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Rudy piaceri

ftickl

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May 10, 2005
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Rudy è un ragazzino con i capelli rossi e unghie sempre lunghe e sporche. E’ cresciuto ormai, ma la sua sessualità sembra ancora confinata in una dimensione domestica. Ingrid invece è più grande, ha un viso con lineamenti dolci e affilati, occhi azzurri troppo rapidi, una mente vispa e maligna.

Io che racconto questa storia sono una donna di 35 anni, ma alla fine sarò molto più giovane.

Convivo da un mese con il mio nuovo compagno e con i suoi due figli Rudy e Ingrid, che ho appena descritto.

Ho notato fin da subito che c’era tra i due fratelli una complicità maliziosa, che coglievo in atteggiamenti impercettibili, fino al giorno in cui sì è espressa nella sua massima perversità.

Rudy e Ingrid non mi considerano come una madre un po’ perché è troppo presto e soprattutto perché sono giovane. A volte mi sembra di essere per loro quasi una baby sitter.

Ero appena andata a vivere in quella casa quando il mio compagno si è dovuto allontanare una settimana per lavoro. Immediatamente in casa ho cominciato a cogliere strani segnali.

Ingrid, la prima sera, davanti alla televisione, mi ha accarezzato i capelli, lei che non è mai affettuosa.

Ma ho sentito quel gesto non tanto come una manifestazione affettuosa, piuttosto come una forma di acerba voluttà. La sua mano, scendendo, ha sfiorato impercettibilmente e con gesto casuale il mio seno proprio sul capezzolo appena coperto dalla vestaglia. Ho sentito una piccola scossa e per un attimo impercettibile il suo sguardo ha inforcato il mio, proprio mentre lei si alzava dal divano. Poi si è diretta verso la camera da letto. Rudy era quasi addormentato sulla poltrona, ma evidentemente fingeva perché ha subito seguito Ingrid, e quando si è alzato non aveva le movenze intorpidite di chi esce dal dormiveglia.

Dopo cinque minuti mi sono avvicinata alle loro camere da letto, senza accendere la luce del corridoio. Rudy dormiva nella sua stanza. La stanza di Ingrid aveva la porta socchiusa e la luce accesa. Lo specchio dell’armadio era aperto e potevo vedere riflesso il corpo della ragazzina seduta sul letto. Si stava accarezzando con una piuma, prima sotto il collo, poi sotto l’ascella, poi sul seno e sulla pancia, e si vedeva che il suo corpo stava assaggiando nuovi brividi, leggere contrazioni di piacere. Mi sono vergognata di essere ferma a guardare quello scorcio di intimità e me ne sono andata subito senza fare rumore. Ma il giorno dopo, quando sono andata a riordinare la stanza di Ingrid, ho trovato dei pezzetti di adesivo per terra, sia vicino alla porta della camera, sia vicino alla porta a specchio dell’armadio. Erano i segni posizionati apposta per aprire le due porte con l’angolo sufficiente per potere osservare il letto di Ingrid dal corridoio. Nulla era successo per caso.

Sono andata nella mia camera da letto e ho cominciato a riflettere su questa strana situazione, mentre mi spogliavo. Intanto lanciavo occhiate distratte al mio corpo snello, riflesso sullo specchio, al biancore della mia pelle, e alle forme esili e polpose che il tempo non aveva ancora intaccato.

Il secondo giorno, mentre facevo colazione, Rudy ha rovesciato del latte per terra, e si è subito inginocchiato per pulirlo. Sentivo il suo sguardo che passava sotto il tavolo e accarezzava i miei piedi nudi, gli esili polpacci fino ad insinuarsi sotto la vestaglia. Dai che ti aiuto, gli ho detto, e inginocchiandomi mi è scesa la spallina della vestaglia, lasciando intravedere il seno. Quando Rudy si è alzato il pigiama comprimeva a fatica i segni della sua eccitazione. Mi sono sentita imbarazzata, era la prima volta che capitava, o che io lo notavo.



Il terzo giorno c’era caldo e la giornata non prometteva nulla di interessante. Rudy e Ingrid erano a casa da scuola e io dovevo fare dei lavori in casa, con loro fra i piedi. Sono salita nella nostra mansarda dove tengo il tavolo da stiro e ho trovato la porta aperta. Attaccato al soffitto della mansarda c’è un gancio che il mio convivente aveva attaccato tempo prima per appendere una sacco da boxe.

Appena entrata nella stanza sono rimasta impietrita vedendo che da questo gancio pendeva una corda sottile annodata a cappio. Cos’è questo scherzo ragazzi! Ho gridato.

Rudy è uscito da un angolo, era rosso in viso e non parlava. Senza tirare giù la corda dal gancio ha preso il cappio con una mano e con l’altra stringeva l’altro capo delle corda appesa al gancio.

Mi sono avvicinata per strapparglielo di mano ma lui, con un gesto fulmineo, mi ha infilato l’anello del cappio attorno al braccio destro. E’ un gioco diceva ridendo. E intanto tirava debolmente il mio polso dentro il cappio. Improvvisamente, mentre gli dicevo, di non fare lo sciocco, sorridendo per quel gesto bizzarro, lui ha tirato contemporaneamente l’altro capo della corda. Quasi senza accorgermene ero appesa per un braccio al cappio con un solo piede che toccava per terra e l’altro che si divincolava. Rudy tendeva la corda con tutte e due le mani facendo da contrappeso. Si dondolava come se fosse un’altalena e rideva A quel punto è arrivata Ingrid e mi è sembrato di vedere il regista che irrompe sulla scena.

Continua a tendere la corda ancora per un po’! ha detto lei a Rudy. Dirigeva le operazioni secondo un copione attentamente studiato in ogni particolare.

Io ero incredula, e cercavo con la mano libera di raggiungere quella imprigionata, ma inutilmente. Ingrid con calma ha preso il capo della corda e me lo ha passato attorno alla caviglia sinistra, quella che non toccava terra.

Ho visto questa figura su una rivista che qualcuno a scuola mi ha infilato nella cartella! Diceva Ingrid. E l’ho studiata bene.

Dopo aver stretto il laccio ha detto a Rudy di lasciare la corda. Ero appesa per un braccio e una gamba sospesa a dieci centimetri da terra, senza parole, mentre solo una punta del piede mi permetteva di scaricare il peso a terra.

Ingrid e Rudy mi giravano attorno come due squali attorno alla preda e io balbettavo per l’incredulità senza neanche riuscire ad urlare.

Bisogna legarle anche l’altro braccio in modo che abbia due polsi uniti, così reggerà meglio il suo peso e sarà anche immobilizzata meglio, ha detto Ingrid. Così hanno preso una scala e con un altro laccio hanno legato i due polsi fra loro.

Ora bisogna spogliarla, disse Ingrid. Ha preso un cutter e ha cominciato a tagliare a pezzetti la mia vestaglia, poi il reggiseno e le mutandine. La tensione del mio corpo, provocata dal taglierino che scorreva a pochi millimetri dalla mia pelle, e provocata dal peso abbandonato nel vuoto, ne esaltava le forme.

Il respiro affannoso agitava il mio seno con movimenti ritmici che eccitavano i miei carcerieri.

Avevo i polsi legati e le braccia protese verso l’alto. Il mio corpo sottile denudato disegnava una dolce arco. La tensione provocata dai lacci lasciava intravedere l’incavo del mio ventre e le mie costole che affioravano sulla pelle. I miei bicipiti si comprimevano nel poco convinto tentativo di liberarsi dalla morsa dei lacci, giusto per assolvere la mia coscienza, finchè rinunciai esausta e boccheggiante. Avevo anche una gamba immobilizzata, ripiegata su se stessa dalla tensione della corda, con il tallone all’altezza del sedere.

Poi mi hanno bendato. Il brivido del piacere deve arrivare di sorpresa, inatteso e violento, e sorbito tutto d’un fiato, senza preannunciarsi. Così disse Ingrid. Lo dice anche la rivista! aggiunse.

A quel punto sentivo solo rumori attorno a me e risate.

Ingrid si è chinata in ginocchio ha afferrato con la mano la mia caviglia sottile, quella legata, e ha sfilato la ciabatta e il calzino bianco corto. E’ rimasta ferma per un po’. Poi lentamente, ha strisciato la mia pianta del piede con un unghiata lunga e lenta dal tallone alle dita. Ho urlato per la scossa di solletico divincolando l’unico arto libero dai lacci, ma senza poterlo staccare da terra. Rudy ha fatto una risata di eccitazione furiosa. Dai mamma – ha detto Ingrid – devi giocare un po’ con noi, è un tuo dovere no?

Poi altri rumori, finchè ho sentito il contatto dei loro corpi nudi che si stringevano a sandwich attorno a me. Che bella mamma abbiamo! Vero Rudy? Diceva Ingrid. Anche Rudy era completamente nudo e sentivo la sua eccitazione che si faceva strada sotto le mie natiche mentre mi cingeva dolcemente con le braccia attorno al mio ventre. Intanto Ingrid con i suoi piedi nudi era salita sopra il mio piede poggiato per terra e affondava la sua bocca umida sul mio collo. Improvvisamente, mentre la sua saliva scendeva dolcemente per il mio collo, ho sentito una scossa sotto le ascelle. La perfida ragazza aveva scatenato tutte le sue unghie affilate in un furioso attacco di solletico. E Rudy ansimava sempre più forte, risucchiato sempre più da un piacere nuovo, mentre premeva alla cieca il suo sesso fra le mie natiche e accompagnava le contrazioni del piacere stringendomi ritmicamente i seni da dietro con le sue piccole mani ossute.

Ingrid a quel punto si staccò da me e prese Rudy da dietro e lo trascinò per terra. Fermati stupido, disse, devi dosarlo il tuo piacere, se no il gioco finisce subito. Tiriamola giù. Così ti raffreddi un pò nel frattempo. Tagliarono la corda e la mia gamba tornò libera. Ma Rudy tirava con forza il capo superiore della corda tagliata e le mie mani restavano imprigionate verso l’alto. Intanto Ingrid mi legava le caviglie unite fra loro. Poi mi depositarono per terra. Rudy mi teneva le braccia e Ingrid sedeva sulla mie caviglie. Abbassale la benda, disse lei. Quando Rudy calò la benda vidi il corpo di Ingrid che palipitava a cavalcioni delle mie gambe, con le gote arrossate dall’affanno del piacere e i giovani seni sodi lucidi di sudore. Mi trascinarono uno per le braccia, l’altra per le gambe fino al lettino legarono prima le braccia alla struttura del letto. Poi legarono una gamba alla volta ai piedi del lettino. Le mie gambe erano divaricate e senza possibilità di movimento. La morsa dei lacci non permetteva il minimo movimento. Era senza scampo. Poi infilarono dei cuscini sotto la mia schiena e sotto il mio sedere per inarcare il mio corpo e rendere ancora più voluttuosa la sua posa sacrificale. Ero alla loro mercè. E i possibili sviluppi della loro fantasia adolescenziale cominciava a provocare un visibile senso di eccitazione nel mio corpo. Mi rimisero la benda. Sentii una bocca posarsi sulla mia. Non capivo chi era. Mi chiusero il naso e aprii la bocca per respirare. Un rivolo di saliva mi scivolò sulla lingua. Poi quella bocca cominciò a succhiare avidemente e la mia lingua si lasciò avviluppare e risucchiare senza nessuna resistenza. Era Rudy, non sapeva dosare il piacere, la sua irruenza frenetica mi eccitava ancora di più. Intanto Ingrid cominciò lentamente a stuzzicare i miei piedi con carezze di piuma fastidiosissime. Poi improvvisamente bloccò con una mano la parte superiore del mio piede e con l’altra sferrò un furioso attacco di solletico sulla pianta nuda. I mie nervi scattarono tutti insieme in una contrazione violenta. Interrompeva un istante e riprendeva sempre più intensamente. Io gridavo basta, ti prego, no. Rudy, che imparava, cominciò a solleticarmi sotto le ascelle e ai fianchi e sulla pancia senza regola. Non riuscivo mai a capire dove mi avrebbero attaccato. Erano 4 mani indiavolate. Quando si fermavano riprendevo fiato ansimando e si allargava dentro di me una nuova eccitazione in vista del prossimo attacco, dove? e quando? Potevano passare due secondi o venti. E il mio corpo è vulnerabile al solletico in moltissimi punti, dietro al collo, sulle cosce, sulla pancia, sui fianchi, piedi e ascelle. Nessun punto era risparmiato. Ho cominciato a bagnarmi per l’eccitazione. Rudy intanto cominciò a leccarmi affannosamente fra le cosce. Poi improvvisamente sui miei capezzoli si posarono due cubetti di ghiaccio e il mio corpo conobbe un ulteriore sussulto di piacere inatteso. Poi Rudy mi tolse la benda. Ora non prendeva più istruzioni. Voleva guardarmi negli occhi. Ingrid si era fermata a guardare sorpresa. Poi si posizionò fra le mie gambe. Il suo sesso era duro bollente e bagnato. Cercava di infilarsi ma non riusciva. Ingrid lo aiutò. Poi lo spinse da dietro dolcemente finchè lo sentii tutto dentro. Sembrava incredulo anche lui, aveva una espressione tirata in viso e il suo sesso cresceva ancora dentro di me. Poi cominciò a spingere lentamente. Mentre spingeva sempre più forte si adagiò completamente sul mio corpo in un contatto totale dei nostri sensi. I suoi giovani muscoli pulsavano tutti insieme sopra di me. Poi si irrigidì e sentii il suo liquido caldo invadermi il ventre. Mentre lui crollava sfiatato. Rimase dentro di me con le braccia che cingevano i miei fianchi. Ingrid ricominciò a stuzzicarmi i piedi. Il peso di Rudy mi inchiodava al letto. Il solletico ai piedi si faceva sempre più devastante. La contrazione delle gambe risveglio anche Rudy che continuava ad essere dentro di me. Mentre il solletico dalle piante dei piedi percorreva tutti i nervi delle mia gambe, il sesso di Rudy riprendeva forza e si espandeva nel mio ventre, stimolato dal fremito del mio corpo che scattava nel vano tentativo di sfuggire alla prigionia dei lacci. Rudy a quel punto senza abbandonare la sua posizione cominciò a spingere il bacino verso l’altro e con le mani mi tormentava i fianchi e le ascelle. Il mio corpo era travolto da un’alluvione di sensazioni e onde di perverso piacere, finchè eruppe un crampo di piacere che mi paralizzò tutto il ventre e si stemperò in tante gocce di orgasmo che dall’epicentro del mio ventre si diluirono e si persero lungo tutte le diramazioni nervose del mio corpo, accompagnati con un gemito si esausto sfiatamento. Fino a scomparire, lasciandomi in uno stato di totale prostrazione, immersa in un lago di sudore e altri liquidi di varia origine, non meglio identificabili.



P.s.

Però se Ingrid avesse custodito meglio la sua cartella mi sarebbe stato difficile infilarle dentro quel settimanale erotico



http://www.desiderya.it/racconti-erotici/rudy-piaceri-I625.phtml



Non male.
 
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