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E nelle statistiche risultiamo tra i più ignoranti, incivili, retrogradi e razzisti d'Europa.
Dio, quanto sono orgoglioso di questo Paese!
Quelli te li ha mandati tutti Myriads per sodomizzarti.
sollo : questo si chiama marcamento a uomo, niente niente da tanto tuo interessamento a Master dobbiamo cominciare a dedurre ci sia una sorta di disprezzo con finalità di acquisto? Non è che a forza di leggere tutto quello che fa e dice, ti è venuta una legittima curiosità di provare che effetto faccia innamorarsi di un uomo? ti aspettiamo sulla gogna di PSM 🙂
Boh, alcuni esempi:Sarei proprio curioso di sapere chi è che le fa, simili classifiche...
No, semplicemente, essendo anch'io italiano, mi sento chiamato in causa dal suo disprezzo verso il nostro Paese...
Sai, faccio parte anch'io di una minoranza: la minoranza di quelli che sono orgogliosi di essere italiani.
Non sarà una minoranza "fashion" come quella dei gay, ma, come tutte le minoranze, è desiderosa di rispetto...
E poi, quelli che sputano nel piatto dove mangiano mi hanno sempre dato un pò fastidio... perchè non lascia Roma e se ne va a vivere in Siberia, allora??
Stai forse dicendo che il tuo patriottismo ti porta ad essere suddito supino ed acritico? Menomale che non sono patriottico allora!
Tu non ami l'Italia, tu sei solo una pecora.
IO amo l'Italia, per questo la critico e desidero per essa il meglio, e che migliori ogni giorno.
)Tu dovresti risparmiarti certe battute per amor proprio, ma è evidente dal tuo comportamento su questo forum quanto poco ti interessi essere considerato un coglione, come ti ho ribattezzato.TU sei una pecora (e mi risparmio la battuta sulla pecorina, per evitare prevedibili reazioni da parte tua...)
Indro Montanelli nella sua post fazione all'ultimo volume della Storia d'Italia
" L'anagrafe mi ha consentito, o forse mi ha condannato, a partecipare a tutte le grandi speranze di questo secolo italiano. Studente negli anni Venti, ho sognato, come tanti, quasi tutti i miei coetanei, di contribuire a fare del fascismo una cosa seria, e automaticamente ce ne trovammo emarginati. Ci schierammo con le poche forze liberaldemocratiche della Resistenza, e ce ne ritraemmo vedendola trasformata in uno strumento di partito e ridotta a grancassa della sua propaganda col consenso – o la sottomissione – della maggioranza degl'italiani. La speranza di contribuire a qualcosa di buono si riaccese subito dopo la Liberazione sotto la guida di pochi vecchi uomini del prefascismo, presto anch'essi emarginati dalla nuove leve di mestieranti della politica, abilissimi nei giochi di potere, ma soltanto in quelli. E da allora iniziò la degenerazione mafiosa della democrazia sotto gli occhi indifferenti, o ipocritamente indignati, di una pubblica opinione alle mafie assuefatta da secoli.
Oramai sono giunto alla conclusione che la corruzione non ci deriva da questo o quel regime o da queste o quelle "regole", di cui battiamo, inutilmente, ogni primato di produzione. Ci deriva da qualche virus annidato nel nostro sangue e di cui non abbiamo mai trovato il vaccino. Tutto in Italia ne viene regolarmente contaminato. Se ci danno la democrazia la riduciamo a partitocrazia, cioè ad un sistema di mafie. E la cultura, da cui avrebbero potuto e dovuto venirci moniti ed esempi, si è adeguata, come del resto volevano le sue origini.
La cultura italiana è nata nel Palazzo e alla mensa del Principe, laico o ecclesiastico che fosse, e non poteva essere altrimenti, visto che il Principe era, in un Paese di analfabeti e quindi senza pubblico mercato, il suo unico committente. Mentre la Riforma aveva sgominato l'analfabetismo facendo obbligo ai suoi fedeli di leggere e d'interpretare i testi sacri senza la mediazione del Pastore autorizzato a dare solo qualche consiglio; la Controriforma, che faceva del prete l'unico autorizzato interprete delle Scritture, dell'analfabetismo era stata la fabbrica, che lasciava l'intellettuale alla mercé (in tutti i sensi) del suo patrono o protettore. Il quale naturalmente se ne faceva ripagare non solo con la piaggeria, ma anche con la difesa del sistema su cui si fondavano i suoi privilegi.
Così si formò quella cultura parassitaria e servile, che non è mai uscita dai suoi circuiti accademici per scendere in mezzo al popolo a compiervi quell'opera missionaria, di cui le è sempre mancato non solo la vocazione, ma anche il linguaggio. In Italia il professionista della cultura parla e scrive per i professionisti della cultura, non per la gente. E istintivamente cerca ancora un Principe di cui mettersi al servizio.
Scomparsi quelli di una volta, il loro posto è stato preso dai depositari del potere, cioè dai partiti. E questo spiega la così detta "organicità" dell’intellettuale italiano, sempre schierato dalla parte verso cui soffia il vento. Se è vero che l'ambizione di ogni intellettuale è di diventare il direttore della pubblica coscienza, l’intellettuale italiano la serve all’incontrario: mettendosene al rimorchio e facendo la mosca cocchiera di tutti i suoi eccessi e sbandate.
Ecco il motivo per cui ho rinunziato al seguito di questa Storia d’Italia (che del resto rischia di avvilirsi a cronaca giudiziaria). Ho smesso di credere all'utilità di una Storia scritta al di fuori di tutti i circuiti della politica e della cultura tradizionali. Anzi, ad essere sincero fino in fondo, ho smesso di credere all'Italia. Questo volume, che include la sceneggiata di piazza San Marco, include anche la convinzione di uno dei suoi due autori che in un'Italia come questa anche una sceneggiata può bastare a provocarne la decomposizione. Sangue non ce ne sarà: l'Italia è allergica al dramma, e per essa nessuno è più disposto ad uccidere e tanto meno a morire. Dolcemente, in stato di anestesia, torneremo ad essere quella "terra di morti, abitata da un pulviscolo umano", che Montaigne aveva descritto tre secoli orsono.
O forse no, rimarremo quello che siamo: un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giuochi di potere e d'interesse. L'Italia è finita. O forse, nata su dei plebisciti-burletta come quelli del 1860-'61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere. Per me non è più la Patria. È solo il rimpianto di una Patria."
Comodo rispondere così ogni volta che ti fa comodo eh?
Mi sembra che tu mi risponda in lungo ed in largo... quando non avresti argomenti per controbattere allora cosa dici? "Sei omofobo, non ti parlo neanche"... salvo poi intervenire ed insultarmi quando nessuno ti ha chiamato in causa.
Molto coraggioso, da parte tua!