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La natura del solletico

-> Traiano.

Però se vogliamo essere rigorosamente formali tanto la psicologia quanto la psicanalisi mancano della struttura portante delle cosiddette scienze esatte, mancano di una modellistica matematica.
Diciamo che - in apparenza - mancano i requisiti fondamentali di scientificità, come la riproducibilità o la sistematicità.

Come dice anche Asiad, però, potrebbero essere i nostri strumenti inadeguati per decifrare la trama - e non la trama stessa ad essere caotica.

Forse per questo che bisogna essere flessibili, e adattare dinamicamente la metodologia, in corso d'opera, come rileva anche Klang.

...

Poi, intendiamoci, questo è un discorso puramente teorico - almeno da parte mia.
In questo momento stiamo analizzando gli strumenti, ma non li stiamo impiegando per uno scopo specifico.

...

D'altra parte, analizzare gli strumenti permette di comprendere i risultati ottenuti - quindi anche la riflessione è indispensabile, per capire che dati abbiamo fra le mani.

Se poi qualcuno, fra le mani, ha il pitone, il barbagianni, o il babbuino, niente di male.
Solo... attenzione ai morsi.

:D



Sono rimasto veramente colpito dall’accuratezza del disegno.
Non so che tecniche abbiano utilizzato, ma credimi, il risultato finale è veramente impressionante.
Guardo, mi informo, e ti dico. :)



L’ho cercata nella sezione Artwork e Artist Artwork del TMF, visto l’esito, aiuteresti un povero demente con un link ?
Saresti tu il povero demente? ;)
Mapperpiacere.

...

-> http://www.ticklingforum.com/showthread.php?t=95932

E volendo c'è anche nel mio gruppo di Yahoo.
 
Urca ieri sera vi siete dati da fare da queste parti....ho parekkio da recuperare :D

Ma andiamo per ordine.

-> Kalamos

No, la citazione va letta nell'altro senso, nn era la sua idea, era una critica al modo di agire della psichiatria altrui.
Tanto per kiarezza...
"Insieme al sintomo accade un vissuto soggettivo che la psicopatologia cerca di "comprendere" (in senso jaspersiano) mentre la psichiatria a orientamento naturalistico cerca di "spiegare" con il metodo della scienza e della natura, ottenendo come risultato quello che Jaspers scrive nella sua Psicopatologia generale: "È possibile spiegare qualcosa senza comprenderlo", perché la "spiegazione" prescinde dalla soggettività a cui la "comprensione" si rivolge."

Per il resto hai capito tutto, inutile ke ci parlo con te.
:D

-> Traiano

Innanzi tutto bentornato!
Uno di questi giorni volevo scriverti un MP per sapere dov'eri finto, la tua assenza si fa sentire...il tuo ritorno alza sempre il tono qualitativo del Forum, nn solo per la competenza ma per il magnifico modo di porti con cui ti presenti da queste parti.
Come stai? Sempre stressato dagli impegni?

Come la solito grazie dei complimenti, è sempre un piacere riceverli da parte tua.
Ho trovato molto puntuale la tua analisi rispetto al modo di ragionare di noi tre, non a caso avevo premesso ke l'impostazione di base mia e di Asiad è piuttosto diversa e nn può ke essere un bene.
Da tempo ormai sto cercando di nuotare nel vastissimo mare della multidisciplinarità, faccenda molto complessa e ricca di ostacoli in cui nn nascondo rischio sempre di affogare, soprattuto nel momento in cui cerco di tenere un piede nella progressione teorica e un'altro nelle istanze applicative 'umane' del mio lavoro.
Hai ragione a dire ke la mia impostizione è senza dubbio poco 'ortodossa', nel senso ke pur nn negando la necessità di un rigore formale nell'esposizione e nell'analisi dei fatti, dall'altra preferisco sempre di più il rigore dialettico della filosofia a quello tendenziosamente 'scientifico'.
D'altro canto, considerare la psicologia capace di pervenire ad una qualke soluzione 'esatta' dei suoi quesiti mi sembra ormai davvero illogico, nn solo per la fondamentale mancanza di una misurabilità dei suoi oggetti di studio, ma soprattutto perkè tutta la formazione più aggiornata continua a fondarsi sullo studio di discipline diverse, poi fuse e riorganizzate in un processo continuo (basta vedere il percorso anke di Asiad).
Tanto per kiarezza, qualke volta è stata azzardata l'idea ke questo bacino di fusione sia proprio la psicologia o affini, cosa ke contesto assolutamente.
Trovo la psicologia, come le varie psicoterapie, la pischiatria etc., essere una sfaccettatura dell'insieme GENERALE e come tali discipline ke se prese singolarmente, per quanto radicate nella realtà, incomplete.
Diviene spontaneo allora cercare di tenere sempre gli okki aperti sui loro limiti più ke sulle loro capacità.
D'altra parte, come diceva Sartre, tanto per restare con le mani nell'esistenzialismo tanto caro a me e K, l'uomo viene mosso dall'assenza, nn dalla presenza.

In ultimo, visto ke ti trovo sempre appassionato alla distinzione tra scienze 'esatte' e scienze 'umane/istiche' ti riporto questo passaggio:
"Con Binswanger, e più in generale con la fenomenologia, la psicopatologia ha raggiunto la sua autonomia disciplinare che legge l'alienazione come un processo con delle cause che, se non possono essere spiegate col metodo delle scienze esatte, possono essere comprese se si accede alle forme trascendentali che presiedono la costruzione che ognuno fa del proprio mondo."

E soggettività è sinonimo di diversità, differenza.
Ecco perkè ci tengo tanto a tentare di tenere la testa impegnata a categorizzare il meno possibile ;)

Ps. Ho letto il libro di Dennett, molto interessante, anke se volendo cercare di restare sempre 'equidistanti', un po' troppo biologista...ma come altri lo sono troppo poco.
Certo ke apre delle finestre piuttosto importanti e ci riporta alla domanda di cui stiamo parlando anke ora, ovvero come sia possibile definire l'esatta quantità di 'interazione' tra natura e cultura, tra dotazione biologica e pensiero, tra istinti e linguaggio...sempre se abbia senso distinguere queste cose senza perderne il senso, dovuto proprio alla loro continua interazione.
Proprio perkè scomporle è impossibile, trovo più interessante cercare di allargare l'orizzonte fin tanto ke mi riesce.
Hai detto niente ;)

-> Asiad

Premessa: scusa se continuo a farmi un mazzetto di cazzi tuoi, ma la cosa si fa interessante. Leggendo il manifesto programmatico della scuola (tra l'altro quanto dura?), se ho capito bene alla fine nn hai fatto l'esame di Stato, quindi nn sei iscritto all'Albo.
Ma quindi lavorativamente come sei inquadrato?

Lo straordinario dono della sintesi ke caratterizza K ha già fatto il suo dovere, riassumendo in poke righe il nocciolo della questione.

La mancanza di sistematicità e possibilità di osservazione diretta dei meccanismi impedisce per definizione qualsiasi forma di inferenza ke sia più di un'approssimazione, un modello.
Secondariamente, la realtà è semplicemente la realtà e si da nel suo essere, nel 'divenire', il fatto ke sia più o meno complessa è una nostra impressione.
I nostri strumenti sono decisamente limitati, come lo siamo noi, nel poterla 'comprendere' pienamente, figuriamoci spiegarla, cosa su cui tempo fa concordavamo con Traiano.
E sta proprio nell'illusione di poterci capire qualcosa, la fonte delle frustrazioni, in quella volontà di sostituirci ad un Dio ke tutto sa e tutto vede, in poke parole ke tutto 'controlla'.

Ecco ke allora mi viene spontaneo quanto meno dubitare dell'assoluta certezza di certe ipotesi, proprio perkè nn possono averla.
A parte il fatto ke per principio nn trovo particolarmente paragonabili esseri umani e animali, in quanto diversi e per tanto alla fine portatori di realtà differenti, definire nettamente cosa sia istinto e cosa sia pulsione è cmq una forzatura, una teorizzazione adatta agli scopi.
Ma visto ke alle volte gli uomini sono capaci anke di scelte 'razionalemente' contro la propria natura, dando luogo alla creatività sottesa alle pulsioni, così come altre è il cieco istinto a prendere il sorpravvento (vedi situazioni improvvise in cui si sente la propria vita in pericolo e in cui nn c'è tempo di 'pensare'), preferisco pensare ad una interazione costante e nn quantificabile delle due parti, quella ke ci fa assomigliare a dei grossi animali e quella ke ci rende radicalmente differenti. (e cmq anke questa distinzione è di comodo e a fine puramente esplicativo).

Inoltre, definire cosa sia tabu e cosa no, la trovo un'operazione riskiosa.
Sono kiari i legami nn solo nelle tue idee ma anke nella storia del pensiero tra la teoria pulsionale freudiana e l'alienazione marxista, dove la repressione della società fa la parte del leone nella creazione di frustrazione e quindi patologia (basti pensare a Eros e civiltà di Marcuse); teoria ke del resto condivido nelle sue linee generali.
D'altra parte una simile visione del mondo, porta a mio avviso ad un'eccessiva reificazione dell'uomo, in balia di spinte interne ed esterne ke lo rendono in definitiva poco più forte di un fantoccio, giungendo paradossalmente alla giustificazione di un 'sistema' alternativo di controllo sociale, definito di volta in volta come 'buono', in cui si prescrive cmq un modo 'migliore' di vivere e comportarsi.
E dove ki vuole restare vergine per forza deve avere un problema.

Mi spiego meglio: i tabu svolgono una funzione di controllo sociale, ma visto ke sono stati gli uomini stessi a darsi delle regole di vita, nn sono così sicuro ke alla fine sia soltanto oppressione, ma posso essere anke funzionalità.
Funzionalità rispetto alla sostanziale incapacità dell'uomo di governarsi, da cui è inutile volersi nascondere se si vuole restare aderenti alla realtà dei fatti.
E' ovvio ke utopicamente, ki segue un certo percorso è naturale appoggerebbe una società sperimentale senza alcun tabu, ma allora il prezzo da pagare sarebbe anke il riskio di anarkia e della caduta anke di altri tabu, come l'incesto, l'omicidio, la slealtà etc.
Ovvero nn ci sono comportamenti regolati da tabu soltanto 'negativi' perkè legati ai comportamenti sessuali, ma ce ne sono anke altri ke si rikiamano ad un corretto modo di vivere.
Trovo allora fazioso prendere in considerazione solo quelli ke fanno comodo o sinceramente poco probabile pensare ke la libertà di trombare come un riccio alla luce del sole mi libererebbe dall'istinto di sopraffare il prossimo per il mio guadagno.
Perkè cmq resta una faccenda soggettiva: perkè c'è ki ha già fatto questo percorso di liberazione, ki ci combatte ogni giorno e nel frattempo continua a vacillare e ki nn è interessato a farlo nn solo per 'ignoranza'.

Probabilmente sta qui il punto, motivo per il quale l'accettazione in toto della psicanalisi o di altre forme strutturate di intervento nn mi soddisferà mai al 100% e rikiede una certa dose di 'fede': per tamponare le zone d'ombra, si kiude un okkio sulla limitatezza della struttura stessa laddove nn sa spiegare adeguatamente qualcosa e nell'impostazione generale di analisi è già insita una risposta ben precisa, ke alla fine ricorda tanto l'odiatissima spiegazione causale.
Ovvero, se fossimo liberi dai tabu, lasciando scorrere le correnti ibidike, il mondo cambierebbe di conseguenza nella direzione 'giusta'.

Forse sì, forse no, dico io.

E allora come la mettiamo? Il relativismo assoluto nn porta da nessuna parte.
Vero.
E allora una parte bisogna sceglierla per forza.
Non lo so.

Il fatto ke la realtà sia un processo, un divenire costante, mi porta a pensare ke la risposta sia diventare processo, mantenendo le porte spalancate all'ignoto senza cercare un senso per averne uno.
Naturale ke forse è impossibile, ke poi a parte tutti questi grandi discorsoni abbiamo bisogno continuamente di dare un senso alle nostre vite, ma uno dei sensi possibili è quello di nn averne uno.
Non a caso ho citato il Tao o lo Zen, ke fanno di questo il loro cavallo di battaglia come altre forme di fillosofia e probabilmente nn a caso proprio dai filosofi è arrivato il maggiore contributo a tutta lo studio delle malattie mentali negli ultimi secoli.

Ringrazio kiunque abbia letto questo romanzo.
E' grazie a voi ke questo è stato possibile.
:D
 
Last edited:
Io non ho letto niente.
Non so niente. Non voglio sapere niente. Non so neanche chi sei. E non voglio saperlo.

Anzi, non ci ho proprio capito un cazzo, e se non la smetti di dire che sono sintetico, ti mollo un colpo di tetta, e la vediamo poi se è sintetica o no.

Scostumato.

...

:D
 
---> Klang
Premessa: Dal punto di vista strettamente lavorativo sono uno psicanalista in tutto e per tutto solo che non sono iscritto all'Albo ma alla scuola Thelema, la cui durata dipende dal tempo in cui uno/a ci impiega a raggiungere una preparazione pratico-teorica adeguata (in media 4-5 anni).

Ritornando al discorso sui tabù (per quanti riguarda gli istinti concordo in larga parte con te) c'è da dire una cosa: La mancanza di tabù uccide la specie, l'eccesso l'annienta. Cosa voglio dire? Voglio dire che la mancanza di tabu spingerebbe ciascuno di noi a cercare di compiere determinati atti che, inevitabilmente porterebbero sia ad una guerra fratricida e parricida interminabile che culminerebbe con la distruzione della specie, o al ritorno a quella che Darwin e Freud chiamavano l'orda primitiva (per semplicità: quell'orda del primo Homo Sapiens formata da un maschio, nessun figlio e decine di femmine). All'opposto un eccesso di tabù, o meglio un eccesso di civiltà, spinge gli uomini a subliminare la libido verso altri scopi (l'arte, il cinema, la religione, ecc...) e/o altre "cose" a tal punto da escludere la libido dalla "normale" meta, il che porta a: aumento medio di nevrotici, di casi e/o eventi psicopatologici, incremento medio della sterilità maschile (in quei casi in cui non si sono riscontrate effettive cause chimiche e/o fisiche). L'ideale sarebbe, e lo insegna anche la storia, un momento di momentaneo rimbarbarimento (attraverso rivoluzioni pacifiche e non solo) in cui tale struttura di tabu decada in parte in modo tale da garantire in maniera momentanea una situazione "normale" (non dico di fare la rivoluzione, era solo per fare notare che non è un caso che dopo una guerra o una rivoluzione o un cambiamento sociale si assista ad enorme aumento demografico della popolazione autoctona).
 
-> K

A proposito di tette, notevoli quelle della donnina nel post di liam...i tuoi disegni stanno risvegliando i miei ormoni da 'disegno web' ormai sopiti, complimenti.

Ti dirò di più.
Ti preferisco decisamente come disegnatore 'fetish' piuttosto ke sul solletico.
La parte solleticosa la trovo un po' 'statica', mentre le tue donnine con i piedi al vento hanno una malizia mefistofelica.

Parere personale, ovviamente.
Magari ti può servire anke per altro, oltre ke per pulirti il deretano.
:D

-> Asiad

Premessa bis: ok, ma come funziona rispetto alle norme di legge rispetto all'attività in proprio? Ovvero come puoi esercitare se nn sei iscritto all'albo?
E' la scuola stessa a fare da 'garante' istituzionale?
Tanto per kiarezza, io conoscevo questa trafila: faccio psicologia e mi laureo, ma se nn sono iscritto all'albo previo esame di stato, nn posso esercitare in proprio, nè posso partecipare a concorsi pubblici ke rikiedano l'abilitazione.
E solo dopo l'esame di stato posso entrare nelle scuole di specializzazione in psicoterapie varie.
Per quello la tua mia incuriosisce :)

Riguardo alla tua puntualizzazione, sono io ke stavolta concordo in larga parte con te, come ho scritto anke nello scorso post questa posizione ha il suo perkè.
Certo ke nuovamente sottoscrivo un dubbio: e ki lo dice qual è il livello di imbarbarimento 'giusto' affinkè si arrivi al momento di "normalità"?
E ki decide cos'è "normale"? E ki decide qual è il 'giusto' numero di tabu da mantenere e abbattere?
Come scrivevo prima è ovvio ke ogni impostazione ha la sua ricetta.
Ma le unike ricette ke prendo in considerazione senza battere ciglio sono quelle della Prova del cuoco.
Sulle altre mi assesto a diversi livelli di concordanza.

Personalmente, continuo a preferire una realtà in cui ognuno è pienamente responsabile solo di sé e delle proprie azioni, in cui la piena consapevolezza del proprio vissuto e di quello altrui porterebbe in linea di principio al decadimento della necessità di una struttura portante.
Ke alla fine è quello ke dici tu, solo ke mentre da parte tua tendi a guardarla più a partire dalla società (ma sapendo ke è composta da uomini), io tendo a guardarla a partire dagli uomini (sapendo ke nel complesso compongono la società).
Ovvero tu vedi un'impostazione della società tale da portare gli uomini ad un 'miglioramento', io vedo un'impostazione dell'uomo tale da portare ad una 'diversificazione' della società.
Anke perkè, a parere mio, è molto più difficile cambiare noi stessi ke cambiare il resto mondo.

E' superfluo ribadire comunque ke questi sono discorsi molto astratti, ke per quanto interessanti finiscono però con lo scostarsi in parte dalla concretezza di una realtà molto più misera, soprattutto nelle situazioni di disagio psicologico.
Ma visto ke spesso mi trovo di fronte alla necessità di dover procurare innanzi tutto una casa, qualke soldo e un po' di compagnia a ki mi arriva di fronte, è bello concedersi anke il lusso di filosofeggiare un po' sulla possibilità di un mondo migliore.
;)
 
klang said:
-> K
A proposito di tette, notevoli quelle della donnina nel post di liam...i tuoi disegni stanno risvegliando i miei ormoni da 'disegno web' ormai sopiti, complimenti.
Incredibile, è roba di mesi fa.
Devo decidermi a postare anche qua.

Beh, felice che Blondella ti sia piaciuta. :)



Ti dirò di più.
Ti preferisco decisamente come disegnatore 'fetish' piuttosto ke sul solletico.
La parte solleticosa la trovo un po' 'statica', mentre le tue donnine con i piedi al vento hanno una malizia mefistofelica.
Il motivo è duplice, anzi, molteplice.
In estrema sintesi, non voglio che il solletico rovini la visuale dei piedi.
Semplice, no? ;)

...

No, non del tutto, perchè poi i disegni sono tanti, tutto sommato, e molti non li hai ancora visti.

In effetti non mi sto facendo una buona pubblicità: dovrei fare qualche nuovo disegno M/F.
Quelli che ho da parte per il K-Folio sono decisamente più... briosi.

...

;)
 
---> Klang
Risposta alla premessa bis: Da un punto di vista normativo, sono riconosciuto come uno psicanalista ed un libero professionista che, a differenza di quelli iscritti all'albo, non poò nè entrare in scuole di specializzazione, nè partecipare a concorsi pubblici... Dimenticavo, la scuola fa effettivamente da tramite istituzionale.

Per quanto riguarda nuovamente il discorso sull'imbarbarimento, non esiste una ricerca, o una scelta sulla tipologia o sulla quantità da abbattere... Inizialmente vengono abbattuti tutti e subito dopo vengono ricostituiti (senza l'uomo no può vivere assieme agli altri). Parafrasando Freud si potrebbe dire che il destino del Parricida è quello di divenire Padre e di conseguenza di divenire esso stesso oggetto del futuro Parricidio... Bada bene, non sto dando una ricetta per i mali della società, sto solamente dicendo che esiste nella storia umana una tendenza costante alla distruzione dei tabù e alla loro successiva ed innevitabile riaffermazione che,curiosamente, va di pari passo con il cambiamento delle situazioni materiali di vita (attenzione, non si deve pensare che da una derivi l'altra, ma che queste due componenti copartecipino al mutamento storico).
D'altro canto comprendo anche la tua idea di 'diversificazione' della società (idea apprezzabile da molti punti di vista) che comunque, a parer mio, porterebbe comunque ad una crisi dell'impiato dei tabu.
 
->Asiad

Nn mi sono dimenticato del nostro discorso e credo ci siano ancora molti spunti su cui dialogare, ma purtroppo in questi giorni ho poco tempo per dedicarti l'attenzione mentale ke meriti.
Resta cmq sintonizzato ;)

Ma tra l'altro, ke fine hanno fatto i primi 'spettatori'? Ribelle etc.?
Fatevi sentire, please.
;)
 
klang said:
->Asiad

Nn mi sono dimenticato del nostro discorso e credo ci siano ancora molti spunti su cui dialogare, ma purtroppo in questi giorni ho poco tempo per dedicarti l'attenzione mentale ke meriti.
Resta cmq sintonizzato ;)

non preoccuparti... Quando puoi-vuoi, io sono qui
 
klang said:
->Asiad

Nn mi sono dimenticato del nostro discorso e credo ci siano ancora molti spunti su cui dialogare, ma purtroppo in questi giorni ho poco tempo per dedicarti l'attenzione mentale ke meriti.
Resta cmq sintonizzato ;)

Ma tra l'altro, ke fine hanno fatto i primi 'spettatori'? Ribelle etc.?
Fatevi sentire, please.
;)

Esimio Klang,
non me so scordato eh?

Ti voglio rispondere compiutamente e devo trovare il tempo.
Un salutone e stammi bene :wavingguy

P.S.
In fondo è colpa tua se mi ci vuole tanto sforzo per risponderti, visto che quello che scrivi è sempre così denso di signficati che sinceramente risponderti con 2 parole lo trovo offensivo nei tuoi confronti;)
 
Originally posted by Traiano
In fondo è colpa tua se mi ci vuole tanto sforzo per risponderti, visto che quello che scrivi è sempre così denso di signficati che sinceramente risponderti con 2 parole lo trovo offensivo nei tuoi confronti

Adulatore.... :wub:
:D

Un salutone anke a te e nn lavorare troppo ke mi perdi creatività!
:D
:wavingguy
 
ATTENZIONE : IL POST NON TRATTA DI SOLLETICO

Klang said:
Hai ragione a dire ke la mia impostizione è senza dubbio poco 'ortodossa', nel senso ke pur nn negando la necessità di un rigore formale nell'esposizione e nell'analisi dei fatti, dall'altra preferisco sempre di più il rigore dialettico della filosofia a quello tendenziosamente 'scientifico'.
D'altro canto, considerare la psicologia capace di pervenire ad una qualke soluzione 'esatta' dei suoi quesiti mi sembra ormai davvero illogico, nn solo per la fondamentale mancanza di una misurabilità dei suoi oggetti di studio, ma soprattutto perkè tutta la formazione più aggiornata continua a fondarsi sullo studio di discipline diverse, poi fuse e riorganizzate in un processo continuo (basta vedere il percorso anke di Asiad).
Tanto per kiarezza, qualke volta è stata azzardata l'idea ke questo bacino di fusione sia proprio la psicologia o affini, cosa ke contesto assolutamente.
Trovo la psicologia, come le varie psicoterapie, la pischiatria etc., essere una sfaccettatura dell'insieme GENERALE e come tali discipline ke se prese singolarmente, per quanto radicate nella realtà, incomplete.
Diviene spontaneo allora cercare di tenere sempre gli okki aperti sui loro limiti più ke sulle loro capacità.
D'altra parte, come diceva Sartre, tanto per restare con le mani nell'esistenzialismo tanto caro a me e K, l'uomo viene mosso dall'assenza, nn dalla presenza.

In ultimo, visto ke ti trovo sempre appassionato alla distinzione tra scienze 'esatte' e scienze 'umane/istiche' ti riporto questo passaggio:
"Con Binswanger, e più in generale con la fenomenologia, la psicopatologia ha raggiunto la sua autonomia disciplinare che legge l'alienazione come un processo con delle cause che, se non possono essere spiegate col metodo delle scienze esatte, possono essere comprese se si accede alle forme trascendentali che presiedono la costruzione che ognuno fa del proprio mondo."

E soggettività è sinonimo di diversità, differenza.
Ecco perkè ci tengo tanto a tentare di tenere la testa impegnata a categorizzare il meno possibile



Ciao Klang, rispondo con la mia consueta velocità….
Però a mia discolpa posso richiamare quella idea secondo cui i rapporti epistolari (ma si dirà così anche per Internet?) vanno collocati in una dimensione temporale differente rispetto a quella usuale dei confronti diretti.

Perché intellettualmente preferisco un approccio alla psicologia di stampo più filosofico che rigorosamente “scientifico” -dove per scientifico mi riferisco al metodo proprio delle cosiddette scienze esatte- ?

Perché lo ritengo metodologicamente più corretto.
Quando dici di percepire in me una “passione” per la distinzione tra scienze esatte e scienze umane cogli pienamente nel segno.

Ma non cadere nell’errore di ritenere che io rimarchi questa differenza per sottolineare una presunta “superiorità” di una sull’altra.
Indubbiamente ho un retroterra culturale che mi ha sempre spinto a interpretare il mondo tramite il prisma del principio d’oggettivazione tipico delle scienze esatte, e non ti nego che per larga parte della mia vita ho ritenuto la “verità” solo quella che è suscettibile di essere studiata secondo l’interpretazione rigida del metodo scientifico di galileiana memoria.

Oggi più acqua è passata sotto i ponti ed ho in parte riveduto e corretto tante posizioni che avevo e che non esito oggi a riconoscere come scientiste.
In definitiva mi sono reso conto di quanta parte della realtà rimane fuori se escludiamo dalla verità quel concetto di senso o significato.

Il senso delle cose è la parola chiave per descrivere il mondo che ci circonda, o perlomeno tutto quello che è veramente importante per l’Uomo.
Il metodo delle scienze esatte tiene rigorosamente fuori dalla sua indagine il senso delle cose, perché in ultima analisi mal si adatta il principio d’oggettivazione con lo studio della coscienza.

Ecco perché se parliamo di studio dei moti dell’animo allora preferisco un approccio umanistico e se vuoi “letterario” e non rigorosamente empirico/determinista, perché il soggetto d’indagine è indubitabilmente impossibile da capire se non lo si studi tramite categorie “culturali” che non rigettino tutto quello che si rifà a quella caratteristica intrinseca della mente dell’uomo : filtrare il mondo sulla base di un significato pregresso e soggettivo.

A questo proposito mi sono sempre piaciute le parole di un Fisico insigne quale Schrodinger :

“Pensa allo sguardo luminoso con cui il tuo bambino t’irradia quando gli porti un nuovo giocattolo; e poi lasciati dire dal fisico che in realtà da questi occhi non esce nulla!
Che la loro sola funzione oggettiva è di essere colpiti continuamente da quanti di luce.
In realtà! Eppure sembra che manchi qualcosa in questa realtà.
Proviamo con le conoscenze di cui disponiamo a seguire sino entro il corpo quello sguardo espressivo;
Ci imbattiamo in un meccanismo straordinariamente interessante, complicato in modo inaudito. Ma durante questo tragitto non troviamo mai la personalità, non c’imbattiamo mai in ciò che commuove quest’anima, e la cui realtà è pure a noi certa come se quelle emozioni fossero le nostre.”


Nel mondo visto attraverso il prisma del principio dell’oggettivazione mancano i valori etici, i significati e gli scopi.
Secondo questa visione manca la finalità nella Natura, tutto è legato da una rigida legge di causalità.
Hawking dice “ quando anche esistesse un'unica teoria unificata possibile, essa sarebbe solo un insieme di regole ed equazioni.
Che cosa è che infonde vita nelle equazioni e che costruisce un universo che possa essere descritto da esse?

E sebbene mi suoni tanto come un discorso religioso in senso lato attribuire una finalità alle cose della Natura non possiamo negare che tutta la vita dell’Uomo è basata sul senso che ognuno di noi gli attribuisce.

Credo sia in definitiva antiscientifico proporre l’oggettivazione del mondo come descrizione completa e puntuale della realtà tanto più in discipline che si ripropongono di studiare l’animo umano che è l’alfiere della soggettività e secondo alcune implicazioni teoriche di larga parte della fisica moderna artefice in qualche modo del mondo che la circonda.


P.S.
Dennet, nonostante il lodevole sforzo, credo cerchi di difendere l’indifendibile : postulare la libertà in un sistema deterministico mi sembra quantomeno bizzarro.
Ciao.
 
----> Traiano-Klang

Volevo fare due precisazioni su alcuni aspetti che ritengo fondamentale segnalare circa la metodologia d'analisi della psicoanalisi (scusate il gioco di parole):
1)A differenza della psichiatria (non della neurologia) e di alcune discipline psicologiche la psicoanalisi tende ad avere un approccio oggettivista e non generalista o strumentale. Per capirci pensate allo psicanalista come ad un Doctor House senza ospedale e senza macchinari medici che costruisce la sua diagnosi sulla singolarità del paziente (sulla natura dell'oggetto osservato) e non sulla base di un sistema standard e generalizzato (cosa che nella maggior parte dei casi conduce a formalizzare diagnosi assolutamente errate ed insensate).
2) A livello epistemologico, la psicoanalisi (sopratutto quella freudiana ed in parte quella junghiana) si configura come una scienza di stampo oggettivista aderente al MES (metodo epistemologico standard)... Cioè come una disciplina logica basata su un sisema logico classico (in cui vale il principio di non contraddizione e d'identita ecc...) e sulla teoria Russelliana della falsicabilità (anche se lo stesso Russell, per una incopleta conoscenza del Corpus Freudiano, come quello Marxiano, definì come una non scienza)*.

*Da notare che una scienza oggettivista per forza di cose soggiace al principio di falsicabilità.
 
Last edited:
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