragazza scese da cavallo e si scagliò contro i viticci brandendo la sua spada e vibrando numerosi fendenti, che però andavano a vuoto poiché la creatura era estremamente veloce.
Era sicura di vincere.
Lei era armata con un’ottima spada e stava affrontando tentacoli sottili, ma più tempo trascorreva più provava un senso d’inquietudine.
Con un abile colpi laterale riuscì a tagliare alcuni dei viticci che la circondavano, allora la creatura gridò e decise di porre fine allo scontro: veloci come una frusta dei viticci le afferrarono le caviglie mentre altri puntarono alla sua spada e ai polsi.
Con uno strattone improvviso, il mostro la fece cadere a terra e la immobilizzò con altri viticci che uscirono dal suolo.
La l’invincibile principessa era stata intrappolata!
Aurora era spaventata e incredula di fronte ad una tale palese sconfitta, vedeva il suo futuro incerto e con un ultimo sforzo tentò di liberarsi dalla stretta del mostro, ma il suo tentativo fu vano.
I viticci la afferrarono per le braccia, la cintura e le spalle, bloccandola definitivamente, alzandole poi le braccia sopra la testa.
“Molto bene, creatura…”, commentò la ragazza tentando di apparire coraggiosa anche in quella situazione ormai disperata, “mi hai sconfitto, uccidimi pure… non merito altro per la mia inettitudine!”.
“Non uccido mai, bambina”, disse rimproverandola il mostro, “e voi non siete né un’inetta né una codarda, ma, dato che sei stata tu che mi hai sfidato, non puoi dire che non ti avevo avvertito! E ora avrò modo di divertirmi molto con te… rilassarti e accetta quello che avresti potuto evitare se te ne fosti andata”.
La povera ed indifesa ragazza non aveva alcuna idea su che cosa la creatura avesse voluto dire, ma i viticci tutto intorno lei avevano iniziato a spostarsi ed agitarsi freneticamente.
Il respiro della ragazza era diventato rapido e il suo cuore palpitava.
I suoi occhi non erano più in grado di mascherare la paura.
Aurora parlò improvvisamente, chiedendo al mostro che la risparmiasse e che non la divorasse.
Il mostro rise di soppiatto dolcemente, ma non sgarbatamente, “Trattieni la tua fantasia, bambina, io non divoro… gioco!”.
La principessa emise un grido, sentendo che due tentacoli si erano aperto un varco fra le cerniere della sua armatura e si stavano movendo sotto la sua canottiera di lino, sforandole la pelle nuda; non riusciva a capire dove volesse arrivare quella spregevole creatura e fu presa da panico.
Ad un tratto, essi si fermarono in corrispondenza delle sue ascelle e iniziarono ad accarezzarla delicatamente.
Aurora sorrise e rise, appena per un momento; quindi rise nuovamente, e poi ancora.
Le stava facendo il solletico!
“Che cosa fa-ahhahaha!”, chiese con stupore, combattendo il desiderio di ridere che provava dentro di se.
“Avete dimenticato di dire 'te'!”, aggiunse il mostro.
La ragazza poté sentire i viticci accarezzare delicatamente i punti sensibili sotto le sue braccia; emise un piccolo strillo, poi una risata, che la mandò in collera e la imbarazzò al tempo stesso.
La creatura voleva realmente farle il solletico?
Non era possibile!
Lei lottò inutilmente, riuscendo solo a smuovere il suo elmo, che si sfilarono liberando i suoi lunghi capelli dorati.
La punta arrotondata e liscia dei viticci si muoveva lentamente sulle sensibili ascelle facendola fremere; disegnavano delle fitte spirali che raggiungevano il centro peciso della stessa e si muovevano in ogni punto alla ricerca dei zone più invitanti, per farla ridere maggiormente…
La ragazza, tra una risata e l’altra, cominciò a sentirsi il respiro pesante e si accorse che con altri tentacoli la creatura le stava slacciando le cinghie e le finiture dell’armatura, denudandola: alla fine rimase con in dosso solo la canottiera di lino e le mutandine di pizzo bianche.
Nuda ed indifesa, Aurora accettò finalmente l’idea che lo scopo reale di quella creatura era di solleticarla; dopo centinaia di nemici sconfitti, essere catturati da un tale mostro era terribilmente umiliante!
La pianta osservò la ragazza per qualche secondo.
Nuovi tentacoli vegetali andarono a punzecchiare i fianchi di lei facendola fremere, quindi la solleticarono più a fondo aiutati da molti altri che si muovevano lungo i fianchi, dalle costole fino ai glutei, su e giù con movimenti calcolati e terribilmente insopportabili per la pelle morbida di Aurora. Accarezzavano sapientemente ogni costola, esposta e vulnerabile, giocando poi a picchiettare fra ogni spazzio.
“Ahhahahahahahahaha Oh.. no! ahahahahahahahahahahaha”, gridò lei, “non puoi f-ahhahahahahahahaha-rmi questo! Ahhahahahahahahahahahahahahahahaha Non posso sopportarlo! Ahhahahaheahahahahahahahahaha favor-heeheeheeheeheeheeheeheehee, ti supplico…ahhahahahahahahahahahahahahaha FERMATI!!”.
Era impaurita, colpita nell’orgoglio: era una situazione troppo assurda ed imbarazzante.
Ma lei non poteva evitare di ridere, quel solletico era irresistibile.
L'idea di un solleticare terribile la spaventava a morte, ma dopotutto era sempre meglio che venire uccisa...
Le sue risate aumentarono sempre di più e col passare del tempo cominciò ad avvertire una sensazione nuova, piacevole, che non aveva mai provato prima: la scoperta che l’essere solleticata la rendesse estremamente di buon umore non aveva attraversato nemmeno la sua mente.
Quel pensiero era troppo inatteso ancora per essere registrato.
Il mostro la osservava in silenzio e aggiunse altri viticci che andarono a solleticare le sue ascelle.
Altri due andarono a stuzzicare le nude piante dei suoi piedi.
La principessa emise un secondo grido e iniziò a ridere più rapidamente e con più intensità.
Tra una risata e l’altra la principessa gridò alla cosa: “Ahhahahahahahahahahaha Ti prego… ahhahahahahahahahahahahahahahahaha F-heeheeheeheehee-rm-ahhahahaha-ti! Ahhahahahahahahahahahahahahahahahahahaha NON SOPPORTO il SOLLETICO!!! Ahhahahahahahahahahahahahahaha non così… ahhahahahahaha non r-heehee-sisto ahhahaha TI PREGO… ahhahahahahahahahahahahahahahahahahahaha BASTA!!! Ahhahahahahahahahahahahahahahahahahahahaha”.
Ma quell'ammissione non era il modo migliore per tentare di fermare il mostro.
Come risposta, un altro tentacolo le ha sollevato la canottiera mentre un altro ha iniziato a solleticare il suo ventre, puntando all’ombelico.
“Sono il Tickle Beast del Glade, principessa! Sono l’incubo di damigelle giovani e carine! Nessuna ragazza graziosa può attraversare il mio percorso senza ridere e disperarsi! Regina, guerriero o ragazza campagnola che sia, e voi siete molto graziosa! Che siate una bambina, una serva o una moglie, io vi solleticherò! Vi ho catturata perché voi mi avete sfidato invadendo la mia casa e ora voi mi dovete pagare il vostro riscatto e la mia ricompensa!".
“Nessuna besti-ahhahahahahahahahahahaha può farlo! Ahhahahahahahahahahaha”, ribatté lei piangendo dal troppo ridere, “solletic-ahhahahahahahahahahahahahahahaha-re è heeheeheeheeheeheeheeheeheehee contro le regol-heeheeheeheeheeheeheeheehee! Ahhahahahahahahahahahahahahaha”.
“Quali regole sono queste?”, la creatura chiese evidentemente divertita.
“Ahhahahahaha Le regole de-heeheeheehee-l comb-ahhahahahahahaha-ttim-heeheehee-to! Ahhahahahahahahahaha”, prima che potesse finire al frase, altri morbidi tentacoli iniziarono a solleticarla in più posti facendola impazzire: sul ventre, lungo le costole e dietro le ginocchia.
“Io non combatto, bambina… io SOLLETICO! Qui vigono altre regole: le MIE regole! Ti ho catturato, ed ora posso fare di te quello che voglio!”.
“Lascia-ahhahaha-mi andare-ahhahahahahahahahahahaha!”, lo supplicò Aurora fra una rasata e l’altra.
“Ti lascerò andar via, ma solo quando abbiamo finito di giocare”.
“No-ahhahahahaha! Sono una guerrier-ahhahahahahahaha! Non puoi solletic-ahhahahaha-rmi ahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahahahahaha! È sleale ahhahahahahahahahahahahahahaha! No…no ahhahahahahahahahahahahaha, fe-heeeheehee-rmati! Ahhahahahahahahahahahahahahaha. È un ordine-heeheeheeheehee! Ahhahahahahahahahahahahahahahahahahaha”.
La creatura non si preoccupava di ascoltarla, ma continuava imperterrita nei suoi giochi, accarezzandola senza sosta.
“Mi piace essere sleale,”, il mostro dichiarò fermamente, “sei proprio una ragazza graziosa, e tutte le ragazze graziose dovrebbero essere solleticate, specialmente qui!”.
E la creatura cominciò a solleticare le dita dei piedi di lei, che si dimenavano come impazzite; la principessa perse qualunque barlume da autocontrollo, cadendo in un isterismo assoluto.
“Basta ahhahahahahahahahahahaha ti prego ahhahahahahahahahahahahahahahahahaha basta! Ahhahahahahahahahahahahahahahahaha Non sui pie-heeheeheeheehee-di! ahhahahahahahahaha”, gridò, “non li! Ahhahahahahahahahahahahahahahahahahaha”.
“Solletico, solletico, solletico! Lo soffri eh?”, la creatura gridò in risposta, mentre il suo attacco continuava, "ghiri, ghiri, ghiri”.
Per alcuni minuti, il solletico non era diminuito neanche un po’: Aurora non riusciva a pensare a nulla oltre a quelle terribili sensazioni, non aveva mai provato nulla di simile ed era sicura di non resistere ancora per molto.
Come meglio poté, emise grida di protesta: solleticare era contro le regole di guerra, lei era un guerriero, non una bambina (era tutto così poco dignitoso!).
Arrivata al limite, mentre le lacrime e il sudore le inumidivano il viso e il corpo, si cominciò a chiedere se quella sensazione non le causasse anche piacere, perché lei si è sentita stranamente felice, si è sentita come se il suo intero corpo fosse stato riempito di luce intensa.
Il tentacoli solleticanti si erano ora spostati dai suoi piedi alle sue gambe, accarezzandole e provocando nella ragazza, brividi e scosse.
“Ahhahahahahahahahaha smettil-ahhahahaha-a! ba-ahhahahahahahaha bast-ahhaha-a. Ahhahahahahahahahahahahahahaha”.
La creatura allora disse: “Rispondimi sinceramente, fanciulla… desideri che io prosegua o vuoi essere liberata dai miei viticci? Se lo vuoi, ti lascerò andare!”.
La domanda dovette attendere una risposta poiché Aurora era indecisa sul datarsi poiché, solo ora che ne era sottoposta, si rendeva conto che l’essere solleticata gli piaceva molto… naturalmente, avrebbe voluto essere liberata ma non ora… non ancora.
Protestare e argomentare era piacevole, lo apprezzava; in fondo era un gioco, cosa c’era di male?
Solo un gioco.
Uno scherzo.
Lei e il mostro giocavano e si divertivano.
Era una cosa che non accadeva da tanti anni, da quando aveva iniziato ad allenarsi nelle arti della guerra; ora giocava e si divertiva: era felice!
“Io…", disse in fine, “non saprei...”.
Lei non era sicura di quanto avrebbe potuto ancora resistere, ma non era pronta a fermarsi.
Forse, l’orgoglio non era poi così importante come quanto lei avesse mai pensato.
Il suo sorriso è divenne più sincero.
La domanda della creatura risuonava nella sua mente.
“Voglio... voglio…”, “… …”, lei balbettò con un filo di voce, approfittando di una pausa che la creatura le aveva lasciato per riflettere, “Che CONTINUI! È DIVERTENTE !!”, gridò improvvisamente a pieni polmoni, mostrando al mostro un dolce sorriso che sembrava quello di una bambina felice; lei aveva scelto, nel profondo del suo cuore, di continuare quel gioco divertente.
La creatura rise di cuore e disse con fare amichevole: “Dimmi ragazza, sei sensibile... qui?”.
Senza lasciarselo ripetere due volte, i più morbidi e piccoli viticci incominciarono a solleticare le dita dei piedi e la sua gola.
Lei non lo avrebbe mai ritenuto possibile, ma la sua risata sembrava doppia rispetto a prima, ora non era più una tortura ma un divertimento!.
“Si! Ahhahahahahahahahahaha li… ahhahahaha non posso re-resister-heeheeheehee. Ahhahahahahahahahahahahaha”, commentò, prima di scoppiare a ridere.
Passò ancora del tempo, e questa volta Aurora non supplicò più il mostro affinché la liberasse; anche dal canto suo, il mostro non rideva più beffardamente ma allegramente.
La loro risata si univa nell'aria soleggiata e fresca.
Aurora non si era mai resa conto realmente di quanto era sensibile al solletico: nessuno la solleticava da quando era una bambina molto piccola, poiché sua madre era morta e non aveva mai avuto coetanei per giocare.
Nessuno l’aveva mai accarezzata così… nessuno si era mai divertito con lei, non come quella creatura della foresta stava facendo: per la ragazza era affascinate considerarsi come una vittima indifesa da solleticare.
Il mostro aveva rallentato il ritmo, in maniera tale da permetterle di recuperare fiato; la solleticava ora solo nei punti che aveva indovinato fossero i suoi favoriti: sotto le braccia, sui piedi, e il ventre attorno all’ombelico.
Ma lei era molto sensibile anche sulle sue costole, e anche il solletico sulle braccia e dietro le ginocchia era sufficiente per condurla alle risate più sfrenate.
Accortosi che il solleticare diventava troppo intenso, il mostro rallentò la velocità e lasciò alla ragazza del tempo per recuperare aria e farsi passare il respiro affannoso; in questo lasso di tempo si limitò a stuzzicarle i fianchi e i piedi utilizzando delle lunghe ed affusolate foglie come fossero state piume.
Appena Aurora si riprese, il mostro la sollevò da terra e la voltò, sdraiandola a pancia sotto.
Prima che lei se ne potesse rendere conto, il solletico riprese come e più di prima facendola ripiombare nell’isteria: i viticci si muovevano freneticamente, disegnando cerchi e onde sulla sua pelle delicata e molto sensibile.
La creatura scostò i lunghi capelli della ragazza e iniziò a solleticarle il collo, per poi tornare ai piedi, mentre altri le accarezzavano un po’ ovunque.
La creatura continuò nel suo intento per quasi un'ora, molto abile a tenere la sua vittima indifesa sempre appena al disotto di un'intensità di solletico che non sarebbe riuscita a sopportare.
Ma infine, lei arrivò al limite, accortosene, il mostro la liberò dal suo abbraccio.
La ragazza era sdraiata al suolo sopra un morbido materasso di erba verde, in uno stato di semi incoscienza, ansimante e sfinita; tra un respiro e l’altro, emetteva ancora qualche risata, ma presto smise.
“Bene…”, disse il mostro, “il nostro gioco è finito. Vuoi ancora uccidermi? Fallo se lo ritieni necessario, hai il mio assenso! E non preoccuparti, non ti farò altro solletico”.
Lei scosse la testa con gesto di negazione, seguito da uno scoppio di risatine, come se espirasse le risate residue rimaste intrappolata nel suo corpo, poi si addormentò.


Dovettero passare quasi tre ore prima che Aurora si svegliasse e fosse abbastanza raccolta per stare in piedi; inoltre, lei era felice di giacere là, ridacchiando delicatamente, nella culla morbida preparata della creatura, sentendo il gioco dei caldi raggi di sole sulla sua pelle e sui suoi piedi nudi.
Infine, si è seduta e ha iniziato a guardarsi intorno per recuperare i suoi vestiti e la sua armatura..
La creatura l’aveva gentilmente recuperata e appoggiata accanto mentre dormiva.
Anche il suo cavallo, che era fuggito, spaventato dalle grida della creatura, era ritornato e si avvicino alla sua padrona leccandole il viso due volte in segno di saluto.
“Grazie!”, disse la principessa al mostro, “ho apprezzato quello che hai fatto per me! Mi sento felice”.
“La vittoria non ti ha sorriso questa volta principessa, credo di aver vinto”, disse solennemente la creatura.
Lei ha sorriso, “Ho capito che non è possibile vincere sempre, ma un giorno chissà!?”.
“Prendete un regalo di addio!”, la creatura offrì uno dei suoi tentacoli alla ragazza offrendole qualcosa, all’apparenza simile ad un uovo o, più propriamente ad un bulbo di una pianta; lei allungò la sua mano colta da curiosità e prese quel piccolo involucro grigiastro, allora, dubbiosa, guardò la creatura come in attesa di una spiegazione.
“Un seme!”, disse la creatura, “mettetelo in una valle soleggiata vicino al vostro castello e vi renderete presto conto che crescerà rapidamente diventando come me, ma solo se lo visiterete spesso: appassirà se sarà privato di ragazze giuste da solleticare!”.
Aurora guardò l'uovo in una miscela di trepidazione e piacere.
Essere solleticata come le era appena accaduto ogni volta che avesse voluto... sarebbe stato fantastico, e sapeva che lo avrebbe visitato spesso.
“Grazie”, disse semplicemente.
“Condividere questo regalo", aggiunse il mostro, “e vi ripagherà più volte. Portagli le vostre amiche, le vostre damigelle di compagnia, qualunque ragazza che ami il solletico! Più giovani e belle ragazze potrà solleticare e più crescerà forte ed intelligente! Mi raccomando, assicuratevi di portare le vostre figlie, ne sarà molto felice! Sapete, lui vivrà moltissimi anni…".
Aurora arrossì all’idea di sposarsi e per coprire il suo rossore si voltò e ripose delicatamente il seme nella bisaccia.
Per divertirsi ancora un po’, mentre la ragazza era voltata, la creatura mosse i suoi tentacoli e afferrò la ragazza immobilizzandola, allora la sollevò da terra, e le disse: “Ora ti faccio il solletico! Sei pronta?”.
Lei tentò debolmente di divincolarsi e gli chiese (con poca convinzione) di lasciarla andare.
I viticci ricominciarono il loro lavoro puntando i suoi piedi e i fianchi; poi, dopo qualche istante, si fermarono e il mostro la liberò.
Aurora si sdraiò a terra ridendo, poi guardò la creatura e gli disse in tono provocante: “Ti piace torturare i miei piedini indifesi vero?!”, poi sorrise e agitò i piedi nudi verso la creatura in atteggiamento di sfida.
Ovviamente sapeva che stava tentando il fato esponendo il suo piede nudo così in flagrante!
Se il mostro l’avesse solleticata però, non le sarebbe dispiaciuto…
La creatura ha nuovamente allungato i suoi viticci più delicati verso la ragazza ed il gioco e ripreso nuovamente, per la felicità di entrambi; trascorsa una buona mezzora, le risate cessarono.


Qualche tempo più tardi quando la principessa uscì dalla foresta per il sentiero da cui era entrata; l’armatura e le armi erano legate dietro di lei, alla sella, e indosso aveva solo una camicetta e dei pantaloncini.
Canticchiava un’allegra melodia che aveva sentito una volta da menestrello ed aveva una corona di margherite intrecciata nei capelli dorati.
Era evidentemente di buon umore e sorrideva felice
Passò nuovamente affianco al cavaliere che aveva incontrato in precedenza, ma questa volta lo salutò allegramente agitando un braccio mentre si allontanava.
“Curalo con affetto, mi raccomando!”, gridò il cavaliere in risposta.
C'era un suggerimento inequivocabile nelle sue parole, segno che sapeva cosa probabilmente era accaduto, ma Aurora non se ne badò affatto.
Lei si sentiva veramente bene (anche se ancora un po’ intontita…).
Si voltò un attimo e osservò incuriosita in cavaliere che la fissava sorridendo, allora comprese le sue parole e gli disse: “Grazie per avermi suggerito di non affrontare la creatura, non ci sarei mai andata se non fosse stato per te!”.
“E avete vinto?”.
“Purtroppo ho perso, specialmente per i piedi”, allora allungo una gamba verso il cavaliere per mostrargli il suo piedino nudo ed indifeso, “ti piacerebbe solleticarlo?”, gli chiese allegramente poi, in tono di scherzo.
“Mi dispiace mia signora, ma non posso lasciare la mia posizione”.
“Oh, Che peccato…”, disse lei con delusione, “non vedo l'ora che il mio nuovo, piccolo amico cresca!”, ed indicò con la mano la bisaccia.
“Addio mia Signora! Spero che il suo sia un felice ritorno!”.
“Grazie cavaliere! Arrivederci!”.
Spronò il suo cavallo e si diresse in fine verso casa dove si sarebbe potuta divertire per molto tempo ancora con il suo compagno di giochi.


Continued...
 
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