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Storia inventata: "Soffri il solletico?" con le parti mancanti 2, 3 e 4.

nulladinulla

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Mar 8, 2008
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Salve a tutti! Sono da tempo un appassionato lettore di di racconti e storie che hanno come argomento il solletico e da poco ho deciso di diventare anche scrittore senza pretese o profitto, solo per passione. Ero indeciso se postare o no le mie storie quì, ho notato negli anni scorsi che in questo forum le storie inventate non sono ben accette. Pazienza. Non ci posso fare niente, mi piacciono le storie che parlano di solletico anche quelle che sono pura invenzione. Spero che coloro che non apprezzano non siano troppo cttivi con me per questo. Ma veniamo al dunque. Non so se qualcuno di voi ha mai letto la storia "Soffri il solletico?" ,postata per altro su questo stesso forum tempo fa, dove la protagonista è una ragazza svizzera che subisce il solletico assieme alla sua amica Katia dai cugini di questa. E' una storia molto appassionate il problema è che l'autore originale non l'ha mai voltuta completare o nessuno ha mai trovato la seconda parte. Così per allenarmi a scrivere in vista dei racconti che ho in cantiere per il futuro mi sono preso la libertà di continuare questa storia così come me la immaginavo io. Non ho scitto molto a dire il vero (solo altri 3 capitoli). D'altra parte ho avuto due ostacoli sognificativi. 1: la prima parte non l'ho scritta io e mi sono dovuto adeguare al plot della parte originale. 2: ho dovuto scriverlo in prima persona dal punto di vista della protagonista, personalmente riesco a scrivere molto meglio in terza persona. 3: è la prima volta che scrivo, non aspettatevi troppo. In ogni caso a voi il giudizio finale. Aspetto i vostri elogi, consigli, critiche o insulti al piu presto. Devo conoscere i miei lettori così che possa scrivere meglio in futuro. Ah! già..... Una cosa molto importante, sarei grato se qualcuno mi fornisse indicazioni su dove sia la seconda parte originale di "soffri il solletico?" almeno vorrei sapere se esiste. Se possibile mi farebbe piacere conoscere chi ha scritto la prima parte. Il prossimo racconto che stò scrivendo stà diventando sempre più lungo e particolareggiato contiene quasi tutte le categorie di solletico ed anche un pò di footjob. Credo che mi ci vorranno ancora mesi per finirlo ed alla fine più che un racconto sarà un vero e proprio libro. Lo posterò quì tutto insieme quando sarà finito sperando che per allora questo forum esista ancora. E' tutto. Buona Lettura!


(spero di essere all’altezza di colui che ha scritto la prima parte, ora cercherò di completare la sua opera)

Prima parte che non è stata scritta da me: SOFFRI IL SOLLETICO?
Una piuma, bianca, acuminata; rappresenta qualcosa di dolce, di fragile. Eppure, una volta, una piuma è riuscita a farmi letteralmente impazzire. Ruotando sul mio corpo seminudo, quella piuma ha rappresentato uno spietatissimo strumento di tortura che mi ha fatto provare qualcosa di brutto e di soave al tempo stesso… con il solletico.

Prima di parlare di questa strana esperienza, devo dire che sono una ragazza svizzera, che frequenta spesso l'Italia per vari motivi. Mi chiamo Stefania, e ho 25 anni. Quando ero piccolina, mi facevano spesso il solletico, ma io lo odiavo, e mi arrabbiavo con tutti quelli che me lo facevano: "Preferisco i baci e gli abbracci" rispondevo imbronciata a tutti coloro che avevano scherzato con me facendomi il solletico. Quindi, non me lo hanno più fatto, ma un giorno ho visto un cartone animato. Non ricordo come si chiamasse, chi fossero i protagonisti... ricordo solo un episodio di quel manga; due belle donne erano state legate e due uomini facevano loro il solletico dappertutto per confessare un loro segreto. Ebbene, da quel momento ho provato una grande voglia di essere solleticata, sotto i piedi, sotto le ascelle, dappertutto, con una piuma, e, possibilmente, immobilizzata. Ma nessuno mi faceva più il solletico, dato che dicevo a tutti che lo odiavo.
Sono passati degli anni; sono entrata all'università, e mi trovo molto bene, mi fa sentire donna, mi fa sentire importante. Pensavo al solletico, ma poco, molto poco. Provavo vergogna a dirlo ai miei amici, al mio ragazzo, perché… non so, forse perché lo identificavo con la mia infanzia, forse perché adoravo un solletico semplice ma duro, dove mi si mettesse “al tappeto”, dove si scoprissero i miei punti deboli e si colpissero senza alcuna pietà, immobilizzata da persone che avevano voglia di farmi il solletico, e di usare piccoli strumenti di tortura (quali spazzolini da denti, piume, unghie) e dirmi frasi come : “ah, Stefania lo soffre il solletico! Ora sei nelle nostre mani, ti faremo impazzire” e frasi del genere, principalmente fatto da ragazze, ma anche da ragazzi.
Un giorno, però, questa voglia salì, fino a quasi esplodere, per il precipitarsi della situazione. Ero a casa di una ragazza, conosciuta da un po’ di tempo, grazie all’università. Era estate, e quell’estate è stata caratterizzata da un caldo afoso. Questa ragazza, Katia, capelli rossi e occhi verdi, come una irlandese, mi aveva invitato a casa sua principalmente per studio, ma al tempo stesso ci siamo conosciute meglio, ed insieme raccontavamo un po’ della nostra vita, le nostre emozioni, i nostri desideri. Più di una volta sono stata tentata di confessarle quella passione per il solletico, ma temevo che mi prendesse per pazza, quindi tacevo; ciononostante, non potevo stare zitta. Lei sembrava avere una mentalità molto aperta, libertina; così, mentre parlavamo di fantasie erotiche (eh sì, non me ne vergogno :) decisi di introdurre l’argomento, dicendole: “Sai, ci sono ragazzi che amano molto il solletico” tastando le sue espressioni, il modo in cui avrebbe accolto questa domanda. Passarono pochissimi ma interminabili secondi, nell’attesa di poterle confessare la mia passione e, perché no, di provarla; aveva le unghie curate e dei bei piedi. Finalmente, arrivò la risposta: “Sì, lo so - accolta da un grande stupore e da grandi aspettative – due miei cugini lo adorano, ma a me non piace. Vogliono sempre farmelo, bloccandomi, sotto i piedi, perché dicono che ho i piedi più belli d’Europa!” Rimasi delusa, e tutte le fantasie che si erano create nella mia mente svanirono in quegli attimi. Finimmo lo studio e ritornai a casa, delusa, perché non soltanto ero in procinto di aprirmi con un’altra persona di questioni intime, ma potevo sfogare il mio desiderio: aspettative deluse in pieno.
Passarono due giorni, non c’ eravamo sentite; ero sola in casa. I miei erano andati in villeggiatura al mare e si erano portati con sé la mia sorellina. Mi feci la doccia (faceva sempre molto caldo) e guardavo spesso i miei piedi. Erano belli, curati, e… desiderosi di una piuma che, come se nulla fosse, passava su e giù provocandomi sofferenze e gioie al tempo stesso. “chissà quando qualcuno vi farà il solletico!” ripetevo a loro con un po’ di malinconia. Finita la doccia, udii suonare alla porta. Mi infilai una maglietta lunga e, a piedi nudi, mi recai ad aprire la porta… era Katia. Ho aperto e lei, un pò impaurita, mi ha chiesto se poteva studiare lì quel giorno. Le ho risposto che non avevo problemi. “Ti ricordi dei miei cugini?” A questa sua domanda, mi ritornarono in mente i pensieri che mi ero fatta quel giorno. Finsi di ricordare quel fatto a malapena, “Ho paura! I miei zii non ci sono, neanche i miei. L’ultima volta che sono mancati, sono venuti a casa mia e mi hanno immobilizzato e mi hanno fatto il solletico!” Rimase attonita, e questa volta non riuscìi a fingere il mio stupore e il mio grande interessamento. Ecco perché non le piaceva!! Quanto volevo essere il loro cugino! Lei continuò: “Posso stare qui, per favore? Non sanno dove sono andata, quindi qui sarò al sicuro. Posso stare qui, vero?” Mi guardava in modo tenero, spaventato, docile e fragile. “Va bene – risposi - non c’è problema. Ma perché sei così spaventata? In fondo, vogliono solo farti il solletico!” “Da quant’è che non ti fanno il solletico?” Mi domandò in modo tendenzioso, con un po’ d’agitazione “Non hai idea di quello che fanno dopo che mi hanno assicurata al letto o alla sedia!” Tentai di calmarla, la feci sedere e le offrì una bevanda fresca, ma non passarono neanche due minuti che lei balzò in piedi ed esclamò “Oh no! Sanno dove sei! Ho lasciato la mia rubrica, e sicuramente stanno per venire qui!” Dapprima mi spaventai anche io, ma poi pensai “che occasione!” ma ovviamente non lasciavo trapelare nulla. Mi ordinò di chiudere a doppia mandata la porta, quindi andai per farlo; tuttavia, il pensiero di essere immobilizzata e solleticata all’inverosimile dai suoi cugini, un maschio ed una femmina, mi piaceva tantissimo. Era la mia occasione, era la volta buona che le mie fantasie sarebbero state assecondate in pieno. Guardai giù, e vedevo i miei piedini. Indossavo gli infradito, e so che agli amanti dei piedi piacciono molto. Inoltre, mi ero fatto la doccia e la pianta dei miei piedi, e quindi tutto il mio corpo, erano lisci, così la piuma sarebbe scorsa su di essi con più facilità, aumentando ulteriormente il solletico inflittomi. Riguardai i miei piedi, le ascelle, la pancia… così teneri, così freschi, non potevano non essere solleticati!! Così, feci finta di chiudere a doppia mandata, ma a dir il vero, la aprii e rimase socchiusa. Dopodiché, Katia mi disse impaurita “Eccoli! Li vedo, fra poco saranno qui! Nascondiamoci! Così penseranno che non siamo qui e se ne andranno!” Così, mi nascosi pure io, ma al tempo stesso desideravo essere scoperta. Viaggiavano dentro di me tanti pensieri, gli uni opposti agli altri. Nel frattempo mi nascosi nel grande cesto dei panni sporchi. C’era un po’ di cattivo odore, ma non lo percepivo affatto. Lei scomparve, andò a finire nella mia stanza da letto. Non era grande, ma c’erano molti posti in cui poteva nascondersi. Non sapevo cosa sperare. Era meglio se se ne sarebbero andati? Era meglio che non ci scoprissero? Oppure, era meglio essere torturati a più non posso? Non sapevo che sperare... tornando alla realtà, non sentivo nulla. Avevo chiuso la porta del bagno dove ero nascosta, ma senza chiudere a chiave. Solo io potevo farlo, poiché nella camera mia dorme anche mia sorella, che è dolcissima, ma spesso si arrabbia e vorrebbe chiudersi nella stanza, quindi non vi sono altre chiavi per motivi precauzionali. Nel frattempo che accadesse… quel che doveva accadere, toccavo le dita dei miei piedini. “Poverini - pensavo fra me e me - chissà quante ne dovranno passare.” Passavo la mano anche nella pancia, dove bastava un dito passato poco al di sopra della vita per farmi impazzire e confessare la qualunque. Katia aveva i sandali, e aveva i piedi curati, le unghie dipinte di rosso. Io invece le avevo trasparenti. Chissà chi mi avrebbe torturata?? Chissà se sarebbero venuti! Ad un tratto, udii la voce di Katia, che si voltava in tono sgarbato verso una persona… era stata presa, e stava per essere sicuramente legata ad uno dei due letti della mia stanza da letto. Non aveva scampo. C’era la possibilità di immobilizzare mani e piedi e a casa mia c’era molto spago; papà lo usava molto. Era questione di minuti, o di secondi, ed anche io avrei fatto la stessa fine di Katia. Ad un tratto, la porta si aprii: entrò prima un piede femminile, bello, curato, poi l’altro, altrettanto curato e bello. Il cuore palpitava tantissimo, temevo di svenire, ma non so specificare il sentimento che provavo allora: paura o attesa?
“Stefania, sei qui?” domandò la ragazza. Non risposi: volevo essere solleticata a più non posso, ma sarebbe stato da stupidi dirle “Eccomi!” Lei continuò “Un grande cesto! Bello, chissà se ci sono solo panni sporchi!” Mi aveva trovata. Non mi ero coperta del tutto, qualcosa del mio braccio si vedeva, come anche i capelli. Il cesto aveva tanti buchi, creati appositamente per far trapelare aria. Ad un tratto, sentì la sua mano che toccava la mia testa, i miei capelli, in modo tenero. “Ah, eccoti qui!! Vieni fuori Stefania!” disse ridendo e scherzando. Così, uscii piano piano e con molto imbarazzo la vidi. Poteva avere cinque anni più di me, era bionda, occhi neri, lentiggine ed un sorriso smagliante e divertito. “C-ciao – le dissi, timidamente” “Ciao, tu devi essere Stefania… piacere, io sono Julia, la cugina di Katia. Mi dispiace, ma ti devo legare le mani.” “P-perché?” le chiesi, intuendo la risposta, ma ero molto imbarazzata, quindi non mi rendevo pienamente conto di ciò che dicevo. “Be, prima devo legarti le mani, poi ti dico tutto!” Senza fare alcuna resistenza, incrociati le mani verso di lei, e lei me le legò gentilmente, con cura ma con precisione. Nel mentre che mi legava, le guardavo le mani ed anche i piedi. Non aveva smalto, ma aveva le unghie di tutti gli altri ben affilate. Incredibilmente, il pensiero mio non fu “Oh no, spero che non le userà contro di me”, bensì “Spero che sarà lei a torturarmi!” Anche lei guardava i miei piedi, e dopo qualche secondo, disse: “Hai dei bei piedini, sono curati” “G-grazie” le risposi, sorridendo leggermente. Mi dispiace averti legato, ma vedi, cara Stefania, nostra cugina si comporta sempre male; non ci chiama mai al telefono, non ci fa gli auguri di compleanno o di Natale, non passa del tempo con noi… è maleducata – lo diceva con malizia, ma anche con sensualità – quindi, per farle capire che sbaglia a non chiamare i suoi cugini, le facciamo il solletico.” Continuando a parlare, mi prese per un braccio leggermente e mi condusse nella mia stanza- “Non abbiamo nulla contro di te, ma Katia non era a casa sua, e siamo venuti qui, ed abbiamo trovato la porta aperta. Non ti farò del male, ma sei un’amica di Katia, quindi faresti di tutto per cacciarci via, oltretutto perché è casa tua – parlando con sempre più malizia, divertendosi – quindi, sono costretta a legarti e farti stare accanto a Katia, ma non ti preoccupare, la pagherà anche per te!” Mi strinse l’occhiolino; arrivammo nella mia stanza, e nonostante ci fosse poca distanza dal bagno, sembravano essere passati secoli. All’entrata trovai dapprima il cugino, alto, bello, biondo come la sorella e un’aria impavida. Nonostante lo considerassi carino, non stetti molto a guardarlo, perché i miei pensieri erano rivolti a Katia; era stata assicurata con delle corde particolari, a strappo, al letto di mia sorella, e i suoi piedi, ancora nei sandali, sporgevano dal letto. Più facile per solleticarli. Aveva tanta voglia di parlare, di gridare, ma era stata accortamente imbavagliata. “Stefania, mi dispiace ancora, ma anche tu devi essere legata al letto!” Senza opporre alcuna resistenza, mi sedetti sul mio letto, quindi mi coricai, aspettando che lei mi legasse per bene. “Strano – affermò meravigliata – non opponi resistenza, sembra quasi che hai voglia di farti solleticare da me.” Successero due cose in quegli istanti: innanzitutto, mentre lei assicurava le mani già legate alla ringhiera del mio letto con un’altra corda, in modo da aver la zona delle ascelle e della pancia senza alcuna difesa, annuìi con la testa alla sua esclamazione, e lei lo capì. Così, le avevo comunicato che avevo voglia di essere solleticata, da lei. Lei se ne accorse, ma non voleva crederci “Troppo bello per essere vero!” Dovette pensare, ma per dare conferma della mia voglia, quando lei prese una corda a strappo, e si diresse verso i miei piedi, sdraiati sul letto ma ancora liberi, dicendo “Scusa, Stefania, ma sarai sicuramente tentata di dare qualche calcio, così sono costretta a legare anche i tuoi bei piedini.” Ho mosso dolcemente i miei piedini, le mie dita, facendoli roteare fra di loro. Non mi opponevo alla corda, che dolcemente li legava, impedendomi ulteriori movimenti, ma volevo che lei me li solleticasse. Rimase di stucco. L’avevo convinta. Si girò verso di me, e fece un cenno con la testa. Avevo sentenziato quella che sarebbe stata un lungo pomeriggio pieno di emozioni.
“Allora, Julia, iniziamo?” domandò divertito Eugen, il cugino di Katia. “A te l’onore!” Eugen si riferiva ai sandali di Katia, perché loro iniziavano il “rito” del solletico togliendo dolcemente le scarpe dei torturandi, per incutere più ansia e più timore. “Non solletico i suoi piedini da mesi! Sono impaziente!” “Inizia tu, Eugen” gli rispose Julia, fissando con attenzione i miei piedi.
“Cosa?- esclamò suo fratello stupito – be’, come vuoi, ma tu che farai?”
“Ho altri piedini da solleticare!” disse Julia ridacchiando.
“Ah, capisco, bene, iniziamo subito!” Eugen aveva intuito, ma i piedi indifesi di sua cugina gli facevano perdere la testa. Iniziò a toglierle delicatamente i sandali, così Katia vedeva svanire l’ultima barriera difensiva tra i suoi piedi, che soffrivano tantissimo il solletico, dalle mani e dalla piuma che Eugen teneva in mano, agitandola con soddisfazione come un’arma.
Katia si dimenava, voleva a tutti i costi che quella piuma non le provocasse quella strana ma bruttissima sensazione che era solita provare, ma i suoi cugini, dopo anni di solletico, sapevano come legare una persona. I suoi occhi vedevano quella piuma con disperazione, ma non potevano fare nulla; neanche lei poteva fare nulla, così i momenti di ansia per lei finirono. La piuma le toccò la zona superiore delle dita, e i suoi tentativi di gridare si trasformarono in profonde risate. Stava implorando pietà, voleva gridare “No!!!” ma non lo poteva fare. La piuma verde di Eugen andava su e giù per i piedi di Katia, e così iniziò la sua lunga tortura.
Dopo aver assistito a questo splendido spettacolo, era il mio turno. Katia mi guardava con disperazione, ma oramai li teneva chiusi per il solletico. Lo soffriva troppo. Mi piaceva vederla subire il solletico, ma non tanto per lei, quanto per i suoi bei piedini; non li avevo leccati, ma dovevano essere molto teneri. “Ora è il tuo turno Stefania!” Julia esclamò queste parole con aria divertita, e nel frattempo mi sfilava gli infradito. Quella barriera era caduta anche per me, anche se la consideravo un ostacolo al piacere. Molte volte, nel corso della giornata, avrei voluto che quelle scarpe ritornassero a coprire le mie fragili piante dei piedini… ma non pensavo alla tortura che ne sarebbe derivata, quindi accolsi quel gesto in tono soddisfatto. Dopo averli guardati ed ammirati, iniziò a parlare: “Ah, i piedi… non c’è niente di più bello al mondo che vedere un paio di bei piedini come questi, nudi, indifesi, e… chissà se sono anche morbidi. Così, si avvicinò ai miei piedi, legati insieme, ad Y, mentre Katia era legata ad X, e iniziò a leccarmeli. Che bello, no… afrodisiaco! Volevo avvicinarle ancora di più i piedi alla sua calda lingua, ma erano legati; tuttavia, le feci capire che volevo leccate le dita, la parte più sensibile del piede. Lei lo capì, e avvicinò la bocca e, come tante piccole caramelle, assaggiava ad una ad una le mie dita; era come se li volesse mangiare, passava un minuto ciascheduno per assaggiarli. Be’, i piedi erano il mio punto debole, ma anche il suo. La sensazione che provavo era piacevolissima, ma Julia si fermò dopo un po’: i tuoi piedi sono dolcissimi! Vorrei tanto spargere della cioccolata per leccarteli, ma devo fare altro adesso. Così, alzò la mano destra, muovendo le dita e facendomi vedere quanto affinate fossero le sue unghie; Stefania – mi domandò – soffri il solletico?” L’imbarazzo che provavo prima, si dissolse dopo la leccata ai miei piedi, la mia libidine era affiorata e risposi “Perché non lo scopri tu?” Julia, a quel punto, non resistette, ed iniziò la lunga ed interminabile tortura. Il contatto fu piacevole; nessuno aveva solleticato i miei piedi da quando ero piccola, e quella sensazione era bellissima, tant’è che uscì qualche gocciolina da… be, lo potete immaginare :) Ma presto, quella sensazione piacevole assunse l’aspetto di una piacevole e terribile tortura. Julia non mi aveva imbavagliato perché voleva che la supplicassi, e perché voleva conoscere come ridevo. Chiusi gli occhi anche io, perché tentavo di resistere; lo soffrivo tanto il solletico, e finalmente si era realizzato il mio sogno: essere immobilizzata al letto, per giunta il mio, con una ragazza che non ha in mente altro che farmi il solletico. Ero in estasi, ma al tempo stesso volevo una pausa, perché il solletico lo soffrivo tantissimo. Ma, naturalmente, le mie suppliche non facevano altro che aumentare la voglia di Julia di solleticarmi i piedini. Iniziai a lacrimare; volevo divincolarmi, volevo andare via, fuggire, mettere i piedini per terra, così non avrebbero sopportato quel supplizio; ma era inutile. Ridevo a squarciagola, a crepapelle, volevo slegarmi ma Julia era esperta nel legare le persone. Ogni tanto, aprivo gli occhi e vedevo il suo sguardo. Non esisteva altro per lei, in quel momento, se non i miei poveri piedini nudi e le sue unghie, vere armi di solletico di massa… Talvolta, guardavo i miei piedini, che si divincolavano su e giù perché era troppo per loro quella tortura, ma era inutile. Erano legati al letto, e quella piuma… quella piuma bianca ed acuminata era un’arma potente contro di loro. Non riuscivano, i miei piedini nudi, a stare fermi,a proteggersi a vicenda dalla piuma; qualsiasi piccolo movimento facessero, la piuma li inseguiva, e li puniva perché dovevano rassegnarsi a farsi vellicare.
Oramai, lei aveva capito che i piedi erano il mio vero punto debole, ma non aveva ancora esplorato il resto del mio corpo. Nel frattempo, Katia non resisteva più: Eugen aveva smesso di farle il solletico con la piuma, per passare alle mani… nel senso vero della parola: infatti, all’unica piuma si sostituirono dieci terribili dita, che si occupavano di andare su e giù per i piedi di Katia e farla impazzire. Le sue dita andavano dove la piuma non poteva andare; nello spazio interdigitale, il punto più sensibile in assoluto dei piedi, nonché il più bello. Con estrema cura, Eugen le passava le sue possenti dita all’interno delle fragilissime dita dei piedini di Katia, provocandole la non piacevole sensazione di solletico estremo. Katia voleva gridare, ma quel fazzoletto alla bocca continuava ad impedirglielo. Il solletico proseguì per cinque minuti, dopodiché entrambi si fermarono. Finalmente, un attimo di pace. Il mio primo pensiero fu di guardare le dita dei piedi; erano normali, come nulla fosse accaduto. Poi mi voltai per vedere Katia, e lei era esausta. Il solletico l’aveva fatta impazzire, e il fatto di non poterli insultare la aveva fatta arrabbiare ancora di più. Prendevamo fiato, non sapevamo quanto sarebbe durata la tregua. Dopo qualche secondo, Eugen disse: Be’, ho punito Katia. Lo soffriva di più il solletico, stavolta. Sei fortunata cugina, se fossi stata un’estranea te li avrei leccati i piedi e saresti venuta almeno due volte!” disse ridendo, sfiorando con le dita la pancia di Katia, altro suo punto debole, visto che aveva iniziato a ridere.
“Katia è nostra cugina – continuò Julia, fissandomi- ma Stefania… no. Hai fame, Eugen? Come menù del giorno, ti propongo piedini di Stefania conditi con un po’ di cioccolata spalmata sulle dita e sulla sua delicate piante dei piedi!” Non potevo crederci! Katia era quella che doveva essere torturata! Ma adesso, loro due la lasciavano stare, esausta com’era, er concentrare la loro attenzione ai miei poveri piedini nudi, legati ed impotenti di fronte a piume, dita e… lingue. Mi preoccupavo, ma Julia si avvicinò alla mia fronte, baciandomela “Non ti preoccupare, Stefania, ti farò provare qualcosa di paradisiaco”. Dicendomi questo, si avvicinò ai miei piedi e mi legò gli alluci. Poi vidi entrare Eugen, con un vasetto di cioccolata liquida. I miei piedini si stavano preparando… e dopo, sentì la cioccolata spalmanta dalle loro dita su e giù i miei poveri piedini nudi, all’interno delle dita.
Ad un tratto, Eugen disse: “Buon pranzo sorellina”. Lui aveva deciso di leccare il mio piede destro, mentre Julia quello sinistro… e la sensazione di solletico cominciò a passarmi in tutto il corpo.

Ad un tratto, Eugen disse: “Buon pranzo sorellina”. Lui aveva deciso di leccare il mio piede destro, mentre Julia quello sinistro… e la sensazione di solletico cominciò a passarmi in tutto il corpo.

Ed ora……..
(TUTTO QUELLO CHE SEGUE E’ STATO SCRITTO DA ME)
SOFFRI IL SOLLETICO? SECONDA PARTE
(((Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale)))

Prima che le sue unghie incominciassero a tormentarmi i piedi Julia mi aveva fatto provare quanto fosse bella la sensazione di una calda lingua che mi leccava i piedi e che si infilava in ogni fessura fra le mie dita sensibilissime. Jiulia prima aveva fatto in modo leggero e deciso ed era come un massaggio, un massaggio che era per me afrodisiaco. Ora c’erano ben due lingue che mi leccavano spasmodicamente i piedi ma la sensazione non era affatto di piacere considerando anche che gli alluci erano legati e tirati a qualcosa e ciò impediva qualunque movimento ai miei poveri piedi che restavano ben distesi in balia di quelle lingue folli. All’inizio delle prime leccate mi parve quasi una sensazione piacevole di sicuro migliore di quella che avevo dovuto affrontare poco prima ma subito dopo tornò inesorabile la sensazione del solletico cosi come le mie risa sempre più fragorose. A chiunque altro avere due persone che leccavano i piedi in quel modo sarebbe sembrato qualcosa di piacevolissimo ma io il solletico lo soffrivo veramente troppo! Bastava sfiorarmi un poco e subito mi mettevo a ridere senza freni. In quel momento Eugen disse alla sorella lasciando per un momento stare il mio piedino: “Julia non mi aspettavo questa reazione da parte di Stefania, lei è troppo sensibile se le vogliamo fare il nostro “regalo” dobbiamo andarci più piano secondo me. Anche Julia lasciò andare un momento il mio piede, presi fiato e ringraziai mentalmente di cuore Eugen per quella pausa, “adesso continuiamo così Eugen sono curiosa di vedere quanto la possiamo tormentare con le nostre lingue, più tardi, molto più tardi, la ricompenseremo e tu sai come” ed abbozzò un sorriso poi mi guardo e mi disse “vedrai Stefania non te ne pentirai ora però vogliamo banchettare e sentire quanto sono squisiti i tuoi piedini” io rimasi muta e terrorizzata. Ripresero la tortura. Julia ed Eugen leccavano la cioccolata in modo vigoroso come se facessero a gara a chi la finiva per prima a mie spese ovviamente, era molto peggio della piuma e forse anche peggio delle micidiali unghie di Julia. Non avevo stavolta nemmeno la possibilità di fare dei piccoli movimenti con i piedi tanto per non impazzire, sapevo già prima che cominciassero che questo fatto avrebbe reso il solletico un vero supplizio per me. Le lingue arrivavano a stuzzicare i miei piedi ovunque, non c’èra posto dove non potessero arrivare, per un po’ di tempo Julia ed Eugen leccarono in modo disordinato e veloce dal tallone procedendo lungo l’arco dei piedi sino alle mie sensibilissime dita e quando arrivavano li passavano rapidi la lingua facendomi impazzire. Adesso infatti le dita dei miei piedi erano tirate all’indietro a causa degli alluci legati e tirati anch’essi, quindi le lingue di Eugen e Julia riuscivano senza sforzo a tormentarmi anche sotto le dita e subito più in basso. Erano le parti più sensibili al solletico del mio intero corpo ed io soffrivo tremendamente il solletico già di mio! Essere solleticata in quel punto significava per me la pazzia! Per fortuna in quel momento sostarono poco sulle mie dita impegnati come erano a leccarmi la cioccolata anche nel resto dei miei poveri piedi nudi. Il solletico fatto ai piedi perfettamente distesi è comunque devastante. Credetemi. Mentre le loro lingue si muovevano rapide e fulminee lentamente sentivo che stavo tornando nel mio inferno di risa disperate, arrivarono anche le mie suppliche, quelle poche che avevo ancora la forza di fare, sapevo non sarebbero servite a niente ma erano il mio unico sfogo oltre che le risa e dimenare la testa da ogni parte. Era un po’ di tempo che quella tortura era iniziata, i due avevano anche cominciato di tanto in tanto a morsicchiare i miei piedini per aumentare la sensazione del solletico, ridevo istericamente contorcendo i miei muscoli nell’inutile tentativo se non di fuggire almeno di incarnare un poco i piedi dove per altro non c’èra quasi più cioccolata. Tentai più volte di gridare: “Tregua! Vi prego una Tregua! Una pausa per pietà!” ma le poche parole che riuscivo a dire erano rotte dalle mie risa ed il tutto suonava come un latrato incomprensibile. All’improvviso sentì una sensazione di solletico molto più duro ad uno dei miei piedi, alzai la testa mentre ancora ridevo impazzita e vidi Julia che si era fermata sull’arco del mio piede sinistro e stava leccando in modo deciso la zona dell’incavo che è una delle più sensibili per me, io avevo i piedi molto cavi. Lo faceva in modo veramente vorace come se stesse cercando con la lingua di scavare il mio piede, la sensazione era terribile, la mia risata isterica. Julia mi guardo da dietro il piede e sembrava molto compiaciuta della mia reazione esagerata. “Eugen basta ora…” Al sentire quelle parole mi si sciolse il cuore, forse era finita! Entrambi si fermarono ma io risi ancora per qualche secondo come se la sensazione del solletico ci mettesse un po’ ad andar via dal mio corpo. Ero esausta! “…..dobbiamo rimettere altra cioccolata Eugen” “subito sorellina!”
“NO!” gridai con il poco fiato che mi era rimasto. Non poteva essere vero! Non c’è la facevo più non avrei resistito ancora. “Vi prego! Pietà! Non c’è la faccio più è terribile vi scongiuro! E’una vera tortura per me” Stavo piangendo come una bambina e la mia voce era bassissima dopo tutto quel ridere. Ma i due stavano già spalmando altra cioccolata sulle mie piante dei piedi e naturalmente fra le dita. Nel frattempo li sentivo parlare. “Come ti sono sembrati sorellina?” “Squisiti, Katia non ha dei piedi così morbidi e belli” poi si rivolse a me “Stefania non sai quanto sei fortunata” io non risposi ero sconvolta al solo pensiero che non era finita, guardavo verso il soffitto mentre piangevo e respiravo per recuperare quanto più fiato potessi. Possibile che non facessi loro nemmeno un poco di compassione!! Poi vidi Katia nel letto accanto al mio. Era sudata e visibilmente provata ma sveglia. Mi guardava con occhi pieni di pietà e compassione (non poteva parlare aveva ancora il bavaglio) sembrava che mi dicesse, o almeno sembrò a me attraverso i miei occhi umidi e la mia mente sconquassata, “Stefania amica mia! Mi dispiace che tu abbia dovuto subire tutto questo, mi dispiace!!”. Poi una scossa elettrica mi passò per tutto il corpo. La tortura era ricominciata. Julia aveva ripreso a leccarmi nell’incavo in modo vorticoso sembrava proprio che volesse scavare il mio piede e portarmi via la pelle ma il risultato fu invece la mia risata da matta. Non sopportavo più le loro lingue! Non sopportavo più il solletico! Volevo andarmene! Con tutte le mie forze decisi di fare un ultimo disperato tentativo e tirai con forza le mie gambe verso l’alto ma non riuscì nemmeno a dare l’impressione di aver dato uno strattone i miei piedi rimasero immobili con le piante perfettamente distese in balia di quei due matti. Non c’era via di fuga ne speranza e con questa consapevolezza mi misi a fare l’unica cosa che potevo fare e che avesse senso fare: ridere, ridere a squarciagola come una matta, almeno avrei avuto uno sfogo per tutto quel solletico oltre che naturalmente girare a volte la testa da una parte all’atra. Di pregare e supplicare ormai non ne avevo più nemmeno la possibilità le mie corde vocali erano occupate a trasmettere un riso inarrestabile. Chi mi avesse visto in quel momento avrebbe veramente potuto pensare che fossi pazza da legare se non avesse capito che reagivo così per via del solletico. “Eugen…” sentì dire a Julia parlando mentre ancora mi strofinava veloce la lingua in quella zona di pelle dell’incavo che mi trasmetteva un solletico insopportabile “….prova a fave anche tu coshi in quesho punto sentvivai che bontà” ed Eugen ovviamente ubbidiente fece come la sorella diceva. Quella fu l’ultima conversazione che riuscì a capire fra loro dopo fu come se il mio corpo avesse deciso di staccare il mio udito ed anche la mia vista dal momento che avevo chiuso gli occhi da cui ormai tanto non riuscivo più a vedere niente per via delle lacrime. Magari avessi potuto fare altrettanto per i miei recettori epiteliali! In particolar modo quelli dei piedi! L’unica cosa che sentivo erano le mie risate pazze. Quando anche la Lingua di Eugen si concertò nell’incavo del mio piede che si era scelto fu come se esplodessi. Non posso dire con certezza quale fosse la mia reazione esterna ma dentro mi sentivo come se il solletico fatto in quel modo da due lingue contemporaneamente mi passasse da una estremità all’altra del mio corpo e si conficcasse dritta nel mio cervello e li restasse per torturarmi anche mentalmente oltre che fisicamente.
Persi la cognizione del tempo mi pareva che quel supplizio andasse avanti da ore. Le due lingue di Eugen e Julia mi avevano torturato l’incavo dei piedi in modo terribile! Il loro alito caldo mi attivava ogni recettore di ogni singolo millimetro di quel tratto di pelle così sensibile poi le lingue, affondando nei miei poveri piedi, completavano l’opera devastando tutto con quella terribile sensazione del solletico estremo. Vi giuro che è stata una vera tortura. Ma non fu l’ultima quel giorno! Mi strofinarono la lingua anche in altri punti del piede comprese le dita completamente esposte per via degli alluci tirati all’indietro li il solletico era anche peggiore ma sin ora non me le avevano stuzzicate più di tanto, sembrava che preferissero banchettare con l’incavo dei miei piedi altrettanto sensibile. Alla fine cessai di ridere e di li mi accorsi che avevano finito di solleticarmi. Non ero in grado di esprimere alcun pensiero compiuto. La mia mente era devastata e mi meravigliavo solo di quanto fosse buona l’aria che affannosamente divoravo in gola per dare un po’ di sollievo alle mie corde vocali. Sentivo Eugen e Julia parlare ma non riuscivo a capire cosa stessero dicendo però si capiva che erano molto eccitati. Mio Dio basta! Basta! Quanto durerà? Ti prego fa che non rincomincino!! Avevo paura ad aprire gli occhi pensavo che se li avessi aperti avrei visto Eugen e Julia prendere dal barattolo altra cioccolata per spalmarla sui miei piedini. Dai miei piedi veniva ora una sensazione di fresco e di umido erano zuppi di saliva e qualche residuo di cioccolata. Era finita? Apri gli occhi.
La luce mi sembrò accecante vedevo tutto offuscato a causa dei miei occhi umidi che avevano pianto sino ad ora. In quel momento pensai che non avevo mai pianto così tanto in un giorno solo. Volevo asciugarmeli ma i miei polsi erano ancora saldamente legati alla spalliera del letto (vi ricordo infatti che me mi avevano legata ad Y mentre la mia amica Katia ad X) Katia! Pensai. Forse si sono messi a torturare lei mentre me mi lasceranno un po’ in pace. Mi vergognai subito di quel pensiero. Alla fine la vista divenne più nitida. Tutti questi pensieri mi erano ronzati nel cervello in meno di due secondi.
La prima cosa che volli guardare furono i miei piedi. Erano sempre li immobili inalterati da quello che potevo vedere, come se niente fosse accaduto. Non provai nemmeno a cercare di muoverli. In quel momento mi sembrava già una fatica immane riuscire a tenere gli occhi aperti. Poi li vidi. Erano li tutti e due i cugini di Katia (Eugen e Julia, che coppia!) Poi mi raggelai. Avevano messo le dita nel barattolo di cioccolata quasi finito e mezzo secondo dopo stavano già spalmando di nuovo la cioccolata sui miei piedi. “No! No! Basta! Basta!” dissi con un filo di voce misto a pianto che io stessa stentavo a sentire. Loro mi guardarono, mi sorrisero e dissero qualcosa che non capi eccetto la parola “dita” . Li guardai mettere la cioccolata fra le mie dita dei piedi stavolta in modo molto più attento con un doppio strato di cioccolata sino alla parte immediatamente sotto poco prima del resto della pianta dove stavano anche le mie cavità dei piedi che mi procuravano un tale tormento se stuzzicate. NO! Pensai, fu l’unica cosa a cui potetti pensare, avrei affrontato di tutto ma non un’altra volta quel tormento. Poi si fermarono lasciando stare il resto della pianta. Avevano incioccolatato solo le mie dita dei piedi e poco sotto di queste. Notai che la cioccolata non era finita. Allora….. NO! Capi in un istante cosa significava quel “dita” che mi avevano detto prima. Stavolta si sarebbero concentrati solo sulle sensibilissime dita dei piedi! Oddio no! Non può essere! Perche?! La risposta la sapevo. Era tutta colpa mia. Io non avevo dato ascolto a Katia che mi metteva in guardia sulle manie di solletico dei suoi due cugini. Io gli avevo fatti entrare a casa mia. Io non avevo opposto resistenza a farmi legare e solleticare. Lo desideravo da così tanto tempo. Potevo ritenermi soddisfatta! Per quanto tempo ancora avrei dovuto pagare per il mio sbaglio?! Guardai Katia. Era ancora nella solita posizione di prima e mi guardava in lacrime. Aveva visto il mio supplizio ed ora sapeva che tutto quello che aveva visto sarebbe stato niente in confronto a quello che mi aspettava. Dio le dita dei piedi no! Aprì la bocca e sussurrai “Katia! Katia ti prego aiutami!” Ma come poteva aiutarmi!? L’unica cosa che poteva fare era stare li a guardarmi mentre impazzivo. Accadde tutto inaspettatamente, gridai e risi “aaaaahhhhiiiiiiiiiih! hi!hi!hi!hi! iiiiieeeeeehhh! ggggghhiiieeeeeeeeeeeeeh!” Mi meravigliai di come la mia bocca potesse spalancarsi così tanto e da dove il mio corpo attingesse per avere tutta quell’energia per ridere in modo così fragoroso. Questi furono gli ultimi pensieri razionali che mi ronzarono nella testa prima che arrivasse come una tempesta l’ormai familiare sensazione della tortura del solletico.
E’ finita! Se mi torturano così è finita! Non ne esco viva! Oddio impazzisco! Impazzisco! Queste erano le uniche cose a cui riuscivo a pensare in pochissimi microsecondi di lucidità. Eugen e Julia stavano infilando le loro lingue umide sotto le mie dita dei piedi, queste erano tirate all’indietro ed ognuno di loro faceva passare vorticosamente la lingua da sinistra a destra sotto le dita stuzzicandole tutte in una volta. Terribile! Sentivo come se le mie povere ditina dei piedi prendessero fuoco ogni volta che passava una lingua a tormentarle. Sotto le dita dei piedi e nelle zone immediatamente sotto dell’attaccatura soffrivo il solletico da matti, l’avevo sempre saputo anche se nessuno, nemmeno quando ero bambina, mi aveva mai fatto il solletico li, era come un istinto. Ogni movimento per ribellarsi a quella tortura insopportabile era impensabile potevo solo ridere disperata. E loro continuarono per un tempo incredibilmente lungo a sottopormi a quel tormento infernale. Si erano anche accordati per solleticare lo stesso punto insieme ed ogni volta era Julia che ordinava al fratello dove solleticare con la lingua. Prima mi solleticarono sotto tutte le dita da sinistra a destra, poi passarono in mezzo a queste facendo fare alle loro lingue malefiche un insopportabile slalom fra le mie dita passando fra l’uno e l’atro. Anche quello era un punto terribilmente delicato per me. Non si può immaginare cosa significhi per una ragazza sensibile come me una lingua calda e vorace che si infiltra in ogni fessura fra le dia dei piedi dove la pelle non è abituata al tatto ma è comunque sensibilissima già di suo. Basta! Basta! Basta! Pensavo mentre ridevo paonazza. Ma loro non si fermavano, e dopo un pò cominciarono a solleticarmi un po’ più giù delle dita dove il mio piede si piegava, sotto le mie piante distese, sopra tirate indietro le mie dita ed in mezzo un’altra fra le zone più sensibili dei miei piedi tutta pronta per essere tormentata. Mi solleticarono tutta la parte anteriore del piede con quelle due maledette lingue in tutti i modi possibili, con la punta, di lato o con ampie e decise leccate. Ma presto arrivarono anche i denti e cominciarono proprio la dove il mio piede si piegava per via degli alluci che erano tirati indietro. Li potevano darmi dei morsetti decisi ed i denti affondavano e graffavano sia poco sotto le dita sia più giù nella zona più superiore della pianta per poi unirsi verso dove le due aree si intersecavano e dove il piede si piegava dandomi anche dei pizzicotti, il tutto naturalmente faceva un solletico micidiale. Basta! Basta! No! Poi naturalmente, dulcis in fundo, quei due sciagurati pazzi sadici ebbero la brillante idea di ingoiare, nel senso letterale, tutte le mia dita eccetto l’alluce. Infatti spalancarono le bocche e dopo le mie dita sensibili ed anche la parte dell’attaccatura si ritrovarono in un inferno di lingue e denti! No! Questo no! Così impazzisco! Pietà! E nel frattempo il mio riso divento ancora più fragoroso, anche se io stessa non riesco a capire come abbia fatto a fare un riso ancora più fragoroso di quanto non lo fosse già, i miei occhi invece mi sembravano cascate di lacrime era ormai da un pezzo che non li aprivo. Con le mie dita in quelle voragini fecero di tutto. Me le mordicchiarono mentre la lingua affondava fra di esse e si muoveva impazzita, muovevano i denti su e giù dalla punta delle dita sin dove potevano arrivare e riuscivano a giungere sino all’attaccatura, non mi facevano male ma la sensazione di solletico era veramente terribile, fecero scorrere la lingua persino nella parte superiore delle dita dove scoprì con mia disperazione di soffrire anche li il solletico. Alla fine decisero di aiutarsi anche con le unghie ed oltre a due lingue e denti ora avevo il tormento anche di venti dita ben allenate a fere il solletico di cui la metà erano di Julia dotate di unghie smaltate e ben affilate di cui avevo già avuto l’onore di conoscerne gli effetti sui miei piedini. Non so quanto durò, mi sembrarono ore ed ore, ma credo che il tutto non superò la mezz’ora. Ero nel delirio più completo, ero pazza. Volevo fuggire via con la mente isolandola da quei piedi che mi trasmettevano un tale tormento! Come si poteva pretendere che una ragazza sensibile come me potesse sopportare tutto questo! Questa era una vera tortura! Mio dio ti prego fa che si fermino! Ti prego! Basta! Basta! Basta!
Ma in quel momento accadde qualcosa di inaspettato. Ormai non potevo più resistere a quella tortura ma sentì improvvisamente come se la sensazione di solletico si attenuasse, o meglio come se la mia mente avesse deciso finalmente di schizzare via dal mio corpo. Non saprei come spiegarvelo esattamente, ridevo ancora a crepapelle ed i fianchi mi dolevano per quello sforzo immane di ridere, ridere e ridere. Eppure il mio respiro si fece più regolare ed intenso. Respiravo profondamente e poi buttavo fuori tutta quell’aria in un'unica enorme risata ed il ciclo si ripeteva. Stavo forse per svenire? Oddio quanto avrei voluto svenire ed interrompere le terribili sensazioni del solletico! Poi la mia risata pazza incominciò pian piano ad addolcirsi in una specie di gemito e per qualche istante mi sorpresi a pensare che volevo che quella tortura continuasse ero divisa fra il tormento del solletico ed allo stesso tempo l’incalzare di quella sensazione piacevole di cui non capivo niente. Incominciai inoltre a sentire nuovamente il mio basso ventre infiammarsi (l’ultima volta lo aveva fatto solo alle dolci leccate che Julia mi aveva dato ai piedi prima di cominciare la tortura) No non stavo per svenire. Forse era questo il “regalo”a cui si riferivano Julia ed Eugen? Quella sensazione durò ancora qualche minuto poi tutto si fermo di colpo. Io ero fuori di me, ero ancora a bocca spalancata e contorta negli spasmi della tortura ma non ridevo più. Il solletico era finito! Finalmente un po’ di pace! Pensai. Non mi importava se dopo avrebbe continuato ancora l’unica cosa che mi importava era che in quel momento non mi facessero il solletico. Dentro gioivo per questa pausa anche se sapevo che non era ancora finita, riuscivo a malapena a respirare ma riacquistai l’udito, di aprire gli occhi non se ne parlava sentivo che la mia faccia era zuppa di lacrime. Riuscì sentire i due cugini di Katia (i miei torturatori!) che discutevano. “Visto Julia? Stefania è comunque arrivata lo stesso. Perché non continuiamo e la facciamo venire completamente? E’ stato meraviglioso sin ora torturarla non mi sono mai divertito così prima!! I suoi piedi sono semplicemente perfetti. Perfetti! E gustosi!”, “No Eugen non è ancora giunto il momento del nostro “regalo”, prima ho in mente un’ultima sorpresa per la nostra amica, un ultimo esperimento a cui voglio sottoporla, vedrai Eugen ci sarà da divertirsi ancora a lungo ma per ora dobbiamo lasciarla riposare almeno un’oretta” Un Oretta! Dio ti ringrazio! Pensai subito. “Intanto….” aggiunse Julia “…..possiamo tornare dalla nostra cara cuginetta” Sentii Katia emettere un grido attraverso il bavaglio. Aveva visto il mio supplizio ed ora sapeva che potevano fare lo stesso con lei, se non peggio. Io me ne vergognavo ma ero contentissima che andassero un po’ a torturare lei e mi dessero una tregua. “Su cuginetta non essere triste ti siamo mancati?” Le urla dal bavaglio di Katia erano diventate più forti, la sua tortura non era ancora cominciata ma Katia già era al culmine della disperazione. “Eugen prendi le piume” Katia urlo ancora e mi parve di sentire un “No! Vi prego!” distorto dal bavaglio. Aprì gli occhi e l’ultima cosa che riuscì a vedere fu Julia che cominciava a solleticare un’ascella di Katia con una piuma ed Eugen che con altre piume si dirigeva ai suoi piedi. Poi mi addormentai esausta.

SOFFRI IL SOLLETICO? TERZA PARTE
(((Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale)))

Quando cominciai a svegliarmi per un momento non mi ricordai niente di niente. Poi piano piano i ricordi riaffioravano sempre più nitidi. Katia è venuta a casa mia per scappare dai suoi due cugini. Poi i suoi due cugini Julia ed Eugen erano arrivati in casa. Sono maniaci del solletico. Il Solletico! Ricordai tutto in un istante e fu come rivivere in un secondo tutti i supplizi che mi avevo fatto patire quei due pazzi quel giorno. Tutto quel solletico! Lo desideravo così tanto ed ora avevo capito che era un vera tortura. Era tutta colpa mia se ero in quella situzione. Era finita? No!
Ero ancora legata sempre nella stessa posizione ad Y cominciai a sentire le corde che bloccavano ancora i miei polsi ed i miei piedi con gli alluci tirati indietro e le piante stese, vulnerabili! I miei piedi! I miei poveri piedi! Quanto avevano patito quel giorno e chissà cosa avrebbero riservato ancora loro quei due matti! Provai a muovermi ma Julia mi aveva legato in un modo tale che non potevo fare proprio alcun movimento.
Sentii le urla di Katia attraverso il suo bavaglio (Non glielo avevano ancora sciolto!) Le stavano facendo ancora il solletico! Da quanto? Non sapevo quanto tempo avessi dormito comunque parecchio perché mi sentivo molto rinvigorita malgrado tutto.
Aprì gli occhi. In un primo momento non riuscì a vedere niente, le lacrime mi si erano seccate sopra le palpebre. Intanto sentivo sempre più nitide, per quanto permettesse il bavaglio, le urla di Katia miste a risate disperate. Cosa le stavano facendo? Non riuscivo a vedere niente ma sapevo sin troppo bene cosa stesse provando. Alla fine riuscì a mettere a fuoco e quello che vidi mi raggelò il sangue.
Katia era sempre nella stessa posizione ad X in preda a spasmi atroci, tentava in ogni modo di liberarsi ma era impossibile. Lei non aveva nemmeno lo sfogo di ridere poteva solo subire. Il suo volto contratto era intriso di lacrime, gli occhi chiusi ed i suoi capelli rossi erano bagnati e sparpagliati ovunque sulla fronte e sulle lenzuola del letto. Rideva come una pazza dietro il bavaglio si capiva che era in preda ad un solletico al di la di ogni immaginazione ed ad un riso fuori controllo. Poi vidi i suoi cari cugini. Eugen stava tormentando i rosei piedi di Katia con le sue dita che stava muovendo in un moto vorticoso che doveva procurare un solletico insopportabile. Julia invece era seduta a cavalcioni sulla sua pancia e dava le spalle alla testa di Katia mentre infilava le sue unghie nelle cosce interne di Katia molto vicino alla sua………. Avete capito suppongo. Da quanto la stavano torturando in quel modo? Il solletico fatto all’interno delle cosce doveva essere tremendo, soprattutto se fatto dalle micidiali unghie di Julia! Eppoi ai piedi! Non le avevano legato gli alluci ma i suoi piedi erano ormai perfettamente immobili completamente alla mercé delle dita di Eugen che non le davano tregua e che in quel momento stavano come cercando di scavare le delicate piante proprio nei pressi dell’incavo, anche per lei doveva essere una delle parti più sensibili. Katia non aveva più la forza di fare anche il più piccolo movimento, nemmeno ai piedi visto che poteva ancora contrarli per proteggersi un poco. Nemmeno il minimo gesto di ribellione. Come la capivo!
Al solo pensiero di quello che stava subendo volli guardarmi immediatamente i miei di piedi. Erano sempre nella stessa posizione perfettamente immobili come me li aveva legati Julia ore prima. Ore? Non avevo più la cognizione del tempo ormai. Il mio mondo d’un tratto si era tramutato in terrore e torture di solletico, Non c’era niente al di fuori di questo. Il pensiero che i miei piedi non si potessero muovere minimamente mi faceva impazzire e mi faceva venir voglia di ridere anche adesso, chiunque poteva torturarmi senza problemi proprio la dove il solletico non lo sopportavo. Quanto sarebbe durata ancora? Forse qualcuno sarebbe venuto dopo avermi sentito gridare e ridere a squarciagola e ci avrebbe salvate. Ma chi? Vivevo in una casa isolata a cui si accedeva per una strada privata che nessuno percorreva mai. I miei erano andati in villeggiatura al mare con la mia sorellina, non sarebbero tornati per giorni e non avevano l’abitudine di chiamare spesso. Non poteva aiutarci nessuno. Eravamo in balia di due pazzi sadici. Poteva durare per giorni! No! Non è possibile la devono smettere prima o poi! Il solo pensiero che la tortura potesse rincominciare mi trasmise una disperazione profonda. Cominciai silenziosamente a piangere di nuovo come una bambina. Mi vergognavo molto di me in quel momento. (Si quella era stato decisamente il giorno in cui avevo sia pianto sia riso di più in tutta la mia vita)
Mentre ero immersa in questi pensieri guardavo Katia nel suo tormento facendo ben attenzione a fingere che stessi ancora dormendo. In quel momento Eugen era passato a solleticarle le dita dei piedi e come lo avevo visto fare la prima volta stava passando le sue dita inarrestabili fra le fragili e sensibilissime dita dei piedi di Katia. Il cambiamento si era fatto sentire perché Katia aveva di poco accentuato la sua risata isterica. Intanto Julia stava aumentando il ritmo del suo “massaggio” sulle cosce di Katia e Katia pativa come non l’avevo mai vista. Avevo paura. Quando si sarebbero fermati, quando Katia sarebbe svenuta, sarebbero tornati da me! Guardai per terra fra i due letti che erano in camera mia e li vidi i due sandali di Katia ed i miei infradito gettati da una parte. La visione di quegli oggetti dove i miei piedini sarebbero potuti stare al sicuro mi fece ricordare quello che ne pensavo all’inizio. Quando Julia mi aveva tolto delicatamente ed amorevolmente i miei due infradito pensavo che fossero solo una barriera al piacere in realtà non sapevo che cosa non avrei dato per avere di nuovo quella barriera protettiva sui miei piedi anche per un solo istante, mi sarebbe piaciuto sentire ancora il tatto della suola di un qualunque tipo di calsario sotto i piedi, così da avere perlomeno la sicurezza di non avere i piedi nudi, indifesi e vulnerabili. In quel momento giurai a me stessa che d’ora in avanti avrei indossato solo scarpe ben coperte o al massimo sandali anche d’estate estate o quando fossi stata in casa da sola.
Il supplizio della mia amica Katia durò ancora per una decina di minuti durante i quali la vidi scivolare lentamente ma inesorabilmente verso la pazzia. Chissà cosa le avevano fatto prima che io mi svegliassi. Quando mi ero svegliata era già in una fase di avanzata sofferenza. Avevo dormito molto. Questo lo sapevo. Povera Katia!
Poi ad un certo punto vidi Julia che si univa ad Eugen a solleticare i piedi di Katia e per la prima volta da quando mi ero svegliata li sentì parlare. “Allora Eugen voglio dare a Katia il colpo di grazia, altri 5 minuti di ipersolletico sotto ai piedi come lo sappiamo fare noi, ci stai?” “Ok sorellina per me va benissimo” e si girò verso Julia ma facendo questo mi vide che avevo aperto gli occhi. “Buongiorno Stefania! Dormito bene?” E mi lancio contro un sorriso raggiante anche Julia si girò e fece altrettanto. Dannazione! Un brivido mi corse lungo la schiena ormai non aveva più senso far finta di dormire. Anche Katia (avevano appena smesso di torturarla) si girò verso di me con gli occhi pieni di lacrime, non aveva la forza per mugolare respirava a fatica dal naso. I suoi occhi mi guardavano rassegnati. “Ancora poco Stefania e poi siamo subito da te presto ti faremo un “regalo” bellissimo vedrai che ci ringrazierai” ed aggiunse “sei fortunata Stefania non possiamo fare questo tipo di regali a Katia perché è nostra cugina. Non ti faremo il solletico vedrai che ti piacerà tanto molto meglio di quando ti ho leccato i piedi la prima volta” poi Eugen aggiunse “Nostra cugina invece dovrà rassegnarsi al solletico, peccato!”. L’unica cosa che riuscì a dire fu: “Vi prego basta! Vi darò tutto ciò che volete. Prendete il portafoglio ed il mio cellulare, tutto ciò che volete ma non fateci più il solletico per pietà!” La mia voce era mista al pianto non ci potevo fare niente. “Stefania Stefania!” disse affabile Julia “Pensi davvero che a noi interessino queste cose? Andiamo Eugen finiamo con Katia.” E Katia subito si agitò come un’anguilla prima ancora che la toccassero. “Vi denuncerò!” dissi con quanta più decisione potessi. “ah! Si?” mi rispose Julia “E che cosa dirai? Che ti abbiamo torturata con il solletico? La gente considera queste cose come scherzi fra bambini nessuno sa quanto possa essere terribile il solletico. Eppoi sei stata tu che hai voluto farti solleticare ricordi? altrimenti noi avremmo solleticato solo Katia. Hai voluto partecipare al gioco ed ora giocheremo insieme sino alla fine” ed aggiunse mostrandomi le sue unghie affilatissime “Vedi di non farmi arrabbiare o ti farò vedere chi comanda qui chiaro?” Non lo disse in tono arrabbiato anzi fu gentilissima ma io alla sola vista di quelle unghie tremai per quanto mi concedessero le corde ed i lacci, era come se già me le sentissi affondare nella pelle del miei poveri piedini immobili ed indifesi. Cominciai a sudare freddo e non mi tranquillizzai nemmeno dopo che Julia mi disse “Bene Stefania vedo che ci siamo capite eppoi stai tranquilla ti resta ancora poco solletico da sopportare ancora dopo di che ti faremo un regalo talmente bello che tu stessa dirai che ne è valsa la pena” Poi prese del sapone liquido che aveva preso nel mio bagno e lo spalmò sul piedino destro di Katia, Katia intanto aveva capito cosa sarebbe successo di li a poco e cominciò a piangere disperata ed a dire frasi che morivano nel bavaglio, dopo di che Julia cominciò a vellicare delicatamente con le sue unghie il roseo piede di Katia reso morbido dal sapone liquido spalmato ottenendo una reazione spropositata della sua sventurata cugina e presto Eugen cominciò a fare lo stesso sull’altro piede. Julia mi aveva profetizzato altro solletico prima del suo “regalo”. Oddio! Quando finirà?! Ormai nel più recondito inconscio della mia mente stava prendendo sempre più piede (è proprio il caso di dire “piede”) l’idea che quella tortura non sarebbe mai finita. Raggelavo al solo pensiero che fra pochi minuti Katia sarebbe svenuta ed allora sarei stata solleticata senza pietà un'altra volta, forse Julia si sarebbe anche vendicata perché l’avevo minacciata! Per cinque minuti vidi la mia povera amica in Preda ad un solletico incredibile. Il bavaglio di Katia ormai zuppo di saliva e lacrime lasciava trapelare l’idea di un fiume di risate pazze. Eugen e Julia solleticavano senza pietà i piedi di Katia nei punti più delicati con una velocità ed una dedizione incredibile. Sapevano che era “solo” un po’ di solletico quindi non si preoccupavano delle conseguenze. Grattarono le piante dei piedi di Katia senza pietà dieci terribili dita per un solo piede. Spesso rimettevano il sapone per ammorbidirli, poi a volte con una mano tenevano ferme le dita per solleticare meglio la piata con l’atra e naturalmente non mancarono di prestare la loro attenzione alle dita dei piedi di Katia tirando indietro l’alluce e solleticando sotto le altre dita dei piedi (l’effetto ve lo potete immaginare anche da soli). Dopo poco Katia lanciò un ultimo disperato grido dal bavaglio. Poi svenne. Adesso toccava di nuovo a me!
Eugen e Julia si avvicinarono al mio letto ed il solo vederli avvicinare mi fece piangere e ridere insieme mentre cercavo di supplicarli. A loro piaceva vedermi così disperata. Nella testa avevo fissa la consapevolezza dei miei poveri piedi immobili stesi ed incapaci di proteggersi che sarebbero stati solleticati da un momento all’altro. Ma le cose andarono un po’ diversamente almeno all’inizio. Si sedettero sul mio letto uno da una parte uno dall’altra all’altezza del mio petto mentre io continuavo a supplicare pietà nel vano tentativo di scuotere la loro coscienza. Fra le altre cose dissi “Pietà! Non lo fate! Immaginate se ci foste voi al mio posto!” E si misero a ridere dicendomi che loro si solleticavano senza pietà a vicenda da sempre. “Vedrai Stefania quando avremo finito sarai contenta però ora voglio fare un po’ di esperimenti sulla tua parte superiore del corpo se non ti dispiace. Eugen vammi a prendere le piume”. “Noooo!” gridai e subito dopo Julia aggiunse “Io intanto vedo di prepararla a dovere per i nostri esperimenti e fece un sorriso di complicità ad Eugen” cercai di supplicarli ancora ma non ci fu niente da fare. Julia andò di la nello studio di papà e tornò con due forbici poi si avvicinò a me e con mio enorme stupore non che immenso terrore mi tagliò la maglietta che avevo per togliermela senza dovermi slegare e mi taglio allo stesso modo anche le maniche. Rimasi così a petto e braccia completamente nudi (ero appena uscita dalla doccia quando era venuta Katia alla mia porta e quella disavventura aveva avuto inizio pertanto apparte quella maglietta e le mutande non indossavo altro) intanto Eugen aveva portato le quattro piume bianche che quella coppia di torturatori si era portata da casa e con le quali avevano sempre torturato la loro cuginetta, era visibilmente ansioso di provarle su di me “le mutandine gliele toglieremo dopo Eugen per il nostro dono”. Fui perplessa “Ma in che cosa consiste questo vostro dono?” cominciai a temere qualcosa di molto losco Eugen sorridendo come si sorride ad una figlia per tranquillizzarmi disse “stai tranquilla nessuno ti farà ciò che pensi dopo vedrai, non c’è niente di immorale nel dono che vogliamo farti vero sorellina?” “esatto” rispose Julia mentre prendeva le sue due piume “adesso però è l’ora di vedere quanto sei solleticosa nel resto del tuo corpo mia cara Stefania” subito dopo mi senti quattro fastidiosissime piume sul petto ed una nuova tortura ebbe inizio. Devo dire che soffrivo molto di meno il solletico nella mia parte superiore del corpo, il mio vero ed unico punto debole erano i piedi, pertanto risi ovviamente a quella nuova sensazione di solletico ma non in modo disperato, almeno per ora. Eugen e Julia tastarono ogni centimetro quadrato del mio petto con quelle quattro piume dalla pancia (compreso l’ombelico dove soffrivo discretamente il solletico) al collo comprese ascelle e fianchi procurandomi un solletico come ho detto tutto sommato sostenibile e se ne potevano accorgere benissimo dalle mie risate che non sapevano di disperazione ma solo di un certo se pur elevato fastidio. Eppure erano eccitatissimi lo stesso soprattutto Eugen che si complimentava con me per il mio seno prosperoso. Poi dopo qualche minuto provarono a farmi del solletico “sincronizzato” nei punti dove avevano visto soffrivo di più il solletico. E questi punti erano l’ascelle ed i capezzoli (o meglio tutto il seno). Quindi si presero a testa un’ascella ed uno dei miei capezzoli ed incamiciarono a farmi un solletico un po’ più duro anche se pur sempre sostenibile. Tuttavia mi lasciai sfuggire delle suppliche di pietà in quell’occasione e ciò non fu un bene per me. Continuavano a rotearmi le piume sull’ascelle e sul seno per almeno altri cinque minuti, intanto io stavo cominciando a ridere sempre più forte e mi lasciai spesso sfuggire qualche esclamazione del tipo “No!” “Basta!” anche se si capiva che non ero ancora disperata. Poi ad un cero punto insieme perfettamente sincronizzati come se avessero programmato tutto sin dall’inizio lasciarono le piume e cominciarono con le loro unghie a solleticarmi in modo vorace le ascelle ed i fianchi stavolta. L’effetto su di me fu devastante! Stavolta ridevo veramente disperata mentre 20 unghie(anche quelle di Eugen facevano molto solletico) mi stavano distruggendo le ascelle e le coltole. Erano veramente bravi questo lo dovevo ammettere riuscivano a farmi impazzire anche la dove di norma non soffrivo molto il solletico. Usavano diverse tattiche combinate per farmi impazzire. A volte facevano roteare le unghie nelle mie ascelle come fossero tante piccole pale che volevano scavarci una fossa. Altre volte invece tenevano ferme le unghie e me le conficcavano dentro la pelle ad intermittenza e lo stesso valeva per le costole. Insomma stavo diventando pazza e lo si capiva anche perché avevo cominciato a tirare violentemente i lacci che mi bloccavano i polsi nel vano tentativo di tappare le mie ascelle ed i fianchi, e stavo inoltre muovendomi con tutto il corpo per quel poco che permettevano le corde in ogni direzione. Dopo più o meno altri cinque minuti di quel trattamento, che a me parvero dieci, cambiarono di nuovo tattica. Improvvisamente sempre insieme cominciarono a toccarmi ed a percorrermi rapidissimi ovunque con le dita che si muovevano impazzite sul petto sul collo e persino sulle cosce erano talmente rapidi che mi sembrava che cinquanta persone mi stessero solleticando nello stesso momento. Cominciai a lacrimare per il troppo ridere e li pregai inutilmente di smettere ma ormai cominciava a mancarmi il fiato. Certo non era lo stesso livello di solletico che sentivo sotto ai piedi (che almeno quella volta non mi toccarono) però era comunque un solletico che mi faceva impazzire soprattutto verso la fine dopo almeno altri cinque minuti di quel solletico terribile su tutto il corpo infatti Julia si concentro nel conficcarmi le sue unghie
In entrambe le ascelle ed Eugen si diverti a devastarmi l’ombelico e la pancia. Temevo che quella tortura sarebbe durata per almeno un’altra ora ed invece con mio immenso sollievo Julia ordinò ad Eugen di fermarsi. Io cercai di riempirmi i polmoni d’aria era durata poco (circa un quarto d’ora) ma ero comunque provata. Intanto sentì i miei carnefici fra loro. “Dai sorellina lascia che la torturi ancora un po’. Perché ci fermiamo?”, “voglio prepararla per il nostro regalo Eugen e deve avere ancora energie” rispose Julia “ma sorellina dobbiamo già farglielo? Dai voglio solleticarla ancora un po’” e così facendo avvicinò le sue unghie alla mia pancia ed al mio ombelico. “No!” gridai. “Eugen!” ordinò perentoria sua sorella ed Eugen si fermò di colpo. Non fui mai più grata ad una persona come in quel momento lo ero di Julia. Pensavo che l’avevo impietosita e che ora avesse deciso finalmente di liberarmi. Quanto ero lontana dalla realtà! Julia chiamò Eugen da una parte e cominciò a palargli all’orecchio, disse poche frasi e poi il fratello la guardò con un sorriso stampato in faccia e disse compiaciuto “Quanto sei sadica sorellina! Spero di non mettermi mai contro di te se ti devi vendicare in questo modo di chi ti fa un torto. Wow! Preparo tutto subito!” ed Eugen andò di volata in bagno. Io ancora legata e terrorizzata avevo capito che stavano tramando qualcosa, qualcosa di terribile. Dissi con la voce rotta da un pianto silenzioso: “Cosa vuoi fare Julia?” “ecco vedi..” cominciò lei “… dobbiamo preparati per il nostro dono e per farlo dobbiamo” si avvicinava pericolosamente ai miei piedi “pulirti per bene questi piedini che sono ancora sporchi di saliva e della cioccolata che ci abbiamo spalmato.” Io la guardavo in preda al terrore più nero rimanendo muta poi lei aggiunse con un pizzico di sadismo nella voce “sarà un operazione un po’ lunga e ti procurerà un pochino di solletico ed… oh! Giusto dimenticavo…. Temo che ti dovrò imbavagliare questa volta” e così dicendo tirò fuori un fazzoletto. Io ormai ero incapace di proferire parola. Non un’altra volta il solletico sotto ai piedi vi supplico! Pensai. Poi arrivò Eugen dal bagno con in mano qualcosa. “Sto ancora preparando la bacinella con acqua e sapone sorellina intanto questi sono tutti gli spazzolini e spazzole che ho trovato” e li depose all’angolo del letto ed in effetti li c’èrano tutte le spazzole e gli spazzolini da denti che avevamo in casa i miei, quelli di mia sorella e dei miei genitori. Io e mia sorella avevamo spazzolini da denti elettrici mentre papà e mamma avevano invece spazzolini da denti tradizionali. Poi c’era ogni tipo di spazzola da quelle per la doccia a quelle per i capelli tutte scelte con estrema cura perché grattassero per bene. Mi ritrovai a pensare per un attimo a ciò che tutta quella roba poteva farmi se usata a dovere conto i miei piedi sensibilissimi. Capì tutto in un istante! Sarebbe stato addirittura peggio delle lingue delle unghie messe insieme, stavolta sarei impazzita sul serio!

SOFFRI IL SOLLETICO? QUARTA PARTE
(((Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale)))

Cominciai a gridare un fiume di suppliche: “Oddio! Oddio! Oddio! No questo è troppo! No pietà! Pieta! Piet.. huuummluhhmm…..” Julia mi imbavagliò per bene e da quel momento in poi potetti solo mugolare come aveva fatto sino ad allora Katia. Stavolta non avrei potuto neanche avere lo sfogo di ridere. Julia era li e troneggiava vicinissimo alla mia testa mi scansò delicatamente i miei capelli biondi dall’orecchio e mi sussurrò con un tono dolce e terribile allo stesso tempo: “Adesso me la pagherai cara per aver minacciato di denunciarmi poco fa!” “huuummmmm!huuuuumm!” Vedrai ti faremo rigar dritto come nostra cugina ci puoi scommettere!” “huum!hummm!hinn!hunnnmmmm!” “e dopo se farai la brava…” “huumm! Hummmm! huieetahuunn!” “…. ti farò un regalo che non ti meriteresti va bene?” “Huuummmm hno! hno! huieeta! Huuummmmmmm!” “Ma ora dobbiamo pulirti per bene i tuoi deliziosi piedini.” E mentre cercavo di protestare ed urlare a squarciagola e di fuggire con tutte le mie forze Julia mi diede un bacio sulla fronte, mi fece ciao con la mano e andò ad esaminare con cura le spazzole e gli spazzolini che aveva trovato il fratello, intanto Eugen era impegnato in bagno a preparare una bacinella di acqua e sapone. Era la fine! Non volevo che quelle spazzole e spazzolini tormentassero i miei piedi ultrasensibili per di più ammorbiditi dal sapone! Stavolta sarei impazzita! Di sicuro sarei svenuta! Forse addirittura morta dal ridere! Mentre pensavo ciò cercai di gridare con quanto fiato potevo ma il bavaglio era un ostacolo insormontabile per la mia voce. Nessuno sarebbe venuto ad aiutarmi. Non c’era speranza! Ero in preda al terrore torcevo ogni singolo muscolo del mio corpo per liberarmi da quelle corde ma sapevo che era tutto inutile, i miei piedi erano sempre li immobili come sempre perfettamente distesi e vulnerabili. Per quanto mi sforzassi di muoverli era tutto inutile nemmeno davo l’impressione che stavo provando a muoverli. Non c’era speranza! Eugen stava tardando per fortuna ma presto la sua bacinella d’acqua sarebbe stata piena ed allora l’avrebbe portata li proprio sotto i miei piedi legati che sporgevano dal letto. E la tortura avrebbe avuto inizio! Guardai Julia con gli occhi più teneri che potei e lei per tutta risposta alzò in alto lo spazzolino elettrico di mia sorella in modo che potessi vederlo e lo attivò facendo girare velocissima la testina nell’aria. Quella visione ed il pensiero che quella cosa mi avrebbe solleticato i piedi probabilmente fra le dita del piede mi sconvolse. Gridai con tutto il fiato che mi rimaneva ma dal bavaglio non uscì che un lieve gemito. In quel momento arrivò piano Eugen con una bacinella piena di acqua e sapone e due spugne che vi galleggiavano, le avrebbero usate per inumidirmi i piedi, la piazzò sotto i miei piedi. Era la fine! No! No! Vi prego! Tutto ma questo no! Julia subito dopo diede ad Eugen una delle spazzole e disse facendo in modo che io potessi sentire: “tieni comincia con questa e mi raccomando pulisci e gratta tutto il piede per bene anche nelle zone dove non crediamo di aver leccato così risparmiamo lavoro alla nostra amica ma soprattutto ad un certo punto concentrati solo sulle zone che ben conosciamo e che abbiamo leccato con tanta voracità. Ok?” “Agli ordini sorellina!” Mi girai verso Katia, era sveglia, aveva visto e ascoltato tutto ed ora mi guardava come si guarda un condannato a morte. Nel frattempo i suoi cugini mi stavano inumidendo i piedi con acqua e sapone fra pochi istanti avrebbero cominciato a torturarmi senza pietà, Julia per vendicarsi si sarebbe fermata solo quando fossi svenuta! Forse! Ci guardammo a vicenda per alcuni secondi nei quali cercai di parlare senza ricordarmi che ero imbavagliata “huum. huuummhumm. Huuuummm” poi arrivò una scossa di solletico tremenda dai miei piedi “Huuumm!!!! Hu! Hu! Hu! Huuhiiiiiiieeeeeeeuuuummm!!!!!”
L’inesorabile tortura del solletico era cominciata!
Avevano cominciato con due grosse spazzole che grattavano in una maniera incredibile. Le strofinarono con energia sulle distese e sensibili piante dei miei poveri piedini, come si fa quando si vuole rimuovere un’incrostazione, Julia non mi aveva concesso un solletico che aumentava gradualmente nel tempo, stavolta aveva cominciato la sua tortura subito a pieno regime. Il contatto fu tremendo e dai miei piedi giungeva una sensazione di solletico travolgete sembrava che mi ci avessero attaccato un filo dell’alta tensione solo che invece del dolore sentivo il solletico. Tanto tanto solletico! Non riuscivo a pensare a niente la mia mente ormai era anch’essa in preda al quel fiume in piena che attraversava il mio corpo come un fulmine. Nel frattempo l’unico movimento che il mio corpo era in grado di compiere era dato dai miei polmoni e dalle mie corde vocali che producevano una mole inarrestabile di risate grottesche che si infrangevano contro il bavaglio. Vi giuro che non credevo fosse possibile provare una sensazione di solletico talmente intenso! Non era più solletico era un’autentica tortura! Soprattutto se fatta su di me che avevo dei piedi ultrasensibili, con gli alluci legati e per di più inumiditi con acqua e sapone! Non lo si può descrivere va provato di persona! Tutte quelle ragazze che come me soffrono da morire il solletico ai piedi forse riusciranno vagamente a capire che cosa stavo provando in quel momento. Sentivo i denti di gomma delle spazzole ovunque sulle piante dei miei piedi nudi, andavano veloci sembrava che cento spazzole dure mi volessero portare via la pelle delle piante dei piedi nello stesso momento. A volte i miei due carnefici usavano un’unica spazzola ed avevano un ritmo veloce ma regolare su giù, su giù, su giu e così via. Certe volte oltre che quel ritmo tentavano di usare anche uno spazzolino da denti elettrico o fisso per tormentarmi le dita dei piedi ma così erano scoordinati e dopo un po’ dovettero rassegnarsi ad usare “solo” una spazzola alla volta su uno dei miei piedi, erano comunque due spazzole che si muovevano come impazzite. L’atra mano a volte la usavano per strizzare la spugna piena di acqua e sapone sopra i miei piedi per lubrificarli per bene. Con tutto quel solletico la mia concezione del tempo si era di molto allungata, i secondi erano diventati minuti ed i minuti sembravano ore interminabili! Immaginavo i recettori epiteliali dei miei piedini devastati in quel momento mentre cercavano tutti assieme di trasmettere nello stesso istante quella sensazione terribile di solletico estremo al mio povero cervello chiedendogli disperatamente un movimento dei muscoli che potesse allontanare i piedi da quel tormento. Ma non potevo muovermi e la mia testolina impazziva sovraccarica di tutti quelle sensazioni di solletico che arrivavano da ogni recettore e nervo dei miei piedi. Avrei tanto desiderato in quel momento poter staccare i nervi dei miei piedi. Quante altre volte lo avevo desiderato quel giorno! Basta! Basta! Basta! Basta! Continuarono a torturarmi così per un tempo interminabile nel quale io ero preda di un solletico fuori da ogni immaginazione. Su giù, su giù, su giù su giù. Non stavo diventando pazza, ero già pazza! Ad un certo punto (con il senno di poi ho capito che erano passati solo cinque minuti dall’inizio della tortura) Julia ed Eugen cominciarono a solleticarmi ovunque sui piedi anche in punti che non avevano mai sfiorato producendomi con quelle spazzole infernali un solletico dirompente anche in punti dove mai avrei immaginato di soffrire il solletico. Ricordo che Eugen aveva preso due spazzole e si era messo a tormentarmi il tallone in tutti i lati, non era una zona del piede in cui soffrissi particolarmente il solletico ma con spazzole acqua e sapone e solleticatori esperti non vi è una sola zona dei piedi che se stimolata non sia in grado di generare una sensazione duro insopportabile solletico, figuriamoci i miei piedi! Julia invece aveva deciso di spazzolarmi per bene l’incavo del piede dove il solletico lo soffrivo tantissimo e li per uno o due minuti, che a me parvero ore, mi sembrò che quel mio povero piede cosi tormentato prendesse letteralmente fuoco tanto era il solletico che quella spazzola così veloce mi procurava! Basta! Basta! Basta! Non Resisto piu! Non resisto piu! In entrambi i piedi avevo ricevuto sin dall’inizio di quella tortura un livello di solletico tale da mandare completamente in tilt il mio cervello, l’unica cosa positiva a cui cercavo pensare (quando riuscivo a pensare) per consolarmi un minimo era che ormai non potevano farmi più solletico di così, eppure ad ogni secondo che trascorreva per quanto fosse incredibile la sensazione di solletico che già era a livelli estremi aumentava sempre di più. Di qui non ne esco viva! Sentivo che mi mancava l’aria cercavo di aspirarne il più possibile dal naso e da quel poco che permetteva il fazzoletto ma non mi bastava mai, il mio corpo sembrava combattuto fra l’urgente bisogno di ossigeno e l’altrettanto urgente bisogno di produrre risa sovraumane che si traducevano in inumani latrati e grida prive di senso a causa del fazzoletto. Una pausa! Per pietà una pausa! Ora Eugen era passato a lubrificarmi ed a solleticarmi un'altra zona del piede di cui non sospettavo minimamente che potessi soffrirvi il solletico: la zona sopra le dita e sopra il piede, dedicò particolare cura anche al bordo più esterno della pianta che partiva dal mignolo ed andava sino al tallone spazzolandolo con molta cura, persino li Eugen aveva trovato il modo di farmi impazzire, ma vi stette per poco tempo, che a me parve pur sempre interminabile, perché poi subito dopo volle per un po’ tornare a grattarmi tutta la pianta del piede con il veloce ritmo: su giù, su giù, su giù. Intanto Julia dopo un tempo che mi parve eterno aveva deciso di lasciarmi stare l’incavo del piede di cui mi aveva devastato i nervi con le spazzole ed aveva incominciato la terribile tortura alle mie dita insaponate con i due spazzolini elettrici mio e di mia sorella. No! Adesso muoio! Così no! Julia cosi no ti supplico! I miei latrati dal bavaglio erano aumentati parecchio ed ora assomigliavano più ad un lungo grido senza fine interrotto solo a tratti da meno di un secondo per respirare con le narici e portare al mio corpo tutto l’ossigeno che fosse possibile. Non ragionavo più, da un pezzo ormai reagivo d’istinto ma perfettamente in grado di sentire tutto quel solletico (erano passati altri cinque minuti) Volevo svenire! Volevo svenire ed abbandonarmi all’oblio! Tutto purché quel solletico non continuasse ancora! Julia mi stuzzicava le dita dei piedi con quei due spazzolini elettrici in ogni modo possibile. Facevano impazzire di solletico quelle testine rotanti con cui io e la mia sorellina ci lavavamo i denti tutte le mattine, mai mi sarei immaginata che potessero essere anche dei formidabili strumenti di tortura, per me erano di gran lunga i peggiori. Soprattutto per tormentarmi le sensibilissime dita dei piedi. Soprattutto se li manovrava Julia per questo scopo! Julia me li faceva strusciare tutti e due insieme sotto le dita distese ed inermi poi si dedicava a torturare ogni dito a se dedicandoli il suo tempo manovrando le testine che ruotavano veloci prima perché lo solleticassero sopra e sotto poi infilandole più che poteva fra lo spazio interdigitale e solleticando ogni dito ai lati. E poi una volta finito ricominciava da capo. La sensazione che mi veniva dalle dita del mio piede destro (quello che si era scelto Julia) era un tipo di solletico indescrivibile il più duro ed insopportabile che mi fosse mai capitato di sentire quel giorno (Almeno per il momento). Ormai ero andata ben oltre la pazzia se c’è qualcosa oltre la pazzia! Eugen intanto aveva deciso di lasciare la sua spazzola e dopo aver inumidito per bene un'altra volta tutto il piede iniziò tormentarmi le dita dell’altro piede con lo spazzolino da denti fisso di mia madre, mentre con le sue cinque dita restanti aveva deciso di solleticarmi l’incavo del piede in modo vorticoso. Dio fammi svenire! Ti supplico! (altri cinque minuti erano passati) Andò avanti ancora un po’ e potetti solo meravigliarmi di non essere ancora svenuta. Ormai il mio corpo non mi rispondeva più ricevevo solo un fiume di solletico dai miei piedini, il resto del mondo non esisteva in quel momento, c’erano solo i miei piedi ed i miei due carnefici. Julia continuò a “pulire” per bene le mie dita con dedizione cominciando anche a sperimentare lo spazzolino in cima esse vicino alle unghiette e fece lo stesso con l’alluce, risultato: altro micidiale solletico! Dal piede che aveva in consegna Eugen invece sentivo che le mie dita erano devastate da un unico poderoso movimento, lo spazzolino da denti di mia madre che il mio torturatore manovrava rapidissimo era terribile sotto le mie dita distese. Poi c’èrano le unghie di Eugen! Avevo quasi dimenticato quanto fossero terribili le unghie che rastrellavano le piante dei piedi. Basta! Basta! Voglio svenire! Dal mio bavaglio usciva ormai da un pezzo un latrato continuo ed inumano. (altri cinque minuti) Ad un certo punto Julia ebbe la brillante idea di condividere uno spazzolino elettrico con il fratello poi si misero entrambi a solleticarmi nello stesso modo: Usarono accuratamente lo spazzolino elettrico sulle mie ditina dei piedi solleticandomele con molta cura dove erano più vulnerabili, ovvero sotto dove erano ben distese per via degli alluci tirati e fra un dito e l’atro, il tutto naturalmente era diventato morbidissimo e tenero per via del sapone. E con l’atra mano i miei carnefici decisero di farmi assaggiare nuovamente le loro micidiali unghie sulla pianta de mio piede (in particolar modo sull’incavo sensibilissimo). No! No! No! Era la fine! Quella combinazione di solletico era…. era…. Non saprei dire era semplicemente il solletico peggiore che avessi mai ricevuto in tutta la mia vita! Peggio di così non si poteva veramente fare. Unghie sulle piante dei miei piedi e spazzolino elettrico sulle dita manovrati dai più esperti solleticatori al mondo! No! Baaasssttttaaaaa! Dal mio bavaglio ora veniva un urlo inarrestabile ero in grado di respirare solo a tratti. Sarei soffocata me lo sentivo! Perché non svengo! Perche! Non so quanto andò avanti ma per poco tempo che a me sembrarono ore ed ore. Baaaasssstttttaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!! Ad una certo punto ricordo soltanto che in preda ad un fremito incontrollabile lanciai un urlo poderoso che si dovette sentire bene nonostante il fazzoletto. Poi l’oblio.

Sentivo qualcosa di fresco sulla bocca qualcosa di piacevole ed anche sul resto del volto. Un fazzoletto umido bagnato con acqua fresca che mi asciugava il sudore e mi rinfrescava. Non avevo più il bavaglio. Ero Viva! Ero sveglia! Aprì gli occhi. Ci misi un po’ a mettere a fuoco poi l’immagine di lei mi troneggiò dall’altro mentre mi sistemava i capelli e mi asciugava il volto. Mi raggelai. Julia! Vide subito che ero sveglia. “Buonasera Stefania! Dormito bene?” disse gentilissima. Io non avevo il coraggio di dire niente avevo imparato ad avere il terrore di quella ragazza. Ero ancora legata! Cominciai a sentire nuovamente la corde. Guardai piedi. I miei poveri piedini! Erano ancora nella solita posizione di sempre con gli alluci tirati impossibilitati a qualunque movimento. Incredibilmente vulnerabili! Se Julia non mi aveva slegato significava che aveva altro solletico per me. Speriamo solo che non sia come il solletico che mi aveva voluto infliggere per punirmi, quegli spazzolini elettrici e quelle unghie! Credevo che sarei morta! Ormai non mi stupivo più di niente. Dopo tutto quello che avevo passato mi ero rassegnata ad una tortura senza fine. Mi sentivo meglio ora e sapevo che presto o tardi sarei stata torturata ancora. Senti che Katia stava ridendo attraverso il suo bavaglio, un riso disperato. Katia! Mi girai e la vidi in preda alle convulsioni mentre Eugen per l’ennesima volta le tormentava i piedi con piume e unghie. No non è possibile! Non possono torturarla ancora! Katia aveva gli occhi spalancati e guardava il soffitto mentre cercava in ogni modo di ridere disperata. Ora sapevo anche io cosa significava avere un bavaglio sulla bocca. “sai….” mi sussurrò julia “sei svenuta già da un po’ ed il mio fratellino impaziente a deciso di ammazzare il tempo giocando un po’ con i piedi di Katia”. Quei due erano veramente dei pazzi sadici. Quanto durerà ancora! “Julia ti supplico! Ti scongiuro! Non farmi più il solletico! Ti prego! Non c’è la faccio più! Prima ho rischiato di morire!”. Julia mi guardò amorevole e disse “tranquilla Stefania ora il solletico è finito Eugen ed io stavamo aspettando che ti svegliassi per farti il nostro regalo, niente solletico solo un piacere immenso vedrai” poi andò a prendere le forbici che aveva preso nello studiò di papà e nel mentre aggiunse: “Però se mi farai arrabbiare di nuovo sai cosa ti aspetta” . Julia cominciò a tagliarmi le mutandine per togliermele, io non osavo dire niente per il terrore di quella minaccia. Peraltro potevo vedere sparse per terra oltre ai sandali di Katia ed i miei infradito (che oggetti desiderabili in quel momento!) anche tutte le spazzole e gli spazzolini da denti che mi avevano dato un tale tormento prima e che erano pronti per essere riutilizzai in qualunque momento. La sola vista dei due spazzolini elettrici mio e di mia sorella mi dava l’impulso di incarnare i miei piedi e chiudere le dita (ovviamente non lo potevo fare), mi sembrava di sentirli ancora solleticarmi! Non so se avrei mai più avuto il coraggio di lavarmi i denti con quello spazzolino ma tutte le altre spazzole e spazzolini sarebbero stati sicuramente usati ancora dai miei genitori e dalla mia sorellina inconsci che con quegli oggetti mi avevano solleticato senza pietà i piedi. Ogni volta che avrei visto mia sorella lavarsi i denti con il suo spazzolino elettrico avrei avuto l’impulso di ritrarre il più possibile le dita dei piedi e di fuggire, ne ero sicura. Avevo deciso di non dire niente infatti, sapevo che non avrebbero mai punito Julia ed Eugen per un po’ di solletico ed ero convinta che Katia la pensasse allo stesso modo. Intanto mentre pensavo questo Katia era in preda all’ennesimo insopportabile solletico sotto ai piedi. Eugen non glielo stava facendo in modo duro ed insopportabile le stuzzicava i piedi lentamente con unghie e piume ovunque sulla pianta e sulle dita per farla ridere. Quello non era certo il tormento peggiore a cui Katia fosse stata sottoposta quel giorno ma anche un solletico leggero era in grado di farla ridere a squarciagola, come a me del resto. Ormai era familiare per me vederla in quello stato ed anche per lei deve essere diventato normale vedermi in uno stato di pura follia. Che cosa volevano farmi ora? Julia aveva detto niente solletico, le dovevo credere? “Eugen lascia stare Katia dobbiamo mantenere la nostra promessa ora” “si sorellina solo un momento” Eugen aveva deciso di solleticare per un altro minuto abbondante i piedi di Katia in modo molto più duro concentrandosi sull’incavo dei suoi piedi. Anche Katia in quel punto soffriva molto il solletico e le sue risate e grida aumentarono in modo considerevole mentre girava la testa da tutte le parti impazzita. Alla fine Eugen dovette lasciarla stare non appena Julia lo chiamò una seconda volta e venne da me. Cominciavo a pensare seriamente che anche Eugen avesse il terrore di sua sorella. Chissà….. forse un giorno tempo prima Eugen le aveva fatto un torto lei si era vendicata legandolo e punendolo come sapeva fare bene, e da allora non aveva più osato disubbidirle. In effetti dopo la tortura delle spazzole a cui mi aveva voluto sottoporre Julia anche io non avrei mai più osato contraddirla. Julia mi aveva tolto le mutandine ed ora ero completamente nuda e terribilmente imbarazzata. Eugen prese in mano due piume. Due piume! Ci misi qualche secondo per trovare il coraggio di chiedere a Julia: “Non avevi detto niente solletico? Perché Eugen a preso le piume?” “Tranquilla Stefania” mi rispose Eugen avvicinandosi al mio letto sul mio fianco sinistro “queste non servono per farti il solletico”. Mi tranquillizzai un poco ma ero comunque terrorizzata. Cosa mi volevano fare? Julia intanto era andata ai miei piedi e li guardava come una persona golosa guarda la cioccolata. Tremai “Julia ti prego…..” “Stefania non ti farò il solletico. Vedrai sarà come stamattina quando ti ho leccato questi graziosi piedini la prima volta. Ti piacque molto allora vero?” Io annui in effetti fu bellissimo la prima volta quando mi aveva leccato i piedi ma avevo paura lo stesso. Ora le mie piante erano perfettamente distese e gli alluci tirati una lingua esperta li poteva fare due cose come avevo scoperto quel giorno: Poteva darmi un piacere afrodisiaco ma poteva anche farmi un solletico insopportabile. I miei piedi erano vicinissimi ero ancora legata ad Y ed anche una sola lingua poteva torturarmeli entrambi con facilità. Poi mi ricordai che anche quando mi avevano legato per la prima volta gli alluci e mi avevano detto che mi avrebbero fatto provare un grande piacere ai piedi poi in realtà con loro sorpresa Julia ed Eugen avevano scoperto che le loro lingue mi facevano un solletico tremendo anziché piacere ed avevano continuato con quel solletico per molto tempo. Se fosse successo ancora? Mi preparai al peggio.
“Eugen mi raccomando stai pronto ed intervieni solo quando te lo dico io come ti ho detto. Voglio godermi i suoi piedini da sola per 5 minuti prima” Eugen era ubbidiente come sempre. Julia tirò fuori la lingua e si avvicinò alle piante dei miei piedi (ai talloni per la precisione). Mi preparai psicologicamente al contatto. Si avvicinava lentamente, molto lentamente. Ancora qualche secondo e…. Contatto!
Non avvertivo solletico…… Tutt’altro! La sensazione che mi trasmetteva la pelle del mio tallone destro era bellissima Julia me lo stava leccando piano e con passione decisa a non farmi il solletico ma a darmi un gran piacere. Aveva mantenuto la sua promessa! Si! Si! Mi passò la lingua per tutto il mio tallone circolare ed anche un po’ sulla caviglia poi cominciò a leccarmi il bordo della pianta che finiva con il dito mignolo. “Julia sta’ funzionando! Stefania è in estasi continua così” Eugen aveva ragione stavo sorridendo e socchiudendo gli occhi ma non a causa del solletico. Ero veramente in estasi! Julia aveva deciso di cominciare in quelle zone del mio piede che erano meno sensibili perché voleva riservarmi il maggior godimento possibile alla fine ma ovunque andasse la sua lingua avvertivo un piacere indescrivibile. Si! Si! Che bello! Che bello! Tutto il solletico che Julia ed Eugen mi avevano inflitto quel giorno, tutte quelle torture e supplizi atroci, in quel momento mi sembravano solo un incubo ormai lontano, un brutto sogno che era passato. Julia ora incominciò a leccarmi le piante dei piedi con lente ed ampie leccate. Afrodisiaco! Era tornata in pieno quell’emozione della mattina. Era bellissimo. Era anche molto meglio di prima perché ora le mie piante erano distese e la lingua di Julia poteva raggiungere anche i nervi più nascosti dei miei piedi. Avere gli alluci legati sino ad allora era stata una cosa che aveva solo aumentato il solletico che quei due mi infliggevano ma adesso era una benedizione. Julia leccava, leccava e rileccva le nude piante dei miei piedi, continuo per due o tre minuti così mandandomi in estasi, avevo un sorriso di piacere come non ne avevo mai avuti stampato sulla faccia. Chissà se Katia stava guardando e chissà cosa pensava di me in quel momento. Non me ne importava più niente ormai ne di lei ne di Eugen, lui stava ancora attendendo pazientemente un segnale di sua sorella per fare chissà cosa con quelle piume. Julia comincio poi a concentrarsi sul mio incavo delle piante dove avevo i piedi scavati e cavi. Mi aveva torturato così tanto in quella zona con piume, unghie, spazzole e lingue! Era una delle zone più sensibili che avevo ed ora mi stava trasmettendo un piacere incredibile. Che bello! Che bello! Julia mi stava facendo impazzire di piacere stavolta ed il mio sorriso aumentava sempre di più. Anche Julia si stava divertendo da matti. La sua lenta lingua mi stuzzicava tutti i nervi ed i miei recettori epiteliali più sensibili dei piedi che mi trasmettevano una sensazione veramente piacevolissima. Dopo altri due minuti circa fece un cenno al fratello continuando a leccarmi i miei piedi cavi. Assuefatta dal piacere come ero mi accorsi solo dopo qualche secondo che le piume di Eugen avevano iniziato lentamente a vellicarmi con una piuma il seno ed i capezzoli e con l’altra fra le gambe….. potete immaginare dove. Fui un po’ stordita all’inizio ma presto anche dai miei capezzoli e soprattutto dalla mia cosina mi arrivò lentamente una sensazione di piacere e godimento che aumentava sempre di più. Avevo le gambe poco aperte e non potevo aprirle di più ma Eugen riusciva comunque a vellicarmela senza problemi e sapeva dove erano i punti in cui una ragazza provava piacere se toccata o stuzzicata. Per di più in quel momento la lingua di Julia era passata all’attaccatura delle dita fece qualche passaggio che non manco di darmi ancora altro piacere e poi passò alle dita stesse. Prima me le massaggiò sotto delicatamente con la punta della lingua tutte insieme scorrendo da una parte all’altra. Se fosse andata giusto un poco più veloce mi avrebbe procurato una terribile sensazione di solletico, invece Julia era bravissima e mi regalò un meravigliosa sensazione di piacere. Poi me le ingoiava e me le ciucciava come caramelle. Come la prima volta! No molto meglio stavolta! Erano tirate indietro e perfettamente esposte inermi a quella lingua cosi piacevole che penetrava ovunque. Ero in balia del piacere sia di quello che mi dava Julia sia di quello che mi dava Eugen. E la combinazione dei due aveva un effetto incredibile sul mio cervello. Wooowww! Continuarono così per molti piacevolissimi minuti, Julia che non si saziava mai delle mie dita ed Eugen che mi vellicava con sapiente precisione sul seno e più giu. Iniziavo anche a dare dei gemiti di piacere ed a incitarli a continuare ancora ed ancora. E loro continuarono per un tempo veramente lungo mentre il mio basso ventre cominciava a dare segni di un orgasmo meraviglioso che si avvicinava. Poi improvvisamente si fermarono. Io ero persa in un mondo tutto mio e non capivo niente di cosa mi stesse succedendo attorno. Dissi: “vi prego non vi fermate! Sto per venire come mai mi era successo in vita mia! Ancora! Ancora!” ma poco dopo sentii qualcosa di ben diverso e di terribilmente familiare ai miei piedi. Erano le unghie di Julia! E mi stavano grattando vorticosamente i piedi per farmi di nuovo il solletico! Gridai: “No! Noaaah! ah! ah! ah! ah! Nooo! ah! ah!
Percheeeeheheheheheheh! Nhaaaaaa! ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah!” Era stato così bello sino ad ora perché avevano deciso di torturarmi di nuovo! Potevano almeno lasciarmi venire prima! Eugen era fermo solo Julia mi stava facendo il solletico su tutta la pianta dei piedi ed a volte anche sulle dita. No! Basta! Non era il solletico del livello delle spazzole ma era comunque qualcosa che soprattutto con le piante dei piedi distese avrebbe fatto impazzire chiunque, soprattutto me! Ero tornata alle risate ed alle grida di sempre. Almeno stavolta potevo gridare mentre le unghie di Julia mi solleticavano senza pietà. Gridai e risi con tutte le mie muovendo la testa da una parte all’altra. Il solletico sembrava più intenso dopo aver goduto tutto quel tempo. I miei piedi non c’erano più abituati. Poi all’improvviso Julia si fermò. Presi più fiato che potei mi aspettavo un secondo attacco da una momento all’atro. “Perdonami Stefania ma era necessario…. Stefania?” mi disse julia ma io non rispondevo pensavo solo a prendere aria aspettando il prossimo attacco di solletico. “tranquilla è finita” mi disse amorevolmente Eugen allora trovai la forza di dire “mi slegate?” “No mia cara” rispose Julia ed aggiunse “abbiamo ancora molto da farti godere ancora ma ogni volta che sarai vicina a venire dovrai sopportare qualche minuto delle mie unghie sotto ai piedi per ristabilire l’equilibrio altrimenti verresti subito ed i giochi finirebbero qui invece così porteremo prolungare il tuo godimento per molto tempo ed infine darti un orgasmo celestiale. Aspetta e vedrai” io non ero un gran che convinta dopo che i miei piedi avevano riassaggiato un'altra volta se sue unghie cosi cercai di dire “Julia senti io non credo che…… mmmmm!” Julia ed Eugen avevano ricominciato la loro opera per procurarmi piacere, Julia sulle mie dita dei piedi ed Eugen sul seno e sulla cosina, io ritornai a perdermi in quel godimento e non dissi altro. Per almeno un ora, probabilmente anche di più, si susseguirono intensi momenti di piacere rotti ogni tanto dalle unghie di Julia che ristabilivano “l’equilibrio” con il solletico. Alla fine ebbi un orgasmo meraviglioso accentuato anche dal fatto che il sapiente Eugen in quel momento mi aveva messo un dito di poco dentro la fessura e mi aveva stimolato per bene. Fu un orgasmo che durò diversi minuti. Mi sentivo in paradiso! Quando l’orgasmo fu passato i cugini di Katia finalmente mi liberarono. Io ero stavolta. Che giornata era stata quella! Mi fece un effetto strano dopo tanto tempo non sentire più le corde sui polsi e sulle caviglie e soprattutto mi fece un effetto ancora più strano abbassare finalmente le dita dei piedi come le tenevo normalmente e non avere più le piante distese. Rimasi in quella posizione incapace di fare qualunque cosa anche se facevo fare ai miei piedi dei piccoli movimenti tanto per accertarmi che fossi veramente libera. I miei piedi! Avevo realizzato il sogno di una vita! Avevo sofferto tantissimo il solletico ed avevo anche ricevuto una punizione terribile ma alla fine il “regalo” di Julia ed Eugen era veramente valso tutto questo. Liberarono soltanto me, Katia l’avrei slegata io più tardi. Prima che andassero via Julia mi si avvicinò all’orecchio. Io ero ancora sfasata dall’orgasmo più bello della mia vita e le dissi con un filo di voce “Grazie!”. Julia mi rispose “Di nulla Stefania. Vedrai che ci rincontreremo presto io e te, vedrai!” e mi diede un lungo bacio sulla fronte poi passò ai miei piedi e gli diede a ciascuno un lungo bacio sulla pianta. Poi Julia ed Eugen se ne andarono da casa mia, era notte inoltrata. Eravamo rimaste sole in casa. Katia ancora legata ed imbavagliata e mi mugolava perché la liberassi, io libera distesa nel mio letto sempre nella solita posizione ad Y a cui mi avevano costretta le corde. Stetti così per non saprei dire quanto tempo incapace di muovermi mentre non si spengevano ancora in me le tracce di quell’orgasmo meraviglioso che avevo avuto. Molto più tardi riuscì ad alsarmi, il contatto dei piedi nudi con le mattonelle del pavimento mi impressiono, mi sembrava freddissimo ed era confortante tenerci i miei piedini nudi a contatto, avevo bisogno di quella sensazione di refrigerio sotto ai miei piedi che erano stati così tormentati quel giorno. Feci qualche passo incerta. Mi misi gli infradito pensando a quanto era bello avere le piante dei miei piedi di nuovo a contatto con loro dopo tanto tempo. Infine slegai Katia.
FINE (a meno che qualcuno non se la senta di scrivere il resto della storia)
 
Pensavo che forse un finale del tipo "viene slegata ed inizia a solleticare l'amica" sarebbe stato più sadico e carino :D
 
In effetti ero indeciso. Ma avevo fretta iniziare a scivere il nuovo racconto. Chiunque però può modificare la mia storia a suo piacimento o scrivere il seguito. Mi piacerebbe leggere più storie in italiano, c'e ne sono così poche in rete. Comunque sono contento che ti sia piaciuta.
 
Io in effetti preferisco storie vere, magari meno complesse ed eccitanti però vere. Ma solo per la lunghezza del tuo racconto, il mettersi lì a scrivere tutta quella roba, meriti un grosso applauso. Per la qualità non posso dire, perchè non l'ho ancora letto.... è pigrizia mia, mi arrendo di fronte a testi lunghi, ma lo leggerò di sicuro e ti farò sapere.
Comunque, complimenti ancora.
 
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