Antomarcya
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Debora, suonò il campanello, incrociò le gambe lunghe e snelle mentre aspettava. Dopo poco più di un minuto, la porta si aprì. Sulla soglia comparve un'affascinante ragazza, dai capelli rossi e gli occhi azzurri. Il suo splendido viso era segnato da una cicatrice lungo la guancia sinistra che terminava 3 centimetri sotto l’occhio.
<entra pure, sei in davvero puntuale.> La rossa si fece da parte e Debora, entrò sorridendo. La ragazza abbracciò velocemente la rossa. Monica, aveva un carattere forte e deciso, nonché un pò stravagante. Credeva in se stessa, non era bellissima, ma affascinante. Te ne innamoravi osservando i sui modi di fare.
Debora invece possedeva un carattere forte ma non stravagante, forse in fondo anche un po' fragile. Non le piaceva mostrare esplicitamente le sue debolezze (esempio: sì, soffre il solletico ma può benissimo resistere; quest'idea l'aveva spinta ad accettare il gioco), se fumasse sarebbe la solita ragazza "posso smettere quando voglio".
<monica, sono giorni che sono eccitata per il nostro gioco, voglio che il montepremi finale di 1000 euro sia mio!> Sentenziò stringendo il pugno e sorridendo Debora.
Monica, sorrise profondamente. <cara non essere cosi sicura, sono un’esperta tickler, ti farò morire! Non durerai i venti minuti previsti!>
Debora, scosse il capo, i fluenti e lunghi capelli neri danzarono nell‘aria. <staremo a vedere!>
<allora non perdiamo altro tempo, andiamo di la cosi potremo iniziare.>
Le due ragazze andarono nell’altra stanza. Dove nel centro di essa c’era un lettino da medico. Debora, si accomodò su di esso e non sorrideva, ma era seria e aveva lo sguardo tenace. Si sfilò con due rapidi movimenti le scarpe e si distese sul lettino, alzò le braccia e allargò le gambe. Monica, la lego con movimenti rapidi dati dall’esperienza. Alla fine Debora, si ritrovò legata in modo perfetto, riusciva a muoversi davvero poco. Fissava Monica e si aspettava un attacco alle ascelle e si stava preparando a reggere l’urto. Frequentando Monica, aveva intuito che il posto nel quale la sua nuova conoscenza preferiva fare il solletico erano le ascelle. Negli incontri di gruppo spesso l’aveva stuzzicata in quel punto per lei sensibile. Facendole in ordine: cascare un vassoio, un bicchiere d’acqua, uno straccio per le pulizie e perfino con una rapida danza d’unghie al centro del cavo ascellare le aveva strappato una risata, durata una ventina di secondi, ma erano anni che nessuno l’aveva fatta ridere solleticandola, il massimo che consentiva a chi le faceva il solletico era solo la soddisfazione di vederla contorcersi, ma spesso al solletico Debora, rimaneva impassibile, resistendo più che bene. La bruna era ora pronta ad un attacco alle ascelle, era però ben conscia che l’attacco poteva giungere anche in altri punti come la pancia, i fianchi e l’ombelico. Per dominare la paura del solletico all’ombelico, punto per lei anche più critico delle ascelle, aveva impiegato ore di meditazione il giorno prima, ma ora era pronta, anche a venti minuti di solletico continuo all’ombelico. Infondo non doveva ridere, poteva contorcersi, lacrimare, inarcare la schiena, urlare perfino, poteva sfogare la terribile sensazione in qualsiasi modo, tranne che con la risata. Debora vide Monica, che portò le sue mani verso il suo ombelico e si preparò ulteriormente serrando le labbra, ma il contatto non avvenne. Debora, si stupì e sulla sua bocca si disegnò una O, di sorpresa. Monica, sorridendo si spostò verso i suoi piedi numero 39, che mostrano due farfalle tatuate sui dorsi, dopo qualche minuto d’attesa che sorprese Debora, Monica, le baciò prima la farfalla sul piede destro, <ah!> Si lasciò sfuggire Debora. <che c è cara gia ridi? Dov’è finita tutta la tua baldanza?> Debora, si accigliò. <no! E’ solo che mi hai colto di sorpresa tutto qui!> Monica, sorrise in modo beffardo e continuò a sua azione baciandole la farfalla sul piede sinistro, Debora, rimase immobile, ma aveva sentito un piccolo brivido lungo la schiena. Monica, iniziò a baciare prima il dorso del piede destro dall’alto in basso e poi quello sinistro ma dal basso in alto. Debora, rimase ferma, ma i continui baci ai dorsi dei suoi piedi, le procurarono dei brividi lungo la schiena forte come scosse elettriche. Non era preparata ad una simile azione, quei continui baci erano una vera e propria tortura. Debora, sapeva che in un’altra situazione dove non c’era in ballo nessuna gara, a quel punto starebbe gia ridendo agitando in modo forsennato i piedi. Erano passati cinque minuti di continui baci ai dorsi dei piedi, e quando le labbra passarono sulle farfalle tatuate ci rimanevano una ventina di secondi e Monica, passava quei venti secondi a far guizzare la lingua sui tatuaggi. Quei cinque minuti Debora, li aveva passati immobile, ma aveva sudato copiosamente per lo sforzo di resistere e rimanere ferma. I suoi occhi erano pieni di lacrime, manteneva un’espressione seria, ma i lineamenti del suo viso erano molto tesi. Superati i cinque minuti, Debora, sentì come farfalle nel suo stomaco che segnavano l’arrivo dell’ilarità. Senza nemmeno rendersene conto quando i cinque minuti furono superati di trenta secondi Debora, iniziò a muovere i piedi con brevi scatti per sfuggire ai baci continui di Monica, che senza smettere sorrise. Dopo altri trenta secondi iniziò a parlare fra un bacio e l’atro. <debora, come sei sensibile, ai piedini, i miei bacini ti fanno effetto vero piccola? Lasciati andare, smetti di resistere piccolina, mia.> Il modo che le stava parlando Monica, per Debora, fu devastante, sentire che Monica, si rivolgeva a lei come se fosse una bambina la faceva sentire in balia dell’altra ragazza e la sensazione di solletico che quei baci le procuravano aumentò molto. Non riuscì più a stare ferma e iniziò a contorcersi tutta. L’espressione seria aveva lasciato il posto ad un ambio sorriso, la risata le premeva in gola. <ora passiamo a queste splendide piccole dita dei tuoi piedini>, senza staccare le labbra dai dorsi, passo a baciare le dita, iniziando dal piede destro. Debora, crollò di schianto. <ahhhhhhhh….non resisto più……ahhhhhhh….smettiiiiii di baciarmiiiiii…..iiiii piediniiiiii…..ahhhhhh> Monica, smise e bloccò il cronometro.<ahhhhhhh…..ahhhhhh….ahhhhh…..ahhhhh> Pur se i baci erano terminati Debora, continuò a ridere per un minuto abbondante. <mi hai deluso, hai retto solo 8 minuti!> Debora, sospirò. <non ero preparata per la tua tecnica, mi hai totalmente spiazzato, poi quando mi fanno il solletico e iniziano a parlarmi come se fossi una ragazzina, per me è la fine!> Monica, sorrise facendole l’occhiolino e disse. <secondo le regole del gioco, dovrai subire una penitenza.> Debora, sospirò di nuovo, ma aveva l’aria divertita. Monica, lasciò la stanza e vi tornò dopo qualche minuto, con una bottiglia di vodka in mano. Debora, la osservò sorpresa.
<per penitenza berrò dieci volte usando il tuo ombelico come calice.> Dopo qualche minuto d’attesa Monica, verso un po’ di vodka, nell’ombelico di Debora. <iiiihhh…mi fai il solletico> Solo il gettò le aveva fatto solletico, poi la rossa le baciò l’ombelico, bevendo la vodka <ahhhhh….ehhhhh….AHHHHHH….non usare la linguaaaahhh….cosiiiii mi faiiii imbazzireeeehhhh……ahhhhhh>, Debora, reagì in modo simile le restanti nove bevute dal suo ombelico.
Debora, si rivestì dopo la doccia. <devo ammettere che ho perso, sei una tickler esperta Monica.> La rossa sorrise. <sei l’ultima in classifica, certo sei la prima ad aver iniziato la gara, ma le altre ragazze non so se resisteranno meno d’otto minuti, e poi devi contare anche me ed io sono una tosta, sul serio resisto al solletico.> Debora, alzò le spalle e allargo le braccia. "non posso ribattere oggi sono stata debole, mi hai fatto morire di solletico, sono stata battuta in pieno."
<entra pure, sei in davvero puntuale.> La rossa si fece da parte e Debora, entrò sorridendo. La ragazza abbracciò velocemente la rossa. Monica, aveva un carattere forte e deciso, nonché un pò stravagante. Credeva in se stessa, non era bellissima, ma affascinante. Te ne innamoravi osservando i sui modi di fare.
Debora invece possedeva un carattere forte ma non stravagante, forse in fondo anche un po' fragile. Non le piaceva mostrare esplicitamente le sue debolezze (esempio: sì, soffre il solletico ma può benissimo resistere; quest'idea l'aveva spinta ad accettare il gioco), se fumasse sarebbe la solita ragazza "posso smettere quando voglio".
<monica, sono giorni che sono eccitata per il nostro gioco, voglio che il montepremi finale di 1000 euro sia mio!> Sentenziò stringendo il pugno e sorridendo Debora.
Monica, sorrise profondamente. <cara non essere cosi sicura, sono un’esperta tickler, ti farò morire! Non durerai i venti minuti previsti!>
Debora, scosse il capo, i fluenti e lunghi capelli neri danzarono nell‘aria. <staremo a vedere!>
<allora non perdiamo altro tempo, andiamo di la cosi potremo iniziare.>
Le due ragazze andarono nell’altra stanza. Dove nel centro di essa c’era un lettino da medico. Debora, si accomodò su di esso e non sorrideva, ma era seria e aveva lo sguardo tenace. Si sfilò con due rapidi movimenti le scarpe e si distese sul lettino, alzò le braccia e allargò le gambe. Monica, la lego con movimenti rapidi dati dall’esperienza. Alla fine Debora, si ritrovò legata in modo perfetto, riusciva a muoversi davvero poco. Fissava Monica e si aspettava un attacco alle ascelle e si stava preparando a reggere l’urto. Frequentando Monica, aveva intuito che il posto nel quale la sua nuova conoscenza preferiva fare il solletico erano le ascelle. Negli incontri di gruppo spesso l’aveva stuzzicata in quel punto per lei sensibile. Facendole in ordine: cascare un vassoio, un bicchiere d’acqua, uno straccio per le pulizie e perfino con una rapida danza d’unghie al centro del cavo ascellare le aveva strappato una risata, durata una ventina di secondi, ma erano anni che nessuno l’aveva fatta ridere solleticandola, il massimo che consentiva a chi le faceva il solletico era solo la soddisfazione di vederla contorcersi, ma spesso al solletico Debora, rimaneva impassibile, resistendo più che bene. La bruna era ora pronta ad un attacco alle ascelle, era però ben conscia che l’attacco poteva giungere anche in altri punti come la pancia, i fianchi e l’ombelico. Per dominare la paura del solletico all’ombelico, punto per lei anche più critico delle ascelle, aveva impiegato ore di meditazione il giorno prima, ma ora era pronta, anche a venti minuti di solletico continuo all’ombelico. Infondo non doveva ridere, poteva contorcersi, lacrimare, inarcare la schiena, urlare perfino, poteva sfogare la terribile sensazione in qualsiasi modo, tranne che con la risata. Debora vide Monica, che portò le sue mani verso il suo ombelico e si preparò ulteriormente serrando le labbra, ma il contatto non avvenne. Debora, si stupì e sulla sua bocca si disegnò una O, di sorpresa. Monica, sorridendo si spostò verso i suoi piedi numero 39, che mostrano due farfalle tatuate sui dorsi, dopo qualche minuto d’attesa che sorprese Debora, Monica, le baciò prima la farfalla sul piede destro, <ah!> Si lasciò sfuggire Debora. <che c è cara gia ridi? Dov’è finita tutta la tua baldanza?> Debora, si accigliò. <no! E’ solo che mi hai colto di sorpresa tutto qui!> Monica, sorrise in modo beffardo e continuò a sua azione baciandole la farfalla sul piede sinistro, Debora, rimase immobile, ma aveva sentito un piccolo brivido lungo la schiena. Monica, iniziò a baciare prima il dorso del piede destro dall’alto in basso e poi quello sinistro ma dal basso in alto. Debora, rimase ferma, ma i continui baci ai dorsi dei suoi piedi, le procurarono dei brividi lungo la schiena forte come scosse elettriche. Non era preparata ad una simile azione, quei continui baci erano una vera e propria tortura. Debora, sapeva che in un’altra situazione dove non c’era in ballo nessuna gara, a quel punto starebbe gia ridendo agitando in modo forsennato i piedi. Erano passati cinque minuti di continui baci ai dorsi dei piedi, e quando le labbra passarono sulle farfalle tatuate ci rimanevano una ventina di secondi e Monica, passava quei venti secondi a far guizzare la lingua sui tatuaggi. Quei cinque minuti Debora, li aveva passati immobile, ma aveva sudato copiosamente per lo sforzo di resistere e rimanere ferma. I suoi occhi erano pieni di lacrime, manteneva un’espressione seria, ma i lineamenti del suo viso erano molto tesi. Superati i cinque minuti, Debora, sentì come farfalle nel suo stomaco che segnavano l’arrivo dell’ilarità. Senza nemmeno rendersene conto quando i cinque minuti furono superati di trenta secondi Debora, iniziò a muovere i piedi con brevi scatti per sfuggire ai baci continui di Monica, che senza smettere sorrise. Dopo altri trenta secondi iniziò a parlare fra un bacio e l’atro. <debora, come sei sensibile, ai piedini, i miei bacini ti fanno effetto vero piccola? Lasciati andare, smetti di resistere piccolina, mia.> Il modo che le stava parlando Monica, per Debora, fu devastante, sentire che Monica, si rivolgeva a lei come se fosse una bambina la faceva sentire in balia dell’altra ragazza e la sensazione di solletico che quei baci le procuravano aumentò molto. Non riuscì più a stare ferma e iniziò a contorcersi tutta. L’espressione seria aveva lasciato il posto ad un ambio sorriso, la risata le premeva in gola. <ora passiamo a queste splendide piccole dita dei tuoi piedini>, senza staccare le labbra dai dorsi, passo a baciare le dita, iniziando dal piede destro. Debora, crollò di schianto. <ahhhhhhhh….non resisto più……ahhhhhhh….smettiiiiii di baciarmiiiiii…..iiiii piediniiiiii…..ahhhhhh> Monica, smise e bloccò il cronometro.<ahhhhhhh…..ahhhhhh….ahhhhh…..ahhhhh> Pur se i baci erano terminati Debora, continuò a ridere per un minuto abbondante. <mi hai deluso, hai retto solo 8 minuti!> Debora, sospirò. <non ero preparata per la tua tecnica, mi hai totalmente spiazzato, poi quando mi fanno il solletico e iniziano a parlarmi come se fossi una ragazzina, per me è la fine!> Monica, sorrise facendole l’occhiolino e disse. <secondo le regole del gioco, dovrai subire una penitenza.> Debora, sospirò di nuovo, ma aveva l’aria divertita. Monica, lasciò la stanza e vi tornò dopo qualche minuto, con una bottiglia di vodka in mano. Debora, la osservò sorpresa.
<per penitenza berrò dieci volte usando il tuo ombelico come calice.> Dopo qualche minuto d’attesa Monica, verso un po’ di vodka, nell’ombelico di Debora. <iiiihhh…mi fai il solletico> Solo il gettò le aveva fatto solletico, poi la rossa le baciò l’ombelico, bevendo la vodka <ahhhhh….ehhhhh….AHHHHHH….non usare la linguaaaahhh….cosiiiii mi faiiii imbazzireeeehhhh……ahhhhhh>, Debora, reagì in modo simile le restanti nove bevute dal suo ombelico.
Debora, si rivestì dopo la doccia. <devo ammettere che ho perso, sei una tickler esperta Monica.> La rossa sorrise. <sei l’ultima in classifica, certo sei la prima ad aver iniziato la gara, ma le altre ragazze non so se resisteranno meno d’otto minuti, e poi devi contare anche me ed io sono una tosta, sul serio resisto al solletico.> Debora, alzò le spalle e allargo le braccia. "non posso ribattere oggi sono stata debole, mi hai fatto morire di solletico, sono stata battuta in pieno."
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