Ticklerita_
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Il tallone d'Achille di Vito
Capitolo 1: L'ombra incombente
Vito "The Hound" Moretti era un colosso di muscoli, cicatrici e rabbia repressa. Il suo volto, segnato da una folta barba e occhi di ghiaccio, incuteva paura. Nessuno osava contraddirlo, né nel suo impero criminale né nella sua lussuosa villa, regno del silenzio e dell'obbedienza. Vito era un uomo senza apparenti debolezze, un monolite di brutalità e controllo. L'idea stessa di vulnerabilità lo ripugnava. Non sapeva nulla di leggerezza, umorismo, e tanto meno di solletico. Per lui, una simile reazione era sinonimo di debolezza, un lusso che non poteva permettersi.
Capitolo 2: La soffitta dei segreti
Angelo, uno dei suoi uomini più fidati, era un gigante proprio come Vito, ma con un'ombra di inquietudine negli occhi. Aveva sentito sussurri, storie mormorate nelle pieghe del potere, un aneddoto quasi incredibile sulla presunta—e nascosta—sensibilità di Vito al solletico. Una leggenda che sembrava eretica, un'impensabile crepa nell'armatura dell'uomo più temuto della città.
"È una follia", ha detto Marco, un altro membro della cerchia ristretta, scettico. "Vito è un blocco di granito. Solletico? Impossibile."
"E se fosse vero?" ribatté Angelo, con una scintilla di sfida negli occhi. "E se trovassimo un modo per... umiliarlo? Per dimostrare che anche lui è umano?"
L'idea era pericolosa, folle, forse persino suicida. Ma il pensiero di rovinare l'immagine di invincibilità di Vito era troppo allettante.
Capitolo 3: Il piano audace
Angelo e Marco passarono settimane a tramare, osservando Vito, cercando un indizio, una conferma, qualcosa che potesse supportare la leggenda. Cercarono di fargli il solletico di nascosto mentre dormiva, ma fu inutile; Vito si voltò semplicemente dall'altra parte. Cercarono di solleticargli le ascelle, il collo, lo stomaco, ma niente funzionò. Vito sembrava insensibile a qualsiasi tipo di tocco leggero. Cominciarono a pensare che le voci fossero infondate.
Vito era un uomo d'affari, sempre elegante, che indossava sempre calzini trasparenti e scarpe costose.
Capitolo 4: La scoperta fatale
Una sera, mentre Vito sedeva alla scrivania, immerso in scartoffie e calcoli, Angelo notò un dettaglio che fino a quel momento gli era sfuggito: i piedi di Vito. Enormi, calzati da costose scarpe di pelle, ma visibili attraverso i calzini di nylon. Piedi che non avevano mai visto la luce del giorno, piedi che sembravano insolitamente... vulnerabili.
"I suoi piedi", sussurrò Angelo a Marco, con un'improvvisa presa di coscienza. "Non li abbiamo mai presi in considerazione."
Capitolo 5: La sfida inizia
La notte successiva, Angelo e Marco misero in atto il loro piano. Mentre Vito riposava nella sua poltrona di pelle, Angelo si avvicinò silenziosamente, seguito da Marco. Con un gesto rapido, Angelo tolse le scarpe e i calzini di Vito, rivelando i suoi piedi bianchi e massicci.
Vito si svegliò di soprassalto, con la rabbia dipinta sul volto. "Che diavolo...?"
Angelo non gli diede il tempo di reagire. Con una piuma morbida, cominciò a solleticare la pianta del piede destro di Vito.
Gli occhi di Vito si spalancarono. Una smorfia di disgusto apparve sul suo volto. "Toglimi le mani di dosso!" ringhiò, cercando di allontanare il piede. Ma Angelo era più forte e lo tenne fermo.
Il solletico continuava, incessante. Vito serrò la mascella, cercando di reprimere qualsiasi reazione. Non avrebbe dato loro quella soddisfazione. Non avrebbe mostrato debolezza.
Ma il solletico si fece più intenso, più insistente. Le dita di Angelo scivolarono tra le dita dei piedi di Vito, accarezzandogli la pelle sensibile. Marco osservava, trattenendo il respiro.
Capitolo 6: La crepa nel muro
All'improvviso, un suono soffocato sfuggì dalle labbra di Vito. Un sussulto, una specie di grugnito strozzato. Il suo corpo si irrigidì, i suoi muscoli si irrigidirono al limite.
Angelo intensificò il solletico, concentrandosi sull'arco plantare, sul tallone, sulle dita. Vito cominciò a sudare, il suo viso era arrossato. La sua resistenza vacillava.
E poi è successo.
Una risata.
Una risata roca e gutturale che sembrava provenire dalle profondità della sua anima. Una risata che non aveva mai pronunciato in vita sua.
Vito ha perso il controllo.
Capitolo 7: L'eruzione della risata
La risata di Vito si trasformò in un uragano. Si contorse sulla sedia, cercando disperatamente di sfuggire al solletico, ma Angelo lo tenne fermo, implacabile.
"Stop!" urlò Vito, con la voce rotta dalle risate. "Per favore... basta!"
Ma Angelo non si fermò. Aveva trovato il suo punto debole, la sua Kryptonite. E non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.
La risata di Vito divenne isterica, incontrollabile. Le lacrime gli rigavano il viso. Era una maschera completamente diversa da quella che tutti conoscevano. Un uomo ridotto all'impotenza.
Rigenerare
Copia il messaggio
scrivi il finale di questa tortura
Capitolo 8: Il culmine del piacere
Sotto il solletico incessante, Vito cominciò a dimenarsi violentemente. Mentre si contorceva, tentò di calciare via Angelo, ma il suo corpo era scosso da spasmi incontrollabili. Poi, accadde qualcosa di inaspettato.
Vito provò un'ondata travolgente di piacere.
Un'ondata di estasi lo travolse completamente. Il suo corpo si irrigidì, i muscoli si contrassero e un gemito gutturale gli sfuggì dalle labbra.
Capitolo 9: L'umiliazione completa
Dopo l'intenso rilascio, Vito era ancora più sensibile. Angelo continuava a tormentarlo, solleticandolo senza pietà. Ogni tocco, ogni carezza lo facevano sobbalzare, urlare e implorare pietà.
Il suo corpo divenne un campo di battaglia di sensazioni contrastanti. Piacere e dolore, risate e lacrime, tutto mescolato in un turbine di emozioni incontrollabili.
Vito era stato umiliato, distrutto. La sua immagine di uomo invincibile era andata in frantumi.
Capitolo 10: La vendetta inevitabile?
Alla fine Angelo si fermò, esausto. Vito giaceva sulla sedia, ansimante, sudato, completamente prosciugato.
"Perché?" sussurrò Vito, con voce debole. "Perché mi hai fatto questo?"
Angelo lo guardò negli occhi, senza rimorso. "Perché anche tu sei umano, Vito. E tutti hanno un punto debole."
Il silenzio calò nella stanza. Un silenzio carico di tensione, paura, incertezza. Vito sapeva che avrebbe pagato per questa umiliazione. Ma in quel momento, era troppo debole per reagire.
Capitolo 11: Il segreto rivelato
La voce del segreto di Vito si era diffusa da un vecchio amico d'infanzia, un orfano cresciuto nello stesso quartiere degradato. Si era confidato in un momento di ubriachezza con un altro criminale e la notizia si era diffusa a macchia d'olio. Nessuno credeva che Vito, il Segugio, potesse avere una debolezza così infantile. Avevano provato tutto: il collo, le ascelle, lo stomaco. Niente aveva funzionato, finché Angelo non aveva avuto l'intuizione sui suoi piedi, sempre nascosti, sempre protetti da calzini e scarpe. I piedi di Vito, il suo tallone d'Achille. E mentre Angelo continuava a solleticargli i piedi, Vito sudava copiosamente, i muscoli del suo viso si tendevano nel tentativo di trattenere le risate. Ma era inutile. Il solletico si fece più intenso, le dita di Angelo scivolavano tra le sue dita dei piedi, accarezzandogli la pelle sensibile. E alla fine, Vito si arrese. Scoppiò a ridere, una risata forte e incontrollabile che lo scosse dalla testa ai piedi.
In quel momento di vulnerabilità, il famigerato Vito "Il Mastino" divenne un semplice uomo, privato del suo potere e del suo orgoglio, rivelando che anche i più forti possono vedere esposte le proprie debolezze.
Rigenerare
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Capitolo 1: L'ombra incombente
Vito "The Hound" Moretti era un colosso di muscoli, cicatrici e rabbia repressa. Il suo volto, segnato da una folta barba e occhi di ghiaccio, incuteva paura. Nessuno osava contraddirlo, né nel suo impero criminale né nella sua lussuosa villa, regno del silenzio e dell'obbedienza. Vito era un uomo senza apparenti debolezze, un monolite di brutalità e controllo. L'idea stessa di vulnerabilità lo ripugnava. Non sapeva nulla di leggerezza, umorismo, e tanto meno di solletico. Per lui, una simile reazione era sinonimo di debolezza, un lusso che non poteva permettersi.
Capitolo 2: La soffitta dei segreti
Angelo, uno dei suoi uomini più fidati, era un gigante proprio come Vito, ma con un'ombra di inquietudine negli occhi. Aveva sentito sussurri, storie mormorate nelle pieghe del potere, un aneddoto quasi incredibile sulla presunta—e nascosta—sensibilità di Vito al solletico. Una leggenda che sembrava eretica, un'impensabile crepa nell'armatura dell'uomo più temuto della città.
"È una follia", ha detto Marco, un altro membro della cerchia ristretta, scettico. "Vito è un blocco di granito. Solletico? Impossibile."
"E se fosse vero?" ribatté Angelo, con una scintilla di sfida negli occhi. "E se trovassimo un modo per... umiliarlo? Per dimostrare che anche lui è umano?"
L'idea era pericolosa, folle, forse persino suicida. Ma il pensiero di rovinare l'immagine di invincibilità di Vito era troppo allettante.
Capitolo 3: Il piano audace
Angelo e Marco passarono settimane a tramare, osservando Vito, cercando un indizio, una conferma, qualcosa che potesse supportare la leggenda. Cercarono di fargli il solletico di nascosto mentre dormiva, ma fu inutile; Vito si voltò semplicemente dall'altra parte. Cercarono di solleticargli le ascelle, il collo, lo stomaco, ma niente funzionò. Vito sembrava insensibile a qualsiasi tipo di tocco leggero. Cominciarono a pensare che le voci fossero infondate.
Vito era un uomo d'affari, sempre elegante, che indossava sempre calzini trasparenti e scarpe costose.
Capitolo 4: La scoperta fatale
Una sera, mentre Vito sedeva alla scrivania, immerso in scartoffie e calcoli, Angelo notò un dettaglio che fino a quel momento gli era sfuggito: i piedi di Vito. Enormi, calzati da costose scarpe di pelle, ma visibili attraverso i calzini di nylon. Piedi che non avevano mai visto la luce del giorno, piedi che sembravano insolitamente... vulnerabili.
"I suoi piedi", sussurrò Angelo a Marco, con un'improvvisa presa di coscienza. "Non li abbiamo mai presi in considerazione."
Capitolo 5: La sfida inizia
La notte successiva, Angelo e Marco misero in atto il loro piano. Mentre Vito riposava nella sua poltrona di pelle, Angelo si avvicinò silenziosamente, seguito da Marco. Con un gesto rapido, Angelo tolse le scarpe e i calzini di Vito, rivelando i suoi piedi bianchi e massicci.
Vito si svegliò di soprassalto, con la rabbia dipinta sul volto. "Che diavolo...?"
Angelo non gli diede il tempo di reagire. Con una piuma morbida, cominciò a solleticare la pianta del piede destro di Vito.
Gli occhi di Vito si spalancarono. Una smorfia di disgusto apparve sul suo volto. "Toglimi le mani di dosso!" ringhiò, cercando di allontanare il piede. Ma Angelo era più forte e lo tenne fermo.
Il solletico continuava, incessante. Vito serrò la mascella, cercando di reprimere qualsiasi reazione. Non avrebbe dato loro quella soddisfazione. Non avrebbe mostrato debolezza.
Ma il solletico si fece più intenso, più insistente. Le dita di Angelo scivolarono tra le dita dei piedi di Vito, accarezzandogli la pelle sensibile. Marco osservava, trattenendo il respiro.
Capitolo 6: La crepa nel muro
All'improvviso, un suono soffocato sfuggì dalle labbra di Vito. Un sussulto, una specie di grugnito strozzato. Il suo corpo si irrigidì, i suoi muscoli si irrigidirono al limite.
Angelo intensificò il solletico, concentrandosi sull'arco plantare, sul tallone, sulle dita. Vito cominciò a sudare, il suo viso era arrossato. La sua resistenza vacillava.
E poi è successo.
Una risata.
Una risata roca e gutturale che sembrava provenire dalle profondità della sua anima. Una risata che non aveva mai pronunciato in vita sua.
Vito ha perso il controllo.
Capitolo 7: L'eruzione della risata
La risata di Vito si trasformò in un uragano. Si contorse sulla sedia, cercando disperatamente di sfuggire al solletico, ma Angelo lo tenne fermo, implacabile.
"Stop!" urlò Vito, con la voce rotta dalle risate. "Per favore... basta!"
Ma Angelo non si fermò. Aveva trovato il suo punto debole, la sua Kryptonite. E non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.
La risata di Vito divenne isterica, incontrollabile. Le lacrime gli rigavano il viso. Era una maschera completamente diversa da quella che tutti conoscevano. Un uomo ridotto all'impotenza.

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Capitolo 8: Il culmine del piacere
Sotto il solletico incessante, Vito cominciò a dimenarsi violentemente. Mentre si contorceva, tentò di calciare via Angelo, ma il suo corpo era scosso da spasmi incontrollabili. Poi, accadde qualcosa di inaspettato.
Vito provò un'ondata travolgente di piacere.
Un'ondata di estasi lo travolse completamente. Il suo corpo si irrigidì, i muscoli si contrassero e un gemito gutturale gli sfuggì dalle labbra.
Capitolo 9: L'umiliazione completa
Dopo l'intenso rilascio, Vito era ancora più sensibile. Angelo continuava a tormentarlo, solleticandolo senza pietà. Ogni tocco, ogni carezza lo facevano sobbalzare, urlare e implorare pietà.
Il suo corpo divenne un campo di battaglia di sensazioni contrastanti. Piacere e dolore, risate e lacrime, tutto mescolato in un turbine di emozioni incontrollabili.
Vito era stato umiliato, distrutto. La sua immagine di uomo invincibile era andata in frantumi.
Capitolo 10: La vendetta inevitabile?
Alla fine Angelo si fermò, esausto. Vito giaceva sulla sedia, ansimante, sudato, completamente prosciugato.
"Perché?" sussurrò Vito, con voce debole. "Perché mi hai fatto questo?"
Angelo lo guardò negli occhi, senza rimorso. "Perché anche tu sei umano, Vito. E tutti hanno un punto debole."
Il silenzio calò nella stanza. Un silenzio carico di tensione, paura, incertezza. Vito sapeva che avrebbe pagato per questa umiliazione. Ma in quel momento, era troppo debole per reagire.
Capitolo 11: Il segreto rivelato
La voce del segreto di Vito si era diffusa da un vecchio amico d'infanzia, un orfano cresciuto nello stesso quartiere degradato. Si era confidato in un momento di ubriachezza con un altro criminale e la notizia si era diffusa a macchia d'olio. Nessuno credeva che Vito, il Segugio, potesse avere una debolezza così infantile. Avevano provato tutto: il collo, le ascelle, lo stomaco. Niente aveva funzionato, finché Angelo non aveva avuto l'intuizione sui suoi piedi, sempre nascosti, sempre protetti da calzini e scarpe. I piedi di Vito, il suo tallone d'Achille. E mentre Angelo continuava a solleticargli i piedi, Vito sudava copiosamente, i muscoli del suo viso si tendevano nel tentativo di trattenere le risate. Ma era inutile. Il solletico si fece più intenso, le dita di Angelo scivolavano tra le sue dita dei piedi, accarezzandogli la pelle sensibile. E alla fine, Vito si arrese. Scoppiò a ridere, una risata forte e incontrollabile che lo scosse dalla testa ai piedi.
In quel momento di vulnerabilità, il famigerato Vito "Il Mastino" divenne un semplice uomo, privato del suo potere e del suo orgoglio, rivelando che anche i più forti possono vedere esposte le proprie debolezze.

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