Ossignur, ma che voglia di litigare che avete.
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Sono profondamente persuaso che le righe seguenti sortiranno l'effetto di subitanea minzione su asfalto bagnato - ma le scrivo soprattutto per i produttori con cui ho collaborato, che meritano la mia stima - condizionata...
- e il mio affetto - occasionalmente sanguigno, ma sempre viscerale.
Metterò il testo che segue in
corsivo - se avete problemi a decifrare la mia prosa arzigogolata, saltate pure in coda al testo.
Demolire il lavoro, ma soprattutto l'entusiasmo, altrui è facile - ma anche odioso.
Una sana dose di cinismo è necessaria per effettuare un'autocritica spassionata: ogni prodotto è perfettibile, ogni opera umana soggetta ad errore - e il produttore per primo deve esserne cosciente, per migliorarsi, per crescere, e per restare competitivo sul mercato.
In un mondo ideale, il dissenso viene esternato in maniera costruttiva: chi crede di poter migliorare un lavoro, cerca di fornire suggerimenti ponderati.
Nella realtà, a volte i commenti si riducono a: "questo mi fa cagare".
Come sempre daremo ad ogni parere il giusto peso.
Le critiche sono necessarie ed inevitabili - il disprezzo e la condiscendenza no.
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In sintesi: ognuno è libero di esprimere la propria opinione, nelle modalità e con i mezzi di cui dispone.
E "noartri" siamo liberi di sbattercene soavemente cazzo e financo i coglioni, se è il caso.