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La compagna di banco - parte 2

Hellbow

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Nov 24, 2013
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Se ne stava lì, immobile. D'altronde, cosa pretendeva di fare, dove voleva andarsene, legata com'era, con le caviglie e i polsi ben assicurati con dei foulard ai quattro angoli del letto? Inerme, senza gran parte dei suoi vestiti, con il solo abbigliamento intimo ed una benda sugli occhi a schermarla dall'imbarazzo, Sara contemplava silenziosamente il buio forzato in cui quel sottile tessuto la imprigionava, rievocando alla mente le vivide immagini degli eventi che l'avevano condotta a trovarsi in quella situazione.

Saranno passati dieci minuti, forse un quarto d'ora (un quarto d'ora eterno per lei) da quando Alessandro l'aveva lasciata in quella posizione, forse abbandonando la stanza, forse accomodandosi in un canto ad osservarla senza fiatare - lei non poteva esserne sicura. Quell'Alessandro, compagno di scuola all'apparenza amabile, che, come forse la stava osservando ora, così l'aveva osservata, non visto né sentito, senza generar sospetto, mentre si dilettava nel farsi solleticare la pianta del piede da Simone. Da quel Simone che, infranto il muro della timidezza, si era concesso a questo gioco infantile e seducente, proprio lì, in classe, durante la lezione, credendo veramente di non esser notato da nessuno. E invece, Alessandro aveva visto tutto. E registrato tutto, nella sua mente e sul suo telefonino.

Quel filmato parlava chiaro, ed era giunto ineluttabile alla conoscenza di Sara. Alessandro, un giorno, l'aveva chiamata da parte con aria del tutto innocente, e le aveva parlato dell'esistenza di questo video. Glielo aveva mostrato con fare spavaldo, informandola del fatto che una copia era stata già salvata nel suo computer, e che avrebbe fatto il giro della scuola, magari della città. A meno che...

Sara non poteva permettersi questo smacco. È vero, non c'era nulla di male nell'essersi fatta solleticare: si trattava di un gioco innocente, anche se si era consumato fra le mura di un'aula universitaria. Eppure qualcosa la bloccava, un timore recondito che la teneva buona come e più di quanto non fossero in grado di fare i foulard che ora la incatenavano al letto di Alessandro. Sara non poteva permettersi, per ragioni che non capiva del tutto nemmeno lei, che il pubblico erompesse così nella sua intimità, mostrandone un estratto come quella scena immortalata sul cellulare di un compagno di classe.

E così aveva finito col cedere a quello che a tutti gli effetti era un ricatto da parte di Alessandro. Il video non sarebbe diventato di dominio pubblico, a patto che Sara concedesse ad Alessandro di solleticarla a sua volta. Non come già aveva fatto Simone, no... Sarebbe stato molto peggio: tutto sarebbe andato secondo le regole, le fantasie ed i capricci di Alessandro.

«Allora, sei pronta?» La voce di Alessandro ruppe quell'interminabile silenzio, facendo ripiombare Sara nella buia realtà di quel momento. «Ti prego...» fece lei, docile. Ma quella mansuetudine non poteva che stimolare ulteriormente Alessandro, che si muoveva intorno al letto sfregandosi le mani. Una reazione violenta, da parte di lei, avrebbe probabilmente sortito lo stesso effetto: Alessandro era determinato e, una volta dato inizio alle danze, non si sarebbe fermato così facilmente. Lei, in cuor suo, lo sapeva.

«Vedrai che ti piacerà. Lo sappiamo già che ti piace.» disse Alessandro, sfiorando con l'indice ed il medio il costato di Sara. Questa sussultò immediatamente, inarcandosi con un flebile gemito. «No no no...»
«Ti do un consiglio» disse Alessandro con il suo fare sicuro «Non urlare. Casa mia è isolata, e qui non c'è nessuno che possa sentirti. Tanto vale che ti godi il momento, e che ti concedi una sana risata liberatoria». Ciò detto, prese a solleticarle la pancia con entrambe le mani, indulgendo subito al di sotto della linea delle costole ed intorno all'ombelico. Lei serrò le labbra per trattenere un accesso di risate, il che le permise solo di camuffare questo con un suono più nasale, come una specie di lungo starnuto. Inutile dire che questo eccitò Alessandro, che pinzò con maestria i fianchi di lei, facendoglieli vibrare sotto il movimento delle sue dita sottili. Sara, a quel punto, proruppe in una risata da manuale. «Ahahahahah! Basta, ti prego!» strillò con tono supplichevole. «Basta?» lui non volle saperne «Ma se non abbiamo ancora neanche cominciato?» e detto questo guizzò nuovamente verso l'ombelico indifeso della sua vittima.

D'un tratto, lui si arrestò. Sara prese fiato, ansimando vistosamente. «Adesso» esclamò lui «ti solleticherò il piede sinistro. Al mio tre. Uno, due...»
Il piedino affusolato di lei si intirizzì, flettendosi mentre numerose piegoline rosate si formavano sotto la pianta. «Tre!» La mano destra di lui prese a solleticarle la pianta furiosamente, mentre la sinistra andava a mettere in trazione le dita di lei per distendere la pelle del piede e rendere così questo ancor più sensibile e vulnerabile. «Ahahahahah! No, noo, nooo!»

Un'altra pausa. «Adesso invece» riprese lui, con tono professionale «ti farò il solletico sotto il piede destro. Al mio tre. Uno, due e...» Sara si preparò nuovamente, irrigidendosi tutta. Ma lo stimolo non venne da dove lei si aspettava. Non dal piede destro, ma da entrambe le ascelle, sotto alle quali Alessandro aveva ficcato le mani, facendo scivolare le sue dita come tentacoli in un movimento ritmico che le faceva ballare i piccoli seni. «Ahahahahah nooo ahahah ti scongiuro ahahahah» Sara fu squassata dal solletico, reso ancor più irresistibile dall'effetto sorpresa. Sembrava che questo gesto inatteso avesse moltiplicato la sua sensibilità di cento volte. E questo Alessandro lo sapeva. Sapeva che, in questo modo, il rapporto di potere nei confronti della sua sottomessa si sarebbe intensificato, diventando assoluto. Ma questo era solo l'inizio.

«E così, mi scongiuri, eh?» disse Alessandro, interrompendo per un istante la tortura. «E se ti dessi una possibilità?» lei voltò il capo nella direzione della sua voce. «Che intendi?» tra sé e sé ringraziava il cielo per la pausa concessale, e sperava di prendere del tempo per riprendersi. Tutto il suo corpo era umido di sudore, mentre il suo petto oscillava in alto e in basso per rubare alla stanza quanto più ossigeno possibile. «Intendo» proseguì lui calmo «che sarai tu ad indicarmi quale sarà la prossima parte del corpo che ti solleticherò» ghignò «e stavolta ti prometto che non barerò. Quindi scegli bene. Personalmente, ti suggerisco di scegliere la parte del corpo che ritieni meno sensibile.»

Questa occasione insperata non mise certo Sara in una condizione più facile. Per la verità, Sara soffriva il solletico un po' ovunque, e ovunque intensamente. Ci rifletté ancora un attimo. «Vuoi che scelga io per te?» chiese lui. «No no no! Ci sono, ci sono!» esclamò lei con voce stridula per il nervosismo. «Le cosce» rispose infine «solleticami le cosce». Facendo mente locale, non ricordava di alcun episodio in cui le sue cosce avessero dimostrato una particolare sensibilità al solletico; certamente, non una sensibilità paragonabile a quella di altri angoli del suo corpo.

«E cosce siano!» concluse lui. Per i secondi successivi, Sara sentì solo il rumore ovattato delle mani di Alessandro intente a rovistare e scartabellare in mezzo a qualcosa, forse una scatola o un bauletto. Poi, d'un tratto, sentì distintamente un click seguito istantaneamente da un ronzio sinistro. «Che cos'è? Che cos'è?» piagnucolò. Lui non disse niente, ma si limitò a poggiarle il misterioso emettitore di ronzio sull'interno coscia, pochi centimetri al di sotto della linea inguinale. La reazione di lei fu istantanea, ed il suono, ora dolce ora sguaiato, delle sue risate echeggiò in tutta la stanza coprendo quello di ciò che, a tutti gli effetti, all'orecchio e al tatto dava l'impressione d'essere uno spazzolino elettrico. «Ahahahahah ahahahahah aiuto Simone, Simoneee eheheh!!»

Cosa avrebbe ceduto lei perché alle mani di Alessandro si sostituissero quelle del suo amico, Simone. Non c'era nessun confronto, infatti, tra le dita di quest'ultimo, così timide e gentili, e quelle di Alessandro, allo stesso tempo sapienti e crudeli. La conoscenza dei suoi punti più sensibili era così vasta e ovvia, e la sua precisione così ferma e chirurgica che ogni singolo sfioramento sembrava far scattare in lei un interruttore collegato direttamente ai suoi polmoni, come un bottone progettato appositamente per rilasciare risate a piacimento di chi lo premesse. «Ahahahahah ahahah» Sara rideva a crepapelle, divincolando ogni arto, flettendo ogni muscolo nel tentativo, vano, di liberarsi dalla morsa dei foulard che la inchiodavano alle sponde del letto. Sebbene fosse allo stremo, le risate non sembravano volersi esaurire tanto presto. Ed Alessandro voleva prosciugarle tutte. Alessandro era solo all'inizio...
 
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Storia davvero notevole e interessante. Diciamo che questo colpo di scena mi ha piacevolmente sorpresa :)
vedo che hai introdotto una notevole dose di sano sadismo nel tuo racconto!
bravo Hellbow continua a scrivere!!!
 
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